MODENA | Galleria Antonio Verolino | 16 settembre – 24 ottobre 2016
Intervista a Bertozzi & Casoni di Chiara Serri
Se la tecnica è anche linguaggio, avere una buona tecnica vuol dire avere in pugno l’immagine. Parola di Bertozzi & Casoni, maestri indiscussi della scultura ceramica contemporanea. Attratti da tutto ciò che è caduco, i due autori realizzano opere fortemente allusive, a tratti dissacranti, specchio fedele – e allo stesso tempo impietoso – della società in cui viviamo. Spinti dalla curiosità, dopo le sperimentazioni sui materiali ceramici, Bertozzi & Casoni si sono avvicinati alla seta, realizzando un’opera tessile su invito della Galleria Antonio Verolino di Modena che, per il festivalfilosofia di Modena, Carpi e Sassuolo (in corso dal 16 al 18 settembre), ospita una loro mostra personale…
Com’è nata l’idea della mostra da Antonio Verolino? Vi era già capitato di approcciarvi al tessile?
Il progetto è nato circa tre anni fa, quando Antonio Verolino ci ha contattati per la prima volta. Non avevamo mai preso in considerazione il tessile se non marginalmente negli anni Novanta. In questo caso, tuttavia, il lavoro è stato molto più lungo e complesso.
Come siete arrivati alla realizzazione dell’opera tessile in mostra?
In un primo tempo avevamo pensato di legare questa nuova produzione al nostro lavoro ceramico, riproducendo di fatto le opere. Dopo varie sperimentazioni – e spedizioni di materiali dall’Italia al Nepal e ritorno – ci siamo però resi conto che così non funzionava perché gli oggetti risultavano privi di anima. A quel punto è stato tutto più chiaro. Abbiamo disegnato un cartone in scala 1:1 con tempere e acrilici e abbiamo pensato un lavoro tessile. In un secondo momento è venuto anche un collegamento con il nostro lavoro abituale…
Da qui la cornice in ceramica e la scelta della seta?
La seta è un materiale straordinario. È lucente e cangiante come la ceramica. Abbiamo recuperato l’idea di alveare come modulo creativo, come se fosse il pixel di un pezzo che avanza e che, a sua volta, rivela un’altra immagine. Dal disegno al tappeto c’è stata uniformità, quindi siamo soddisfatti, ma vorremmo lavorare anche in futuro con questo linguaggio per arrivare a livelli ancora più alti. È stata un’esperienza curiosa e formativa. D’altra parte la curiosità è il motore del nostro lavoro. E gli oltre mille fiori in ceramica della cornice sono il nostro marchio di fabbrica.
Franco Bertoni, presentando il vostro lavoro, fa riferimento a temi classici della pittura, come vanitas e memento mori…
Il lavoro si muove nella direzione della tradizione, o meglio, dell’innovazione nella tradizione. Negli anni Ottanta, quando abbiamo iniziato, c’era una grande propensione al concettualismo, alla “sparizione” dell’opera. Noi abbiamo sempre pensato alla bottega rinascimentale. Non abbiamo mai inserito l’uomo, ma molte simbologie che riportano all’umano.
Tecnica e citazione?
La tecnica è anche linguaggio. Abbiamo citato la Merda d’artista di Manzoni al pari di una scatoletta di Manzotin. Il nostro immaginario si nutre di tutto quello che è il nostro vivere quotidiano.
Quindi un’operazione pop?
In un certo senso sì. Attingiamo al nostro vissuto, ad un sostrato culturale consolidato negli anni. Quando abbiamo citato Manzoni, lo abbiamo caricato poi di leggenda. Si narra infatti che l’artista avesse presentato le sue scatolette in un ristorante e che il proprietario, infuriato, le avesse gettate in mare. Ed ecco il nostro “reperto”, coperto d’acqua e di fango.
Come nasce una vostra opera?
Solitamente non c’è disegno preparatorio. Tutto nasce da un’idea, da piccole visioni. Il lavoro tecnico è poi estremamente importante. Avere una buona tecnica vuol dire avere in pugno l’immagine. Nella nostra bottega ci sono competenze diverse, tutte fondamentali per la buona riuscita dell’opera. In fin dei conti è normale. Non possiamo pensare che Mimmo Paladino o Jeff Koons siano soli…
L’opera intitolata Polar Bear propone una riflessione sui cambiamenti geologici e climatici…
Con quest’opera vorremmo porre all’attenzione dei visitatori ciò che l’uomo ha fatto e sta facendo nell’Artico. L’orso è compresso in una gabbia stretta, claustrofobica. Cerchiamo di “addomesticare” la natura, peraltro senza riuscirci. Ecco il nostro agonismo, ovvero il tema del festivalfilosofia 2016. Le navi delle compagnie petrolifere causano il surriscaldamento globale, la banchina si scioglie e l’orso scompare. Ci sono poi la forma, il colore, la composizione. Non è mai stata nostra intenzione accentuare esclusivamente l’aspetto critico.
Qual è lo stato della ceramica oggi?
Ci sono tanti bravi artisti che lavorano con la ceramica, soprattutto in Oriente. Se trent’anni fa i ceramisti guardavano poco all’arte contemporanea, ora stiamo registrando un’interessante inversione di rotta.
Progetti in cantiere?
Oltre alla mostra da Antonio Verolino, prosegue la personale all’Espace Grandjean di Vallauris e presenteremo presto tre nuovi progetti al MACIST di Biella, nel Palazzo Ducale di Massa e alla Pinacoteca Civica di Ascoli Piceno in dialogo con Tiziano ed opere antiche. E già si parla di una mostra nel 2017 ad Hong Kong…
Bertozzi & Casoni, alias Giampaolo Bertozzi e Stefano Dal Monte Casoni, vivono e lavorano ad Imola (BO).
www.bertozziecasoni.it
Eventi in corso:
Il Capitale Umano. Tra Consolazioni e Desolazioni
a cura di Franco Bertoni
16 settembre – 24 ottobre 2016
Galleria Antonio Verolino
Via Farini 70, Modena
www.galleriaantonioverolino.com
In collaborazione con festivalfilosofia
www.festivalfilosofia.it
Bertozzi & Casoni
2 luglio – 31 ottobre 2016
Espace Grandjean
Boulevard des deux Vallons, Vallauris, Francia
www.vallauris-golfe-juan.fr
Eventi futuri:
Bertozzi & Casoni
24 settembre – 28 ottobre 2016
MACIST, Museo d’Arte Contemporanea Internazionale Senza Tendenze
Costa di Riva 11, Biella
www.macist.it
Bertozzi & Casoni
8 ottobre – 10 novembre 2016
Palazzo Ducale
Piazza degli aranci 35, Massa
Bertozzi & Casoni. Minimi avanzi
a cura di Stefano Papetti, Elisa Mori, Giorgia Berardinelli e Silvia Bartolini
26 novembre 2016 – 5 marzo 2017
Pinacoteca Civica, Ascoli Piceno