BOLOGNA | Mast Gallery | 25 gennaio – 17 aprile 2017
di MATTEO GALBIATI
Senza tradire il proprio orientamento e il percorso fino ad oggi costruito con le sue proposte, la Mast Gallery di Bologna ha attualmente in corso una mostra che, proprio nel quadro delle sue scelte, con coerenza mantiene vivo il desiderio, attraverso l’arte, di narrare il mondo del lavoro, dell’industria e delle attività produttive, ma, in questa occasione, lo fa con una novità sostanziale che rende ancor più emozionante e intrigante la partecipazione e la visita a quest’ultima sua esposizione.
Se, infatti, fino ad ora la fotografia era stata l’indiscussa protagonista delle mostre promosse dalla Fondazione bolognese, gli scatti di importanti maestri internazionali avevano abituato il pubblico ad un codice preciso e, in fondo, atteso, ora ci si imbatte in qualcosa di profondamente differente: per la prima volta l’intera mostra non si costruisce attraverso opere fotografiche ma, sempre con scelte articolate, varie e differenti, raccoglie l’espressione di alcuni artisti che si sono cimentati – o si cimentano – con la narrazione video. È quindi il linguaggio della videoarte a generare un flusso vivo, attivo, dinamico di immagini che investono lo spettatore, trascinandolo in un vortice di sensazioni e letture variegate e intriganti, utili a vivificare quell’attenzione su temi complessi e articolati la cui attualità scorre accanto alle vite di ciascuno di noi, condizionandoci, coinvolgendoci, e che riguardano non solo un altro possibile individuo lontano ed ipotetico, ma sono assolutamente pertinenti la nostra stessa esperienza di vita.
Se da una parte non si prescinde mai dal valore e dall’importanza estetico-artistica dei codici linguistici dell’arte del presente, dall’altra la Mast Gallery sembra voler accentuare ora l’impressione suscitata nel visitatore su temi di più immediata, chiara e codificabile, attualità: l’azione simultanea, la stimolazione audio, la sollecitazione continua indotta dallo scorrere delle immagini, catalizzano lo sguardo e lo introducono alle diverse rappresentazioni e ai diversi contesti lavorativi letti e riproposti da tutti questi video.
Le realtà raccolte o intuite, comprese o scoperte, trovate o ritrovate, sono percepite in un susseguirsi di piani semantici che, sotto l’abile regia del curatore Urs Stahel, sanno colpire e destare l’attenzione; sanno, nella singolarità, assecondare una collegialità di senso che matura sala dopo sala.
I piani simbolici, la cronaca sociale, l’interpellanza di comportamenti e reazioni, i contrasti tra personaggi e scenari, vicini e lontani, favoriscono quindi, con logica immediatezza, una partecipazione di chi li ammira. Partecipazione che si attiva proprio dalla dissonante-consonante armonia delle interrogazione e delle riflessioni che, parallelamente allo scorrere delle immagini e del ritmo imposto loro dai rispettivi autori, sa sensibilizzare la coscienza e la conoscenza di quanto, spesso, ci dimentichiamo di vedere e che questi video, con sobria poesia, sanno ricordarci e infonderci.
Il lavoro è azione – come annota lo stesso curatore della mostra – e ciascun video ne recepisce l’intrinseca espressione che, rielaborata e metabolizzata, si restituisce nella sua metamorfica mutabilità che, attraverso il mondo, definisce singolarmente le infinite identità umane.
Lavoro in movimento. Lo sguardo della videocamera sul comportamento sociale ed economico
a cura di Urs Stahel
promossa da Fondazione MAST
Artisti: Yuri Ancarani, Gaëlle Boucand, Chen Chieh-jen, Willie Doherty, Harun Farocki – Antje Ehmann, Pieter Hugo, Ali Kazma, Eva Leitolf, Armin Linke (in collaborazione con Irene Giardina, Herwig Hoffmann, Renato Rinaldi e Giuseppe Ielasi, Ulrike Barwanietz, Mark Teuscher, Masa Busic, Johanna Hoth, Samuel Korn), Gabriela Löffel, Ad Nuis, Julika Rudelius e Thomas Vroege
25 gennaio – 17 aprile 2017
Mast Gallery
via Speranza 42, Bologna
Orario: da martedì a domenica 10.00-19.00
Ingresso gratuito
Info: +39 051 647 4345
staff@fondazionemast.org
www.mast.org