GENOVA | VisionQuesT gallery | 29 giugno – 14 settembre 2013
Intervista a GIANLUCA GROPPI di Viviana Siviero
Un fotografo eccezionale, Gianluca Groppi, un cantastorie moderno che unisce sensibilità ed ironia, elemento nascosto da una facciata di rigida serietà.
La galleria genovese VisionQuesT – da anni impegnata nella selezione dei migliori fotografi contemporanei – presenta la mostra B(e)sides: riunione di famiglia con figli unici, una serie di lavori che l’artista – piacentino di nascita ma genovese d’adozione – ha definito i suoi “figli unici”; perché svincolati dalla logica della serie, (“narrativa” e criptica) che lui ama tanto.
Gianluca Groppi, un artista vero, che pratica l’arte con sincerità e come necessità, utilizzando mente e medium fotografico per esprimere la propria poetica: ce la racconti in relazione ad una profonda serietà di intenti, messe in scene e un sottofondo di ironia che nessuno osa “provare” dinanzi a certe immagini “serie” ma che invece è prepotentemente presente…
Per carattere e sensibilità sono portato ad un’osservazione continua, in particolar modo di me stesso e delle altre persone. In fuga da un’adolescenza molto inquieta (movimento dark), ho scoperto negli altri gli stessi malesseri, vuoti e ansie che mi appartengono. Io li raccolgo e li metto in scena, per disvelarli e bonificarli, ammantandoli di un’ironia salvifica, piuttosto nera, possibile derivazione inconscia della mia emilianità.
Ami lavorare per serie e in questo caso hai definito questi lavori come le tue valvole di sfogo: “ogni opera è governata da visioni, flash senza troppa meditazione”. In che senso però sono “figli unici”?
Generalmente, lavoro in tempi estremamente dilatati su filoni tematici ben definiti, ma, parallelamente, ho una produzione continua di idee che trascendono i corpi di lavoro e che realizzo più di getto, in maniera estemporanea, liberandomi momentaneamente dalla rotta tracciata, in genere composti da più immagini a formare polittici. È questo che intendo per figli unici: opere che vivono di vita propria, non imparentate strettamente le une con le altre. (qui di fianco mi dicono che, in realtà, un’aria di famiglia comunque si respira). In B(e)sides, crasi tra il significato ”lato b” e “inoltre…”, convivono “Reliquiari”, fotografia a colori di una fanciulla pronta a tagliarsi i capelli, con, al suo fianco, una teca contenente i veri capelli tagliati e, ancora a lato, una cornice e una teca vuote, pronte a raccogliere un nuovo ritratto e un nuovo dono, simbolo di cambiamento e passaggio; “I Cercatori” e “Denied” , fotografie in bianco e nero che parlano rispettivamente dell’atavica ricerca ossessiva e inconcludente del significato della vita e dell’autocancellazione del sé in conseguenza della vita stessa. “I lost control” documenta in una sequenza di immagini una performance gogoliana, grottesca e tragica, nata in stretta relazione a un momento autobiografico. In una camera desolata il tacco della mia scarpa sinistra, dapprima normale, cresce a dismisura fino a…
Una volta hai affermato che il colore non è per tutti. Ci racconti del tuo rapporto col bianco e nero e dei tuoi primissimi lavori a colori che vediamo proprio in questa mostra…
La frase “il colore non è per tutti” non è mia: la disse tempo fa una fotografa, in risposta all’espressione di un mio desiderio. Il bianco e nero è una mia condizione naturale (tra un cimitero e una spiaggia preferisco il cimitero, he, he!), negli anni ho poi maturato una predilezione per la pittura e le installazioni allontanandomi dalla fotografia in senso classico, il colore diventa un mezzo per avvicinarmici.
Come nasce dal punto di vista tecnico un tuo lavoro? Da cosa parti e dove vuoi arrivare?
Un’idea cercata (attraverso letture e documentazioni) o improvvisa, un disegno o storyboard, la costruzione del set. L’arrivo è un mio rigore stilistico, scevro da mode e tendenze o regole di mercato.
Stai lavorando su una magnifica nuova serie di lavori: ci anticipi qualcosa sul futuro, anche se sappiamo che il tuo procedere è lento e riflessivo? Progetti per il futuro, in Italia o all’estero?
Per il momento preferirei non parlare della novità ancora nascente, ma potrei dire che sto lavorando ad un tributo ad artisti, perlopiù letterati accomunati da una dicotomia, i cui lavori hanno segnato la mia crescita. Ad ora sto leggendo e studiando le loro vite e di volta in volta scatto. Contemporaneamente ho finito la preparazione di un progetto installativo che mette in relazione il Giappone e la sua fonetica con l’Occidente. Italia o estero sarà il dubbio delle mie ferie, se le farò.
Gianlca Groppi. B(e)sides: riunione di famiglia con figli unici
a cura di Clelia Belgrado
29 giugno – 14 settembre 2013
Inaugurazione venerdì 28 giugno dalle 19.00
VISIONQUEST gallery
Piazza Invrea 4r, Genova
Orari: dal mercoledì al sabato 15.30 – 19.30 e su appuntamento (tel. +39 3397534993)
Info: +39 010 2468771 +39 339 7534993
info@visionquest.it
www.visionquest.it