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BRESCIA | Museo di Santa Giulia e Castello | 12 luglio – 1 dicembre 2024

di ILARIA BIGNOTTI 

Si intitola, semplicemente, Sculture 1982-2024, ma il percorso espositivo in due sedi dedicato a Giuseppe Bergomi (1953), scultore bresciano noto a livello internazionale per prestigiose committenze nell’ambito della statuaria pubblica – si ricordino Uomini, delfini, parallelepipedi realizzata nel 2000 per l’acquario di Nagoya in Giappone e il monumento dedicato a Cristina Trivulzio di Belgiojoso, prima scultura pubblica mai dedicata a Milano a una donna – è un vero e proprio viaggio nei principi etici ed estetici dell’arte plastica, letti attraverso le mani, il cuore e lo sguardo di un maestro dell’ultimo quarantennio.

Installation view Giuseppe Bergomi. Sculture 1982 | 2024 – Grande Miglio © Fondazione Brescia Musei. Ph. Alberto Mancini

Coerenza e lirismo, vita e arte, intimo e pubblico risuonano nella mostra che raccoglie 84 opere ed è curata in modo magistrale: al Grande Miglio, in Castello, si entra e ci si trova davanti alla sorgente generatrice del suo intero percorso scultoreo, che sgorga da un grande dipinto, datato 1978, dove l’artista si raffigura con la nonna e il padre: tre generazioni, che poi chiudono anche la mostra nella grande opera in terracotta dal titolo Colazione a letto appositamente realizzata e quindi sinora inedita, del 2024. Ma già in quel dipinto, virato nei toni della terra e del nero, i corpi intrisi e portatori di un sapere fatto di legami famigliari, di mani e sguardi che incedono verso lo spettatore dalla superficie, è presente, in nuce, la svolta che nel 1982 avrebbe portato Bergomi alla terza dimensione. Alla scultura.

Una scultura che ha generato, a sua volta, corpi e volti come canoni di una estetica plastica sapientemente legata alla grande storia dell’arte, dalla civiltà etrusca alla pittura del Novecento, elementi portatori di quella metafisica che Bergomi sapientemente dosa e distilla, misura e pesa in ogni opera: sia quelle – numerose, e tutte così palpitanti di vita – dedicate alla sua famiglia, all’alfabeto genetico colto nel suo evolvere e trasformarsi, quali la moglie Alma, le figlie Ilaria e Valentina, sia quelle rivolte a modelle e temi – una dedicata anche alla violenza del Covid, letta attraverso la mitologia formale della Cacciata dal Paradiso – che lo scultore bresciano sa dirigere, sempre, in una dimensione trascendentale, rendendo ciascun lavoro, come giustamente è stato evidenziato, una divinità famigliare, un Penato protettore della Casa dell’artista.

Giuseppe Bergomi. Alma con Thonet gialla,1984, terracotta policroma

Si osservino allora le donne di Bergomi, la moglie sulla quale egli ha costruito un alfabeto di pose intime e domestiche che assurgono all’assolutezza ieratica del sacro, sin dalla prima esposta in mostra, Alma con Thonet gialla, 1984; si osservi la processione di opere dedicate alle figlie, ritratte nelle età dell’infanzia, poi della pubertà, dell’adolescenza, capaci di restituirci tutti i fremiti del cambiamento, grazie anche a quella sapiente abilità di Bergomi, che rievoca la pittura attenta di Ingres, di operare piccoli allungamenti di arti, quasi impercettibili, per rendere ogni scultura un corpo che respira, si muove, sbaglia e vive, nel mutare delle sue forme.

Installation view Giuseppe Bergomi. Sculture 1982 | 2024 – Chiostro di San Salvatore © Fondazione Brescia Musei – Ph. Alberto Mancini

Una scultura vivissima, una scultura vivacissima, che la mostra fa danzare grazie al sapiente allestimento, severo nelle suddivisioni – per materiali, per periodi, per famiglie di opere – e al contempo volto a far confluire ogni ciclo nell’altro, donando al visitatore la possibilità di danzare, letteralmente, attorno alle opere, di svelare e tessere la trama narrativa di una ricerca vissuta a provare non tanto a fermare, quanto a continuare a far muovere, e vivere, la vita nell’opera, e viceversa. Bergomi non ci ha provato, ci è riuscito, e questa mostra riesce ad esserne il giusto omaggio.

Installation view Giuseppe Bergomi. Sculture 1982 | 2024 – Chiostro di San Salvatore © Fondazione Brescia Musei – Ph. Alberto Mancini

Ne dà voce anche la statuaria esposta nella sede dei chiostri del Museo Santa Giulia, dove spiccano geometrie monumentali sulle quali si stagliano composizioni di corpi, quali La grande ellisse e Cronografia di un corpo. E ne dà ampiamente conto il catalogo della mostra, meritevole di aver raccolto non solo le opere, molte delle quali accompagnate da schede tecniche e critiche di grande chiarezza, ma anche tre saggi straordinari firmati da Fausto Lorenzi, Gabriele Simongini ed Edoardo Testori che sono non solo occasione di un affondo nella scultura di Giuseppe Bergomi, ma di una riflessione sulla ontologia dell’arte plastica del Novecento, sulla sua semiotica e sulla sua imprescindibile relazione con la vita, la morte, l’amore.

Installation view Giuseppe Bergomi. Sculture 1982 | 2024 – Chiostro di San Salvatore © Fondazione Brescia Musei – Ph. Alberto Mancini

Giuseppe Bergomi. Sculture 1982 / 2024

12 luglio – 1 dicembre 2024

Museo di Santa Giulia e Castello (Grande Miglio), Brescia

Orari: Museo di Santa Giulia e Grande Miglio, Castello di Brescia: martedì – domenica
Fino al 30 settembre: 10 – 19 (ultimo ingresso ore 18.15)
Dal 1 ottobre al 1 dicembre: 10 – 18 (ultimo ingresso ore 17.15)

Info: +39 030 8174200
cup@bresciamusei.com

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