MILANO | Prometeogallery | 21 maggio – 16 luglio 2016
di MATTEO GALBIATI
Prometeogallery ha abituato il suo pubblico a confrontarsi con progetti espositivi che, sempre nel rispetto delle ricerche degli artisti internazionali proposti, fanno riflettere sull’attualità di importanti temi politici, sociali, economici, restituendo all’arte un valore non solo estetico, ma anche comunicativo ed etico.
Negli anni la galleria milanese ci ha avvicinato ad una serie di stimolanti e dinamiche esperienze artistiche che aprono nuove prospettive di visioni e letture rispetto la nostra contemporaneità – non solo artistica – e il suo tempo, una sollecitazione questa che si rintraccia anche nella (bella e avvincente) esposizione, attualmente in corso, con protagonista Beto Shwafaty (1977).
L’artista brasiliano– alla prima esperienza espositiva in Italia – presenta il progetto Hablemos de Reparaciones, in cui si propone con nuovi lavori creati appositamente per questa occasione: le coordinate su cui si muove questa mostra comprendono opere video, installazioni, “quadri” e sculture, un insieme eterogeneo di interventi che ritrova una profonda coerenza rispetto al tema scelto dall’artista, il quale, con tali lavori, cerca di riscrivere, con uno sguardo diverso, la storia della ricchezza europea e il suo pesante sfruttamento coloniale.
Il suo cambio di prospettiva segue un orientamento che guarda, infatti, non alla centralità della cultura europea, ma riprende l’analisi dalla prospettiva di quelle culture di altri paesi (in questo caso il Sud America), che, storicamente sottomessi, sono stati depredati di ricchezze risorse. Se i paesi europei hanno avanzato un modello (il loro) ritenuto superiore e prevaricante rispetto ad altri visti come inferiori e subalterni, Shwafaty genera un corollario di icone che si indirizzano al ribaltamento di questo sistema culturale.
Il suo sguardo sul Sud America, quindi, libera i paesi latini da questo giogo culturale e dalla loro vera e propria subalternità, promuovendo altri valori che ne riscattano la condizione e riformulandone i parametri relativi ai concetti di ricchezza e povertà.
Riallacciandosi all’articolo intitolato Enough of aid — let’s talk reparations, pubblicato da Jason Hickel sul The Guardian nel novembre del 2015, Shwafaty suggerisce di parlare di risarcimenti (Hablemos de Reparaciones appunto) partendo dalle riflessioni condotte durante la residenza vissuta presso Lugar a Dudas a Cali in Colombia all’inizio di quest’anno. Da questa esperienza, venuto in contatto con il cinema sperimentale di Luis Ospina e Carlos Mayolo (un genere che, basato sullo stile del finto documentario, si inserisce nel movimento detto pornomiseria), Shwafaty aggiorna i contenuti e gli spunti dei due maestri aggiornandoli alla storia della nostra attualità e contemporaneità.
Ogni intervento s’indirizza, quindi, attraverso un melting pot di materiali, documenti, oggetti, fotografie (anche d’epoca) a trovare “l’altra faccia” del colonialismo per cercare di quantificare quel dovuto risarcimento, soddisfacendo questioni in sospeso da decenni, a paesi subissati dalla slealtà finanziaria ed economica del sistema occidentale.
La ricchezza di stimoli, rimandi, riferimenti e spunti che il giovane artista brasiliano ci fornisce in questo progetto, rientrano nella sua abituale pratica artistica, sempre attenta a generare un linguaggio multilivello che lascia ampio spazio alla definizione dei nuovi statuti interpretativi della realtà, cercati e vissuti attraverso tutti i suoi lavori.
Beto Shwafaty. Hablemos de Reparaciones
a cura di Matteo Lucchetti
21 maggio – 16 luglio 2016
Prometeogallery
via Giovanni Ventura 3, Milano
Orari: da lunedì a venerdì 10.00-19.00; sabato 15.00-19.00
Info: +39 02 26924450
info@prometeogallery.com
www.prometeogallery.com