CINISELLO BALSAMO (MI) | Museo Fotografia Contemporanea | 10 anni di MUFOCO, un bilancio
Intervista a ROBERTA VALTORTA di Gaia Vettori
A dieci anni di distanza dall’inaugurazione del Museo di Fotografia Contemporanea presso Villa Ghirlanda a Cinisello Balsamo, Espoarte intervista la direttrice scientifica Roberta Valtorta, storica e critica della fotografia tra le più importanti in Italia. Un’opportunità per discutere di fotografia in Italia con una delle massime esperte del settore, ma soprattutto un’occasione per trarre il bilancio di un’esperienza culturale rilevante, ultimamente funestata da una consistente mancanza di finanziamenti da parte delle istituzioni. L’obiettivo, quello di diffondere la necessità di un maggiore impegno collettivo per una valorizzazione culturale della fotografia nel nostro Paese. Questioni importanti e di ampio respiro, affrontate da Roberta Valtorta con lucida consapevolezza e, nonostante tutto, fiducioso ottimismo.
Dieci anni sono ormai passati dal 3 aprile 2004, giorno in cui venne inaugurata la sede del Museo di Fotografia Contemporanea presso Villa Ghirlanda a Cinisello. Mostre, pubblicazioni, attività culturali svolte sotto la sua direzione scientifica. Tempo di bilanci?
In dieci anni abbiamo fatto molto. All’apertura, il patrimonio del Museo contava 1 milione di immagini e 10 mila libri. Oggi siamo a 2 milioni e 20 mila libri, il doppio. Ma non è solo questione di quantità, il patrimonio si è accresciuto di opere molto importanti grazie a progetti di committenza ad artisti italiani e stranieri, donazioni, depositi, e qualche acquisto. Più di 40 le mostre, e 30 le pubblicazioni, tra cataloghi e libri di studio. Abbiamo anche portato avanti, accanto ai programmi espositivi ed editoriali, anche moltissime azioni di carattere educativo e numerosi progetti di arte pubblica, indispensabili al museo per radicarsi nel territorio nel quale si trova collocato e per dialogare con i cittadini – tra cui Salviamo la luna, Mobile City, Art Around, Ricordami per sempre, Parlami di te – cercando di lavorare sempre sulle tre parole che compongono il nome del museo: “Museo”, “Fotografia”, “Contemporanea”, tre cose che oggi sono in totale trasformazione, nel mondo del digitale, della condivisione e della partecipazione.
Risale al primo dicembre 2013 la petizione da voi proposta a sostegno del Museo, al fine di ottenere maggiori finanziamenti da parte delle istituzioni. Oggi, dopo 4 mesi e più di 7000 firme raccolte, quali sono le prospettive all’orizzonte?
Siamo un gruppo di lavoro molto tenace. Il momento economico e politico non è dei più facili, per tutti. In questo momento noi desideriamo portare avanti le nostre attività, pur tra mille difficoltà, e nel contempo lavorare affinchè il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, la Regione Lombardia, il Comune di Milano prendano in seria considerazione il nostro Museo e il suo importante patrimonio e capiscano che è necessario sostenerlo: il Museo opera su un piano nazionale ed europeo, ha lavorato seriamente per dieci anni (per la verità fin dal 2000, poiché le attività sono iniziate fin da allora in una sede provvisoria mentre l’attuale sede veniva ristrutturata), ha costruito una realtà che definirei solida, e non è possibile che venga sostenuto solo dalla Provincia di Milano e dal Comune di Cinisello Balsamo. Noi siamo fiduciosi.
Nonostante le difficoltà incontrate, il 12 aprile 2014 il Museo ha proposto una mostra dedicata al Sud dell’Italia con immagini della vostra collezione di importanti autori come Letizia Battaglia, Mimmo Jodice, Ferdinando Scianna, ecc. Come mai questa scelta?
Su questo tema, molto forte nelle nostre collezioni, abbiamo le immagini dei più importanti maestri della fotografia sociale italiana. Il Sud è stato un tema molto frequentato dai fotografi più impegnati, un tema caro anche al neorealismo. Ma la mostra vuole anche essere un modo per parlare alla città di Cinisello Balsamo, che è città di immigrazione. Infatti, una parte della mostra è costituita da videointerviste fatte ai cittadini di Cinisello, immigrati di un tempo, o figli, i nipoti di immigrati, e queste interviste proseguono per alcuni mesi per poi essere pubblicate nel sito e diffuse nei social network. All’inaugurazione le associazioni regionali hanno cucinato cose meravigliose per tutti, un gruppo di suonatori rivisitava bellissime musiche nate dalla creatività meridionale, si cantava e si ballava all’aperto.
La questione meridionale è ancora di grande attualità e forse è possibile ravvisare nelle sorti del Museo lo stesso senso di abbandono istituzionale che tutt’ora caratterizza una certa parte della nostra penisola. Paragone troppo azzardato oppure pensa che la fotografia non sia sufficientemente valorizzata nel nostro paese?
Il paragone è corretto. Ma speriamo che la “questione meridionale” si risolva positivamente, che le istituzioni capiscano e valorizzino il Museo, e che la fotografia trovi la sua collocazione nella cultura italiana, come è accaduto negli altri paesi europei. Ciò che è chiaro è che tutto questo deve essere conquistato con tanto lavoro. L’Italia purtroppo è un paese arretrato in molte cose. Siamo indisciplinati, poco democratici, lenti, spesso poco seri, e ci sono motivi storici molto profondi che ci impediscono di allinearci agli standard di comportamento internazionali. Occorre un grande sforzo collettivo.
Storie dal Sud dell’Italia dimostra come la fotografia sia stata in grado di essere (quantomeno fino agli anni Novanta) strumento di indagine della memoria di un luogo con una spiccata funzione sociale. Oggi, però, la fotografia ha forse perso questa volontà sociale, in favore di indagini autoreferenziali, egotiche. È questo il destino della fotografia, oppure essa si sta aprendo anche ad altro?
È vero che oggi prevale un tipo di fotografia animata da spinte autoreferenziali, oppure da tendenze alla spettacolarizzazione, o a soluzioni molto valide per il mercato, poco valide per la ricerca. Io credo che in alcuni progetti di arte partecipata ci sia qualche germe di arte più democratica e aperta al sociale. La situazione è molto difficile, la tentazione delle mode è sempre in agguato. Però forse qualche piccolo spazio verso un’arte che abbia una qualche funzione sociale forse c’è ancora.
Alla luce della sua esperienza, che consiglio si sentirebbe di dare ai giovani fotografi italiani?
Studiare, lo dico sempre. Ma non studiare solo la fotografia, ma ogni disciplina. Essere consapevoli della complessità della società nella quale viviamo. Ricercare sempre. Essere onesti. Insegno da molti anni, ho mantenuto l’impegno dell’insegnamento nonostante l’impegno del Museo. Credo che qualunque attività nel campo dell’arte non possa essere dissociata dall’insegnamento.
Storie dal Sud dell’Italia
a cura di Arianna Bianchi e Roberta Valtorta
Artisti: Letizia Battaglia, Antonio Biasiucci, Carmelo Bongiorno, Mario Cattaneo, Mario Cresci, Luciano D’Alessandro, Mimmo Jodice, Uliano Lucas, Lello Mazzacane, Carmelo Nicosia, Federico Patellani, Tino Petrelli, Francesco Radino, Marialba Russo, Ferdinando Scianna
13 aprile – 12 giugno 2014
MuFoCo – Museo di Fotografia Contemporanea
Villa Ghirlanda
via Frova 10, Cinisello Balsamo (MI)
Info: +39 02 6605661
info@mufoco.org
www.mufoco.org