BOLOGNA | Arte Fiera e Essse Caffè Store | 1 – 28 febbraio 2018
Intervista a GIORGIA SEVERI di Milena Becci
La città projects nasce quest’anno da un’idea di Hélène de Franchis con l’obiettivo di presentare al pubblico le nuove proposte dell’arte contemporanea anche al di fuori degli spazi della galleria Studio la Città. Un cammino che è iniziato già da tempo in una delle sale della galleria che negli anni ha segnalato artisti ancora indipendenti da logiche di mercato e non noti ai più, giovani e meno giovani, e che si è sviluppato ulteriormente con la città projects grazie alla collaborazione con Essse Caffè e ad uno stand monografico alla prossima edizione di Arte Fiera a Bologna. Protagonista Giorgia Severi con due mostre personali. All’interno di Essse Caffè Store i nuovi lavori tratti dalla serie Antenati Foreste ed in fiera il secondo capitolo del progetto dedicato questa volta alle grandi madri rocciose dal titolo Antenati Montagne. Un’occasione per scoprire il lavoro della giovane artista attraverso questa intervista:
Antenati Foreste e Antenati Montagne. Dalle foreste che stanno pian piano scomparendo alle grandi madri del paesaggio. Una personificazione della natura che affiora anche dal titolo e che ricorre nel tuo lavoro. Qual è il tuo rapporto con essa e come poi questa relazione emerge artisticamente?
Il mio rapporto con l’ambiente, quello che viene chiamato “natura”, è molto spontaneo, appunto “naturale” da quando ero bambina. La cosa certa è che ne ho bisogno, una “necessità interiore”, come diceva Kandinskji, insieme all’arte. La vivo in cammino, in arrampicata, coltivando l’appezzamento di terra della nostra proprietà, viaggiando sola in luoghi remoti e studiando le piante per passione da quando ero adolescente, frequentando la montagna e le persone che lavorano nel mondo delle scienze legate all’ambiente. Da queste esperienze e studi dentro al paesaggio nascono poi i lavori legati ai luoghi e viceversa. Possono infatti emergere progetti site-specific dedicati ad un particolare paesaggio culturale e naturale, oppure, a seguito di un periodo di ricerca, arriva la necessità di spostarsi in un luogo specifico per lavorare a stretto contatto con esso.
Hai viaggiato molto, dall’India all’Australia, e conosciuto da vicino le popolazioni che abitano questi luoghi. Il rapporto uomo-natura è centrale nella tua ricerca. Quando parli di “percezione del paesaggio” che cosa intendi e come tu stessa ti rapporti all’ambiente attraverso la tua arte?
Personalmente intendo la percezione del paesaggio come l’insieme delle nostra capacità di leggere il paesaggio, capirlo e quindi di connettersi ad esso su diversi piani. Di questo fanno parte le conoscenze scientifiche e tecniche – botanica e geologia ad esempio – così come quelle storiche sommate alle personali sensibili percezioni. Il paesaggio è prima ambiente naturale poi antropico, pieno di segni che conosciamo o che possiamo imparare per interpretarlo e capirlo al meglio. Se si capisce l’ambiente in cui ci si trova ci si sente anche connessi ad esso. Diciamo che non mi rapporto sempre all’ambiente attraverso l’arte, ma sicuramente il mio occhio va cercando segni specifici influenzati dalla lente attraverso la quale guardo e ragiono. Per alcuni progetti come Antenati, invece, è proprio l’arte che mi porta a scalare alcune pareti di montagne per prenderne il calco, così come mi porta a cercare alberi simbolo di culture resilienti.
Ti ho seguita durante la residenza che hai fatto con Casa Sponge, Terrarum, in un piccolo paesino delle Marche e hai lavorato con i locali e con gli immigrati con un atteggiamento che è quello di una cittadina del mondo. Oggi hai scelto l’Italia come tuo campo base. A cosa è dovuta questa scelta e quali sono gli elementi che secondo te al giorno d’oggi accomunano tutte le popolazioni del globo?
Sono tornata in Italia perché credo non ci sia radice migliore del proprio luogo di origine per crescere forti. Non lascerei mai la nostra cultura e non la cambierei con nessun’altra. Negli ultimi anni vissuti all’estero ho percepito che la mancanza di un’identità culturale è uno degli elementi alla base del delirio collettivo. Un individuo vuoto culturalmente è debole, quindi manovrabile ed attaccabile. Credo che il sistema forzi questo tasto per muovere le masse, giocando sull’ignoranza e sulla mancanza d’identità personale in un’omologazione del genere umano sempre più dipendente dal sistema stesso. Se siamo radicati nella nostra cultura siamo liberi; come diceva Beuys “KUNST = KAPITAL”.
Dal punto di vista antropologico tutte le popolazioni del mondo hanno moltissimo in comune, a partire dall’utilizzo dei simboli archetipici e i manufatti; ricordo a tal proposito la mostra Les Magicienes de la Terre a Palazzo Pompidou nel 1989 alla quale erano stati invitati artisti da tutto il mondo e nella quale alla fine vi era una moltitudine di similitudini, per non dire uguaglianze, nell’utilizzo di simboli e forme.
In comune per tutti i popoli c’è l’effetto globalizzazione che da una parte è un vantaggio, nel poter viaggiare, comunicare e risolvere problemi con velocità, ma allo stesso tempo diluisce l’identità culturale e territoriale che verrà preservata nei musei etnografici.
Ciò che ho personalmente sperimentato nel mio piccolo parlando con persone anziane in diversi luoghi è stata l’urgenza di passare le proprie conoscenze alla prossima generazione, insieme alla paura che la propria cultura vada presto sparendo.
Ho sempre molto apprezzato i tuoi calchi su carta di porzioni di paesaggio che muta. Ritieni che attraverso questa tipologia di lavoro possa in qualche modo metaforicamente essere fermato il tempo? L’artista riesce a bloccarlo tramite la sua opera?
Il tentativo è proprio questo, archiviare porzioni di paesaggio che vanno modificandosi velocemente per come le conosciamo ora, ma senza l’utilizzo della fotografia per ora se non strettamente necessaria come testimone. Non si può fermare il tempo (che tra l’altro non esiste) ma un’immagine sì.
la città projects
presenta GIORGIA SEVERI ANTENATI
con testo di Renato Barilli
ANTENATI FORESTE
Essse Caffè Store
Via Galliera 18 B, Bologna
1 – 28 febbraio 2018
Orari: 9.30 – 13.00 e 16.00 – 18.00
breakfast: sabato 3 febbraio 2018, ore 10.00
e in occasione di Art City White Night apertura fino alle 22:00
ANTENATI MONTAGNE
la città projects
Arte Fiera, Bologna, Padiglione 26 – Stand B6
preview su invito: giovedì 1 febbraio 2018, 12.00 – 21.00
2 – 4 febbraio 2018, 11.00 – 19.00
lunedì 5 febbraio 2018, 11.00 – 17.00
Info: http://studiolacitta.it/