HOTEL IMMAGINE
Intervista a SIMONE DONATI di Gaia Vettori
Hotel Immagine è il primo lavoro fotografico (auto-prodotto) che Simone Donati – tra i fondatori, insieme a Michele Borzoni, Pietro Paolini e Rocco Rorandelli, di TerraProject Photographers, un collettivo di fotografi documentaristi, nato in Italia nel 2006 – presenta in totale autonomia.
Dalla politica alla religione, passando per la musica, lo sport e la televisione, tra il 2009 ed il 2015 Simone Donati ha attraversato la penisola alla ricerca di miti e icone presenti nell’immaginario contemporaneo italiano.
Hotel Immagine mostra uno spaccato della società italiana con uno sguardo ironico ma anche prettamente documentativo. Il libro che ne deriva contiene una selezione di 48 immagini insieme a frasi prese da pagine di gruppi Facebook delle varie situazioni fotografate. Inoltre è presente una postfazione dello scrittore Quit the Doner (Daniele Rielli), che oltre a dare una sua opinione sul tema commenta anche le frasi prese da Facebook…
«Il libro è il risultato di un lavoro iniziato nel 2009, quando ho realizzato due progetti, uno sui supporter di Silvio Berlusconi e l’altro sul culto di Padre Pio a San Giovanni Rotondo. Mettendo insieme queste immagini ho pensato che sarebbe stato interessante creare un corpo di lavoro formato da “capitoli” diversi ma tutti uniti dallo stesso tema: i vari modi in cui la gente “crede” ed i luoghi in cui si ritrovano»… racconta Simone Donati che, con questo progetto, conferma notevole capacità di ricerca e volontà di indagare i meccanismi che governano parte della società contemporanea…
Frutto di un’autoproduzione, Hotel Immagine – il cui progetto grafico è a cura di Emanuele Poli – è stato stampato inizialmente in 750 copie e si presenta come una sorta di piccolo gioiello kitsch: copertina in simil-pelle blu scura con caratteri color oro, segnalibro che riprende i colori della bandiera italiana: un’apparenza eccessiva che nasconde però un cuore inquietante. Immagino che questo sia voluto e faccia parte di un più ampio progetto volto a sottolineare il lato grottesco di parte della nostra società, progetto nel quale la veste grafica gioca un ruolo fondamentale, giusto?
Sì certo, la scelta della finta pelle, del risguardo dorato, del segnalibro tricolore sono tutte decisioni prese per dare al libro una caratterizzazione forte. Il concept ruota attorno all’idea di Bibbia, sono partito da quella, ricercando come sono fatte le Bibbie vere, e scegliendo quindi i materiali più adatti; lo stesso abbiamo fatto per la grafica interna delle frasi prese da Facebook, impaginate come se fossero dei versetti. Non credo che queste scelte estetiche sottolineino il lato grottesco di parte della nostra società, per quello penso facciano già abbastanza le immagini! Tornando alla grafica credo che per i libri fotografici, soprattutto oggi, ci debba essere un’idea ed un concept di partenza forti, non ci possiamo più limitare a mettere insieme una serie di immagini, fare una sequenza e stamparle. Sono convinto che un libro fotografico debba essere un oggetto, che oltre alle immagini (non mi fraintendere, senza un corpo di lavoro che regge da solo puoi avere il migliore grafico del mondo ma il risultato si vedrà) ti trasmetta qualcosa in più, che la grafica ed il testo possono aggiungere.
Quanto è stato importante ai fini dello sviluppo del progetto Hotel Immagine l’intervento di questo giovane autore che collabora con Repubblica e L’Internazionale?
Sin dall’inizio ho voluto che nel libro ci fossero degli interventi testuali. La prima cosa è stato scegliere una serie di commenti presi dalle pagine di gruppi Facebook di alcune situazioni che avevo fotografato. Ho poi contattato Daniele Rielli, che conoscevo come Quit the Doner per i suoi reportage su tematiche molto affini alle mie, perché mi sarebbe piaciuta una postfazione col suo stile. Lui si è subito dimostrato interessato al lavoro ed oltre alla postfazione ha avuto l’idea di fare dei “commenti ai commenti” sulle frasi prese da Facebook.
Hotel Immagine è un gioiello kitsch che piano piano si rivela in tutta la sua capacità di mettere a nudo una società, quella tardo-capitalista, che poi sia italiana o meno, poco importa: il libro è un’operazione concettuale alquanto raffinata che gioca sull’effetto di straniamento per spingerci a riflettere. Il tuo sguardo non sarà certamente cattivo, ma è indubbiamente molto critico: si capisce che Simone Donati non ama particolarmente queste manifestazioni di delirio fideistico, tanto che Hotel Immagine mi fa immediatamente pensare ad una sorta di matrimonio felice tra la critica spietata di una Barbara Kruger e l’approccio sarcastico e apparentemente più leggero di un Garry Winogrand. Paragone azzardato?
Forse un po’ sì. Non credo che dalle mie immagini venga fuori una critica spietata, sicuramente se non attraverso la “scusa” della fotografia non avrei partecipato a nessuno di questi eventi, ma ho cercato, anche nel modo con cui ho fotografato che non si rifà esattamente al reportage classico, di mantenere comunque una distanza dai soggetti. Questo perché non mi interessa giudicare quello che sto vedendo ma mostrarlo, in maniera neutra (anche se la neutralità in fotografia non esiste…).
Sei, da sempre, interessato ad indagare la società italiana, quella del tuo Paese. Masochismo? Voglia di scoprire meccanismi altrimenti poco chiari? Come mai hai scelto di fotografare essenzialmente l’Italia? (Hotel Immagine è – per altro – il perfetto esempio di questo approccio che intende la fotografia come uno specchio teso a riflettere quello che ci circonda, senza andare troppo lontano).
Forse un po’ di masochismo c’è, ma credo che principalmente sia il sentimento di amore-odio che ho con il mio Paese. Ho fatto sicuramente una scelta importante nel lavorare in Italia per le mie produzioni personali, questo perché mi ci sento più legato, credo ci siano tante cose interessanti che nessuno documenta e soprattutto non ho problemi a relazionarmi con la gente. Quando sono a lavorare all’estero non mi sento mai perfettamente a mio agio se devo aver bisogno di un traduttore, fixer, autista, ecc…
Hotel Immagine è uscito da poco e ha già riscontrato un grande successo. Quali sono i prossimi eventi in programma? Mostre? Presentazioni?
Mi piacerebbe sicuramente fare una mostra, ma adesso non sono in grado di produrla, un’autoproduzione di questo tipo è stato un bello sforzo economico! Mi sto attivando per partecipare a vari festival/fiere, dove potrò mostrare il lavoro, e sto organizzando una serie di presentazioni in giro per l’Italia.
HOTEL IMMAGINE
Fotografie: Simone Donati
Graphic design: Emanuele Poli
Postfazione: Quit the Doner
Prima edizione, 750 copie
128 pagine
Italiano e inglese
Prezzo: 32€