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BOLOGNA | LABS GALLERY | Fino al 19 dicembre 2020

di FRANCESCO FABRIS

Negli spazi suggestivi di Labs Gallery, ormai “tempio” non solo bolognese dell’arte contemporanea sapientemente guidato dalla sensibilità del caro amico Alessandro Luppi, si tiene un raffinato incontro tra i cardini del nostro sapere: un colto dialogo tra filosofia, immagini, mito e materiali di rarissima potenza evocativa.
Sotto la guida esperta di Angela Madesani, l’esposizione ha per protagonista Giulia Marchi (Rimini, 1976), che incontro in questa antica chiesa riconvertita, da sola capace di suggestioni tra passato e contemporaneità spinta.

Veduta della mostra di Giulia Marchi, “La natura dello spazio logico”, Labs Contemporary Art, Bologna. Foto : © Carlo Favero

Dall’approccio letterario e filologico, storico ed archeologico proprio del percorso di formazione dell’artista nasce La natura dello spazio logico, una colta citazione da Ludwig Wittgenstein – filosofo ed architetto austriaco archetipo di molte speculazioni concettuali – autore della sintesi tra lavoro artistico e lavoro filosofico, che riduce ontologicamente lo spazio al lavoro su sé stessi e sul proprio punto di vista.
La riflessione di partenza è qui sapientemente dipanata dall’approccio colto e dallo studio raffinato dell’artista che, mi dice Giulia, l’ha spinta a prendere coscienza dell’idea di spazio come entità in cui l’uomo è quotidianamente collocato contro la sua volontà, fuori dalla sua appartenenza, ed al quale si avvicina con un atteggiamento passivo che conduce a subire la fisicità e la logicità, stranianti, di ciò che non ci è proprio.
Secondo il procedere colto ed analitico che le è proprio, l‘artista risale alle prime idee e rappresentazioni del concetto di spazio, scomoda miti ed archetipi culturali e visivi ma non da ultimo materiali, per dare senso e circolarità alla sua ricerca.

Veduta della mostra di Giulia Marchi, “La natura dello spazio logico”, Labs Contemporary Art, Bologna. Foto : © Carlo Favero

Il “luogo” in cui ci conduce è dunque uno spazio apparentemente libero, in cui la nostra divagazione -dapprima casuale e poi sempre più meditata e raccolta – incarna il tentativo dello spettatore di appropriarsi della dimensione che (apparentemente) non gli appartiene.
In questa sfida l’artista ci lascia liberi di vagare, di gestirci in un dedalo di suggestioni mirate e di congetture colte e stranianti, ma sincrone perché avviluppate attorno ad un unico fulcro esistenziale.
Nel percorso non siamo soli, al sentiero non siamo estranei, anzi.
La natura dello spazio logico è un riuscito percorso tra elementi, tra concetti, tra miti e anfratti del sapere, dove i diversissimi media utilizzati dall’artista diventano il filo di Arianna che ci guida nella discesa all’archetipo, non solo culturale ma anche di significato, di senso e di iconografia che al termine del viaggio scopriamo intimamente connessi al substrato culturale dell’uomo moderno.

Veduta della mostra di Giulia Marchi, “La natura dello spazio logico”, Labs Contemporary Art, Bologna. Foto : © Carlo Favero

La natura dello spazio logico è anzitutto il lavoro fotografico, realizzato con il banco ottico, stampato in camera oscura ai sali d’argento che dà il titolo all’esposizione.
Esso rappresenta il vincolo che l’artista ha con il medium fotografico, che mai abbandona ma semmai sviluppa, esalta, arricchisce con visioni, narrazioni e materiali.
Qui, l’algida sequenza di foto ci riconduce al semidio Ulisse ed al primo confronto mitologico con lo spazio non corporeo, mentre la dipanazione in parti del lavoro (inscindibile) narra della prima suddivisione dello spazio mondo nei continenti che oggi abitiamo, dei quali è archetipo lo smembramento in parti di Dioniso ad opera dei Titani.
Il mito ci spinge nell’elucubrazione filosofica che raccogliamo dall’ammirazione dei labirinti, sinonimo di tentativo, smarrimento, esplorazione ed indagine del limite, qui richiamati in forme figurative attraverso il labirinto dell’Isola di San Giorgio a Venezia, quello di Cnosso a Creta ed il labirinto di Dunure in Scozia, tutti che ci scuotono attraverso archetipi temibili dalla fortissima carica simbolica.
Vi fanno da eco matrici Polaroid lavorate che ripropongono i rilievi satellitari, analogici e stranianti dell’isola di Creta, rafforzando – con una sapiente trasmigrazione di media – il tentativo di trovare un appiglio fisico e visivo nel moto indotto dalla vacuità dello spazio.

Veduta della mostra di Giulia Marchi, “La natura dello spazio logico”, Labs Contemporary Art, Bologna. Foto : © Carlo Favero

La “scossa” che l’errore e lo smarrimento donano alla coscienza è riproposta in quattro lastre di marmo della serie L’Artefice, sulle quali campeggia l’esametro virgiliano Ibant obscuri sub nocte per umbras nella versione che Jorge Luis Borges ha volutamente condito con un errore, simbolo di umanità e della prossimità alla caduta propria del disorientamento umano, che comunque rappresenta l’inizio del risveglio.
Il marmo, che qui richiama l’epigrafia greca e romana e dunque un colto rimando alle archetipicità del linguaggio, si presta alla rappresentazione materiale dei puntatori, indicatori della direzione in cui volgere lo sguardo per fuggire, in un cortocircuito logico ricercato fin dal titolo, fino allo spazio Nul dell’ultima lastra, che non rappresenta il niente ma esattamente il suo temuto opposto, ossia lo spazio non conosciuto nell’espressione tedesca dei navigatori satellitari, intelligenze artificiali, colti nel temuto atto del perdersi.
L’esposizione è un riuscito compendio di sapere arcaico, mito e filosofia, compenetrazione tra materiali eterogenei, linguaggi e dotte citazioni.
In questo percorso, mai autoreferenziale, l’artista genera quesiti, spiazza e lavora sull’atteggiamento del fruitore senza mai abbandonarlo.
Trae piuttosto un gusto ed un piacere profondo, connaturato al suo modo di studiare anche ma non solo l’arte, nel fornire appigli di qualità, palestre di riflessione, luoghi reconditi del sapere e delle viscere ancestrali per consentire di trovare, con il filo di Arianna sopra citato, una strada fisica e un compendio logico e di studio.
Un approccio maturo e raffinato, dunque, in un contenitore che non a caso era spazio di raccoglimento, meditazione e domande.

Veduta della mostra di Giulia Marchi, “La natura dello spazio logico”, Labs Contemporary Art, Bologna. Foto : © Carlo Favero

Giulia Marchi. La natura dello spazio logico
a cura di Angela Madesani

Fino al 19 dicembre 2020
Per tutto il mese di novembre 2020 apertura solo su appuntamento

LABS CONTEMPORARY ART
Via Santo Stefano 38, Bologna 

Info: +39 348 93 25 473
info@labsgallery.it
www.labsgallery.it

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