MILANO | The Format Contemporary Culture Gallery | 29 aprile – 20 maggio 2014
Intervista a SVETLANA OSTAPOVICI di Valeria Barbera
Una vecchia foto recuperata, un’immagine di famiglia con tre uomini in divisa in contrasto con i rami del ciliegio fiorito che fa da sfondo. Ha inizio così, in un modo molto semplice, ma altrettanto suggestivo, I like to hear how the grass grow il nuovo progetto di Svetlana Ostapovici, artista di origine moldava che da anni vive e lavora in Italia. La personale comprende opere ideate appositamente per gli spazi di The Format a Milano con l’aiuto del curatore Guido Cabib e intende indagare il rapporto dell’essere umano con il suo habitat, inteso in senso naturale ma anche “culturale”: l’acqua – al centro di una nuova serie di fotografie -, la terra – protagonista di un grande mosaico e di un’installazione – la cultura ed il sistema dell’arte, sono elementi principali che interagiscono in questo nuovo progetto artistico della Ostapovici. Il recupero di un rapporto sano e sincero con l’ambiente che ci circonda e con la società in cui viviamo potrebbe liberarci dal peso delle cose non autentiche. Abbiamo incontrato l’artista a pochi giorni dall’inaugurazione della mostra per chiederle in che modo è possibile per lo spettatore “mettersi in ascolto dell’erba che cresce” con lei.
I like to hear how the grass grow prende spunto da una foto che ritrae tuo padre e altri due commilitoni con la divisa dell’Armata Russa avvolti dai rami di un ciliegio in fiore. Un contrasto che mette in relazione l’uomo e le sue strutture sociali con la natura, una tematica a te da sempre cara. Qual è la genesi di questo progetto?
È senza dubbio una evoluzione o forse una maturazione di quanto ho realizzato fino ad oggi. Da anni ormai parlo di ambiente e natura, prima denunciando le distruzioni da incendi dolosi di boschi e manufatti, poi promuovendo l’attività del riciclaggio di materiali, unica soluzione per non sprecare risorse, oggi la Natura, nei due elementi fondamentali: terra ed acqua.
Le opere che presenti sono state ideate appositamente per gli spazi di The Format, in che modo la collaborazione con Guido Cabib ti ha aiutato a sviluppare l’intero progetto?
Guido Cabib è innanzitutto un amico e con lui abbiamo fondato l’associazione The Format, un progetto divulgativo e formativo che si basa soprattutto sul confronto tra Artista e Promotore. Il progetto che ho concepito e sviluppato per lo spazio di Milano, ha avuto una lunga preparazione che ha preso forma e contenuto durante delle passeggiate con Guido sul Monte Semprevisa e in riva al Lago di Sabaudia durante la scorsa estate, immersi nella natura e rapiti dal senso di libertà ed appartenenza che riscontravamo.
Le tue opere si interrogano su che senso abbia oggi continuare a concepire – come è accaduto in passato – la crescita evolutiva della specie umana come predominio sulla natura. Qual è secondo te una reale via di sviluppo alternativo e possibile? In che modo l’uomo può modificare la sua concezione e il suo rapporto con il suo habitat?
L’uomo deve riprendere il rapporto che aveva nel passato, più equilibrato e fondamentalmente di scambio, proteggendo il proprio habitat. L’umanità è afflitta dall’esigenza di modificare e conservare il proprio corpo; non capisco perché non applica la stessa energia che infonde quotidianamente su se stessa anche nel curare il proprio habitat. La terra è il nostro corpo e la nostra pelle.
L’acqua e la terra sono i due elementi principali su cui si focalizza il tuo progetto – essenziali per “poter ascoltare l’erba crescere” – e si contrappongono idealmente al sistema dell’arte contemporanea attuale che ironicamente “smascheri” con il tuo ritratto Untitled, Untitled. Come potrebbe, a tuo avviso, questo sistema – che descrivi come imprigionato dal mercato e dall’autoreferenzialità – tornare ad essere un momento di crescita collettiva?
Il sistema dell’arte è obsoleto ed autoreferenziale, usa strumenti e logiche che afferiscono al passato, non riesce ad esplicare la sua vera missione che è quella di divulgare il pensiero e stimolare la riflessione. I giovani si sono allontanati dall’arte perché abbiamo costruito una muraglia attorno al nostro operare, una montagna di detriti che occlude le riflessioni allo sguardo di tutti. Il decoro ha preso potere sulla sostanza. L’acqua e la terra sono due elementi fondamentali per costruire un futuro anche nel sistema effimero dell’arte.
In questa mostra sperimenti numerosi linguaggi – fotografia, scultura ed installazioni – quale di questi ti è più congeniale e come questi media dialogano tra loro?
La manualità mi ha sempre appassionato in quanto sento la necessità di costruire dal nulla o meglio, utilizzando materiali che seziono per poi ricostruire, ma vale anche per la fotografia in quanto volendo realizzare un’idea ricompongo le immagini che ho precedentemente realizzato.
I like to hear how the grass grow… continua questa frase con un invito, un augurio per il visitatore della mostra…
… so I can feel that we are part of the world!
Svetlana Ostapovici. I like to hear how the grass grow
29 aprile – 20 maggio 2014
inaugurazione 29 aprile, ore 19.00
Orari: da martedi a venerdì, 15.00-19.00
e su appuntamento
The Format Contemporary Culture Gallery
Via G.E. Pestalozzi 10 interno 32, Milano
Info: theformatculturegallery@gmail.com
www.theformatgallery.com