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GENOVA | Guidi&Schoen Arte Contemporanea | Fino al 14 marzo 2013

Intervista a GUGLIELMO CASTELLI di Viviana Siviero

Al di là di ogni ragionevole dubbio, per tratteggiare le paure di una giovinezza immobilizzata dal terrore di sbagliare, inconsapevole del fatto che, nonostante tutto, ne uscirà vittoriosa, nonostante l’assenza spazio-temporale che sembra imprigionarla ma in realtà la protegge. Questo è ciò che racconta l’abile pennello di Guglielmo Castelli, in mostra con la sua produzione più recente da Guidi&Schoen Arte Contemporanea di Genova.

Qual è il dubbio più irragionevole dei tuoi personaggi?
Il dubbio di poter essere fautori di destini altrui e la consapevolezza di come la loro scelta o non scelta possa essere determinante per il loro silenzio.

Ci racconti il cuore della tua poetica in relazione alla tua persona? Ti puoi presentare attraverso i tuoi personaggi?
Ho da sempre prediletto il processo al risultato e di come questo potesse creare stanze senza tempo, piene di melanconia, che è diversa dalla malinconia perché non ancora patologica. L’elemento che forse più accomuna me e le mie creature è la sensazione della caduta e di come in realtà, in fondo, questo stato precario vada bene, così com’è. Non si tratta di personaggi delicati se non nei toni, che sono però ospedalieri, come se avessero subito un’immersione in candeggina. Per pulire, per estirpare una colpa o l’errore o, per l’appunto, il dubbio. Sono ironicamente cinici, ferrati in quello che vogliono e si protendono per prenderselo. Non c’è uno stretto ed immediato legame fra loro e me, credo che nascano dalla necessità. Una necessità del ricordo e di come sia importante il fallimento per tenerlo a sé. Per capire e comprendere meglio questa vita che è una giostra. Quotidiana. Kafka diceva:«fallisci, fallisci, fallisci meglio». E soprattutto non ho nessuna pretesa, sono un contastorie di racconti che in un modo o nell’altro appartengono a tutti.

Una mostra, quella da Guidi&Schoen a Genova che mette in luce le caratteristiche di una pittura che si compie in una sintesi che non lascia spazio ad alcuna sbavatura di significato: che cosa speri che porterà il pubblico a casa con sé a livello esperienziale? Che cosa rappresenta per te la pittura e cosa ti permette?
Spero porti ironia e silenzio. Quel silenzio che precede una risposta. Dove tutto è lì, in quel momento preciso. Per quanto riguarda il pubblico (che è una parola enorme, che spaventa) spero che il mio lavoro lo porti dinanzi al fatto che la mia pittura si basa sulla dicotomia fra ferocia dei gesti o di elementi, entrambi trattati ed espressi con la grazia delle tonalità e delle forme. Ma vorrei anche venisse alla luce il fatto di come spesso sia la parola a formare l’immagine. I titoli sono la corteccia di questo mio percorso, i più si riferiscono a romanzi che amo e dimostrano come una formazione culturale sia importante in questo lavoro. L’ironia dell’immagine non è nulla se non gioca con quella della parola. Infine vorrei emergesse un fattore più generalizzato riguardo al ruolo di “ artista”: sono la dimostrazione di come, anche alla mia giovane età, si possa far questo mestiere seriamente, in maniera doverosa e rispettosa. Senza voler prendere in giro o pretendere cose che non esistono.

I tuoi personaggi sono stati dipinti dalla critica «immobilizzati dalla paura dell’errore, e allo stesso tempo sedotti dalla possibilità di sbagliare volontariamente, sono in attesa della soluzione», che si intravede come positiva o almeno costruttiva e non tragica, perché? Da cosa trai ispirazione?
Come dicevo il più delle volte è la parola a creare l’immagine. Amo molto leggere, questo mi ha portato a entrare ed uscire da mondi lontani, a giocare con personaggi dalle mutevoli nature, ma avevano tutti una storia. Così ho creato una sorta di parco giochi. Mio, forse e più che parco giochi labirinto. La soluzione tragica non la vedo meno costruttiva di una soluzione positiva. Se ce la faranno? Sì, eccome. Si salveranno, alla fine. Mi interessa però l’attimo prima della caduta o quello subito dopo. Il risultato che sia positivo o meno non mi importa.

Progetti per il futuro? Ci puoi dare qualche anticipazione?
Mi piacerebbe sviluppare in maniera più strutturata la parte scultorea e capire se ci potrà essere un dialogo tra i due linguaggi che prediligo; quello pittorico e quello scultoreo per l’appunto. Ho tanti progetti e speranze. Una in particolare: quella di poter cambiare spesso idea.

Guglielmo Castelli. Al di là di ogni ragionevole dubbio

14 febbraio – 14 marzo 2013

Guidi&Schoen Arte Contemporanea
Vico Casana 31r, Genova

Orari: dal lunedì pomeriggio al sabato 10.00-12.30 / 16.00-19.00

Info: +39 010 2530557
www.guidieschoen.com
info@guidieschoen.com

 

 

 

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