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TORINO | Gallerie d’Italia – Torino | Fino al 2 marzo 2025

di GIULIA GORELLA

Cosa succede quando si vuol rappresentare il leggero mormorio di una foresta millenaria? Come restituire a un pubblico, prevalentemente urbanizzato dalla nascita, quel silenzio eloquente di foglie, radici e quel malinconico profumo di legno che si diffonde nell’aria densa di pioggia? Come ricreare tutto questo in uno spazio chiuso, controllato, pulito e soprattutto artificiale?

Il grande fotografo americano Mitch Epstein accoglie la sfida di confinare la maestosa natura nordamericana nelle altrettanto eleganti sale espositive della sede di Gallerie d’Italia di Torino. Si tratta di due eleganze, due imponenze distinte: l’una che sfugge all’abbraccio totale dello sguardo per perdersi oltre l’infinito dell’immaginazione; l’altra è l’eleganza più composta e formale tipica dell’ex capitale sabauda.
La differenza essenziale tra queste due bellezze, tra questi due stili di vita, è però un’altra ancora: la prima, l’antica e potente natura americana è in via d’estinzione; mentre l’eleganza cittadina non sembra cogliere nemmeno l’idea di tale rischio imminente.

Mitch Epstein, pioniere della fotografia artistica a colori negli anni Settanta, si pone l’obiettivo dinanzi agli occhi per regalare al mondo immagini che testimoniano, senza urla di rabbia e senza lacrime di coccodrillo, i frammenti di una realtà che va diminuendo fino a – si teme – scomparire del tutto: si stima infatti che solo nel corso del ventesimo secolo il 95%  delle foreste americane sia stato distrutto.

Mitch Epstein, American Nature, ph. Andrea Guermani

Il percorso espositivo – curato da Brian Wallis – è una sintesi del lavoro di una vita che mette a confronto opere tratte da diverse raccolte fotografiche, quali: American Power, Propery Rights, e Old Growth. L’esposizione, che alterna fotografie a videoinstallazioni musicali, mette lo spettatore davanti al racconto di un’America primordiale; racconto che l’artista ha elaborato attraverso anni di ricerca, viaggi, e incontri con comunità ai margini del sistema sociopolitico americano. Gli alberi secolari che popolano i primissimi ambienti della mostra, colpiscono per le loro forme e i loro colori straordinari, lasciando i visitatori in un’atmosfera di contemplazione che prima di Epstein solo i grandi pittori romantici seppero concepire.

Tuttavia Epstein non intende isolare la natura americana dallo scorrere del tempo per riporla su di un piedistallo, per donare l’illusione della sua superiorità nei confronti dell’essere umano. Al contrario. Se dalle prime sale si ottiene un effetto di meraviglia e stupore per le creazioni dei passaggi montuosi e boschivi; nella seconda parte dell’esposizione si ha una sensazione simile all’orrore e all’angoscia verso le bellezze che prima si erano ammirate.

Mitch Epstein, American Nature, Installation view, ph. Andrea Guermani

I visitatori sono costretti a tornare bruscamente alla realtà con immagini risultate da catastrofi come uragani ma anche e soprattutto osservando in modo diretto l’impatto negativo del progresso industriale sul territorio di chi ha dovuto ripensare al proprio stile di vita, alla propria cultura in funzione degli anti-valori delle civiltà civilizzate: i popoli nativi del continente americano.

In particolare, Epstein si concentra sulle battaglie ambientali e sociali portate avanti dalla comunità Sioux, confinati così come altre comunità native in territori desolati, un tempo ricchi di risorse, chiamati ironicamente riserve.

Mitch Epstein, American Nature, installation view, ph. Andrea Guermani

I Sioux tuttora vivono in condizioni precarie poiché le acque da cui pescano, bevono e attingono per le varie attività quotidiane, sono inquinate da agenti chimici non correttamente smaltiti dalle aziende operanti nel loro territorio. I rischi per la salute connessi a tale inquinamento non sono l’unica cosa a preoccupare le e gli attivisti della comunità. Infatti, è la stessa sacralità della loro terra e di conseguenza la loro identità in quanto popolo a essere calpestata e degradata. Il photoreportage di Epstein assume in questa parte della mostra, pertanto, una valenza documentaristica che mira a denunciare uno sterminio iniziato con gli esploratori europei all’inizio dell’età moderna; e che oggi continua sotto altre forme, protetto dalla normativa statunitense in materia di proprietà terriera. Le opere esposte in queste sale non a caso sono tratte dalla serie fotografica intitolata Property Rights, che illustra per l’appunto la nevrosi peculiarmente americana derivante dall’ossessione per il possesso e la conquista dei territori: da sempre cagione di conflitto, interesse e aspirazione al riscatto.

Qui il paesaggio geografico incontra il paesaggio umano, riproposto grazie ad alcuni foto ritratti elevati a veri e propri manifesti politici nel segno della resistenza di queste genti che da generazioni si battono per la salvaguardia del loro spazio e delle loro tradizioni. I ritratti che si possono osservare in mostra incontrano gli sguardi con dignità di chi, perfettamente appacificato con la propria coscienza, è consapevole di meritare il rispetto per la giusta causa a cui ha dedicato la vita. Questi volti, solo a una prima vista malinconici, riescono a trasmettere negli osservatori la profonda tenacia di chi non solo è sopravvissuto a massacri e oppressioni ma di chi non ha nessuna intenzione di farsi considerare un popolo in via d’estinzione.

Mitch Epstein, American Nature, installation view, ph. Andrea Guermani

Mitch Epstein, American Nature

17 ottobre 2024 – 2 marzo 2025

Gallerie d’Italia – Torino
Piazza San Carlo 156, Torino

Orari: martedì, giovedì, venerdì, sabato e domenica dalle 9.30 alle 19.30; mercoledì dalle 9.30 alle 22.30; lunedì chiuso; ultimo ingresso: un’ora e mezza prima della chiusura.  

tariffe: intero 10€, ridotto 8€, ingresso gratuito per convenzionati, scuole, minori di 18 anni e prima domenica del mese; ridotto speciale 5€ per under 26 e clienti del Gruppo Intesa Sanpaolo

Info: www.gallerieditalia.com
torino@gallerieditalia.com

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