GENOVA | PALAZZO DUCALE | FINO AL 13 LUGLIO 2025
di GABRIELE CORDÌ
Fino al 13 luglio 2025, Palazzo Ducale di Genova ospita Dipingere l’invisibile, una vasta monografica dedicata a Giorgio Griffa. Esposte oltre cinquanta opere tra grandi tele, lavori su carta e installazioni, tra cui un omaggio a Eugenio Montale in occasione del centenario della raccolta Ossi di seppia.
Le sale dell’Appartamento del Doge appaiono trasformate dalla presenza delle opere del maestro torinese. La luce naturale filtra sulle pareti e dialoga con le tele, instaurando un rapporto silenzioso ma intenso tra spazio e pittura. “In questo ‘rinnovamento’ ci sono anche i suggerimenti che lo stesso Griffa ci ha dato nell’allestimento della mostra – afferma Giuseppe Costa, presidente di Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura – sarà bello infatti rivedere il Palazzo leggermente cambiato”. Giorgio Griffa è un artista che ha contribuito a ridefinire il linguaggio pittorico italiano del secondo Novecento. La sua è una pittura poetica, astratta, performativa, che ha lasciato un’impronta profonda nella storia dell’arte. Ha partecipato a tre edizioni della Biennale di Venezia (1978, 1980, 2017) e ha all’attivo oltre duecento mostre personali in musei e istituzioni internazionali. Tra queste, quelle organizzate da Ida Gianelli negli anni Settanta e Ottanta, proprio a Genova, negli spazi della SamanGallery.
È possibile dipingere l’invisibile? Più che un enigma, per Giorgio Griffa è una pratica quotidiana. Un esercizio costante, silenzioso, che attraversa ogni gesto. “I suoi colori distintivi e sorprendenti, mai saturi, manifestano una cristallina allegria legata alla scelta di sfumature pastello che sembra poter catturare l’invisibile”, afferma Ilaria Bonacossa, direttrice di Palazzo Ducale e co-curatrice della mostra insieme a Sébastien Delot. Classe 1936, Griffa ha intrapreso un percorso artistico radicale, abbandonando la pittura figurativa nel 1968 per dedicarsi a un linguaggio fatto di segni essenziali, ripetuti, aperti all’errore e alla sospensione. Dipinge su tele grezze – juta, canapa, cotone, lino – lasciate libere, non intelaiate. Lavora con la tela distesa direttamente sul pavimento, muovendosi attorno ad essa in una sorta di danza, un gesto che si avvicina all’azione performativa. Non prepara bozzetti né disegni preliminari: dipinge direttamente il pensiero. Ogni segno è parte di una riflessione in atto, ogni interruzione una pausa del ragionamento. Le opere vengono fissate alla parete con piccoli chiodi e, quando non sono esposte, vengono ripiegate e impilate. Le pieghe che ne derivano restano visibili sulla superficie e diventano parte integrante della composizione, tracciando una griglia leggera che accompagna e struttura il ritmo del segno.
C’è una forma di quiete che attraversa le undici sale della mostra. Non è un dettaglio secondario né un semplice effetto dell’allestimento: è una qualità strutturale, una presenza che si impone con la forza silenziosa di ciò che non ha bisogno di alzare la voce. Una quiete che non consola, che non appaga, ma interroga. Che non addormenta, ma invita a rallentare, ad affinare lo sguardo, a dilatare il tempo della visione. Il silenzio che si genera non è vuoto. È lo spazio in cui il segno vive, si ripete, si interrompe. Dal 1973, Giorgio Griffa afferma: “Io non rappresento nulla, io dipingo.” È in questa dichiarazione che si condensa il suo intero linguaggio. Non descrive, non narra, non costruisce immagini. Dipinge. E in quei dipinti si sedimenta un pensiero che attraversa la storia dell’arte, la filosofia, la matematica, persino la fisica quantistica. Del resto, chi potrebbe sostenere che il pensiero sia qualcosa di materiale? Eppure, Griffa lo rende visibile, lo lascia affiorare attraverso gesti minimi, ripetizioni, pause, omissioni. È pittura che pensa, che non rappresenta ma esiste. È l’erede di una tradizione millenaria, che da Giotto giunge fino a Matisse. Ma non per somiglianza formale: per continuità di interrogazione. Perché, come nei cicli rinascimentali, anche nelle sue opere si avverte la tensione verso un’idea più grande del visibile. Un’idea che non cerca risposte definitive, ma che abita il dubbio e lo trasforma in materia pittorica. Tra la volta della Cappella Sistina e Giorgio Griffa c’è meno distanza di quanto siamo portati a credere.
GIORGIO GRIFFA. DIPINGERE L’INVISIBILE
A cura di Ilaria Bonacossa e Sébastien Delot
in collaborazione con Fondazione Giorgio Griffa
22 marzo – 13 luglio 2025
Palazzo Ducale, Appartamento e Cappella del Doge
Piazza Matteotti 9, Genova
Orari: dal martedì alla domenica ore 11 – 19; lunedì chiuso
la biglietteria chiude alle ore 18