VENEZIA | ex Chiesa di Santa Caterina | 7 maggio – 22 novembre 2015
Evento Collaterale – 56. Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia
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Intervista a SILVIA BURINI di Eva Coletto
Marinai mutilati, un atleta acefalo, soldati dagli elmi ormai consunti riemergono dalle sabbie del tempo. Come fossero reperti dei tempi più remoti, le sculture realizzate dall’artista russo Grisha Bruskin (Mosca, 1945) animano la mostra La collezione di un archeologo a cura di Silvia Burini e Giuseppe Barbieri. A fare da cornice all’installazione, Evento Collaterale della 56. Biennale d’Arte di Venezia, è la suggestiva ex Chiesa di Santa Caterina che fino al 22 novembre sarà palcoscenico del progetto espositivo divenendo una sorta di area archeologica, per un tuffo nel mondo antico.
Bruskin ritiene che l’umanità in generale attribuisca all’antichità caratteristiche positive di autenticità e verità – ha affermato Silvia Burini – la domanda che si è posto l’artista è: possiamo considerare il marxismo la nostra antichità?
Un progetto nato dalla riflessione di Bruskin sulla società contemporanea sovietica: dopo il grande crollo dell’URSS del 1991, l’artista ha realizzato delle statue che ha poi distrutto, fuso nel bronzo e, salvato in piccola parte; le ha poi sotterrate accanto a una necropoli etrusca in Toscana. A tre anni di distanza, Bruskin ha dato il via al recupero tramite una vera e propria campagna di scavo che ha permesso di riportare alla luce le sculture. Reperti archeologici, come è, per l’artista, ciò che rimane della società sovietica, i resti della sua ideologia, di un’idea che non esiste più.
Nessuno si immaginava – continua Silvia Burini – che l’Unione Sovietica si sarebbe disgregata in modo così improvviso e rapido; Bruskin ritiene che sia stato un trauma, per la Russia e per tutto il mondo in generale.
Distante dall’atteggiamento ottimista che accompagna il ritrovamento di antichi reperti, La collezione di un archeologo è il frutto della sfiducia dell’artista nella realtà contemporanea. Archeologia della memoria e archeologia delle idee convivono nell’installazione: idee che per Bruskin sono diventate nel tempo utopistiche, relegate in angoli della memoria come meri ritrovamenti archeologici.
Quello che vediamo – come sostiene Burini – sono le rovine di un’ideologia che l’archeologia del futuro vedrà tra migliaia di anni e dalle quali dovrà ricostruire proprio quell’idea, il marxismo che ha inciso così profondamente nella storia del xx e del XXI secolo.
Poco distante da Cannaregio, la Fondazione Querini Stampalia apre i suoi spazi per una seconda mostra dedicata all’artista russo: è Alefbet: Alfabeto della memoria. Sempre sotto la curatela di Silvia Burini e Giuseppe Barbieri, l’esposizione questa volta documenta, attraverso arazzi, gouaches e dipinti, la memoria della millenaria tradizione ebraica.
Grisha Bruskin. La collezione di un archeologo
a cura di Silvia Burini e Giuseppe Barbieri
Evento collaterale della 56. Esposizione internazionale d’arte, la Biennale di Venezia
7 maggio – 22 novembre 2015
Ex Chiesa Santa Caterina
Fondamenta Santa Caterina, Cannaregio 4941/4942, Venezia
Orari: 10.00 – 18.00 (chiuso il martedì)
Info: www.labiennale.org