SAVONA | PALAZZO DEL COMMISSARIO – FORTEZZA DEL PRIAMAR |
3 DICEMBRE – 8 GENNAIO 2017
Intervista a GIORGIO LAVERI di Luca Bochicchio
Giorgio Laveri dedica la sua più grande antologica ai suoi quarantacinque anni di lavoro, alle sue collaborazioni, ai suoi amici e alla sua città: Savona. Un progetto articolato in più sedi e in più eventi (che si sono svolti per tutto il mese di dicembre, ndr), come altrimenti non poteva essere per un artista che, dagli anni Settanta, lavora con mezzi visuali e scultorei, teatrali e cinematografici.
Quella di Savona è la tua prima ampia mostra antologica, diffusa in diverse sedi. Come è nata?
Lavoro ormai da quarantacinque anni e sta per nascere la Fondazione Giorgio Laveri. Al momento si tratta di un’Associazione con il compito di indagare, documentare e archiviare il mio lavoro. Credo sia indispensabile per un uomo fare i conti con il proprio passato, rivederlo e cercare in qualche modo di testimoniarlo. Ho scelto Savona perché ci sono nato; anche se ho sempre viaggiato per il mondo la considero la mia città e non vi avevo mai esposto, mi sembrava fosse giunto il momento.
Vi è in realtà il precedente della mostra monografica all’Umanitaria di Milano nel 2014 giusto?
Sì, quella fu una mostra importante per capire come muovermi in seguito, in un certo senso la mostra di Savona rappresenta un’ulteriore tessera di questo percorso. Non a caso il progetto per l’Umanitaria si intitolava Tessere ed era curato sempre da Giorgia Cassini. Anche in quel caso l’impianto prevedeva una mostra di pezzi storici, uno spettacolo teatrale e una proiezione cinematografica.
Il cuore dell’esposizione di Savona è il Palazzo del Commissario, nella fortezza del Priamar. Come hai concepito l’allestimento in questo spazio?
La sezione del piano inferiore, con relativo catalogo a cura di Mauro Baracco, raccoglie le opere di quarantacinque artisti che hanno lavorato con me in tutti questi anni. In realtà, dall’inizio della mia carriera ho collaborato con oltre duecento artisti, ma la scelta qui è caduta su quelli con cui ho avuto un rapporto più intenso e longevo. Al piano superiore le diverse sale documentano invece la mia opera lungo tutti i quarantacinque anni di attività.
Parlami di questa parte, l’antologica vera e propria, com’è concepita?
Questa sezione, a cura di Giorgia Cassini, non è allestita secondo un percorso cronologico. È come se ogni sala fosse una stanza della memoria, nella quale le opere e i documenti stabiliscono associazioni di idee, suggestioni, ricordi di una vita di ricerca e lavoro.
Prepararla deve averti assorbito molto…
Sono stati giorni molto intensi e interessanti, è stato come rientrare nella mia vita, scavando nel mio archivio alla ricerca di foto e documenti. La mostra racconta questa storia, dove ad esempio si può trovare la ricevuta da 5.000 lire della mia prima iscrizione alla Scuola di Ceramica di Albisola, nel 1976, quando ritornai da Roma.
Un’altra sezione importante è stata quella teatrale, alle Officine Solimano, nel teatro dei Cattivi Maestri.
Esatto, qui ho presentato il film-documento Quiero hablar sin imposiciones ni limitaciones, girato nel 2014 in Cile e in Argentina e montato nel 2015. Dopo la prima, il 23 marzo 2016 a Buenos Aires, e le successive repliche argentine, il 7 luglio 2016 siamo stati invitati ad aprire un ciclo di sei spettacoli sul tema delle dittature presso il Museo dei Diritti Umani di Santiago del Cile, che ha acquisito il film per le sue collezioni.
A Savona abbiamo messo in scena il film teatralmente, con il gruppo dei ragazzi dell’ex-ospedale psichiatrico di Cogoleto. Il lavoro che svolgo da anni insieme a loro gli permette di non essere più fotografati ma di essere essi stessi i fotografi che immortalano i luoghi che li hanno visti ospiti.
L’antologica coinvolge anche Albisola, mi verrebbe da dire che sei tornato a casa…
Albisola è un luogo per me molto importante, dove ho lavorato e ancora lavoro la ceramica. Al Cinema Leone ho scelto di presentare il mio ultimo lavoro cinematografico, un momento ludico, intitolato Capolavori. Rappresenta il modo che ho di intrufolarmi nelle cose. Ho immaginato quello che tutti vogliamo mentre guardiamo un bel film: entrarci. Io l’ho fatto con Il buono il brutto il cattivo di Sergio Leone, con Arancia Meccanica di Kubrick, con Amarcord di Fellini. A un certo punto dello svolgimento, il film originale si interrompe e appare il mio gruppo di attori, stessi abiti, stesse ambientazioni dell’originale. Portiamo avanti un pezzo di film uguale nelle battute e nei gesti, nella posizione di macchina, due minuti al massimo, poi ritorna il film originale.
Della Ceramica Del Cinema Del Teatro… e di Giorgio Laveri
a cura di Giorgia Cassini
Mostra Collettiva “Collaborazioni”
a cura di Mauro Baracco
Organizzazione:
Associazione Culturale Angelo Ruga
3 dicembre 2016 – 8 gennaio 2017
Complesso Monumentale del Priamar, Savona
Palazzo del Commissario
Catalogo: vanillaedizioni
Patrocini:
Città di Savona – Comune di Albissola Marina – Città di Albisola Superiore
Collaborazioni:
“Espacio Memoria y Derechos Humanos (Ex Esma)” – Buenos Aires (Argentina)
“Museo de la Memoria y los Derechos Humanos” – Santiago de Chile (Chile)”
Associazione “Cattivi Maestri” (Savona)
MUDA (Albisola)
Associazione Culturale Tessere
Associazione “Pratozanino” (Cogoleto – Ge)
ASL 3 Genovese
Info: www.giorgiolaveri.com