Milano | Spazio Nibe | fino al 22 dicembre 2017
di LUCA BOCHICCHIO
Per la prima volta nella sua giovane ma già internazionale carriera, approda a Milano uno degli artisti più originali e indecifrabili della scena emergente italiana. Indecifrabile perché, oltre le apparenze colorate e rotonde delle sue voluttuose sculture ceramiche, ben presto ci si accorge quanto poco collocabili e interpretabili siano non solo tali oggetti ma gli altri, forse ancor più interessanti, aspetti della ricerca di Giorgio di Palma: dai video ai rilievi scultorei.
Cresciuto nella scena underground pugliese, e nello specifico in quella Grottaglie che ha visto nascere affermarsi e sciogliersi il Fame Festival (2008-2012), di Palma si è inserito in modo paradossale in quella stessa tradizione ceramica locale di cui è figlio naturale (il padre è titolare di una delle numerose botteghe artigiane del borgo) e bastardo allo stesso tempo. Il giovane (ancora per poco) di Palma è infatti mal visto da chi di ceramica crede di occuparsi in modo serio, coltivando quegli stili tradizionali di cui l’Italia è innegabilmente stracolma e padroneggiando le tanto temute e ostentate tecniche ceramiche, le alte temperature, gli smalti, le cotture, ecc. ecc. ecc.
Con rispetto parlando per tutto ciò, Giorgio di Palma fa un altro mestiere; quando si occupa di scultura (ed è il caso della mostra Tenga il resto allo Spazio Nibe) sembra prediligere il lavoro sulla memoria collettiva, risuscitando oggetti che tutti i nati prima dei mitici ’90 (ogni annata, nel ‘900, è un po’ mitica per chi scrive oggi) hanno utilizzato, toccato, manipolato, venerato, rotto, scambiato, venduto, rubato. Quando, invece, lavora con il video in stretta correlazione a progetti di residenza, allora scatta lo sguardo individuale sul paesaggio contemporaneo, sul qui e ora, inteso quale ambiente umano, sociale, personale, culturale, territoriale.
Calandosi nello specifico caso di questa prima mostra milanese, non citiamo il pop, l’iperrealismo, il post-reale, tutte categorie che a ben vedere hanno poco (o nulla) da dare alla lettura di queste opere e di questa operazione. Parliamo piuttosto di costruzione concettuale di una mostra pensata come qualcosa di già superato, come evento a perdere, proprio come i vuoti del supermercato.
Vi è, nell’elaborazione che di Palma ha scelto per Milano, una mirata e voluta ricerca che tiene conto proprio del significato, per l’artista, di perdere la verginità espositiva nei confronti di una città che, per lui e per moltissimi della sua stessa generazione e formazione, non rappresenta una tappa come le altre.
Detto ciò, se Milano come ambiente e idea ha un ruolo in questa mostra, si esaurisce in queste limitate e parziali considerazioni di base. Il resto è arte in saldo, da liquidazione totale: tutto ciò che normalmente trovate nella sua bottega di Grottaglie, qui lo portate a casa a prezzi stracciati, solo per questo mese (non lo so, non ho fatto il confronto in realtà, ma non è così importante).
La merce è esposta alle pareti, in vetrina, sugli scaffali, sui cubi, al centro, negli angoli, ma non in modo caotico, non in modo ridondante, anzi oserei dire minimalista. Minimalista è il taglio formale dei suoi video così come la pulizia che contraddistingue ogni sua operazione scultorea e installativa. Nulla più del necessario, proprio come nel volantino pubblicitario con le offerte speciali, che uscendo dallo Spazio Nibe distrattamente porti via con te, sapendo che in realtà è il catalogo della mostra!
Giorgio di Palma. Tenga il resto
Fino al 22 dicembre 2017
Spazio Laboratorio Nibe
Via Camillo Hajech 4, Milano
Info: +39 02 710621
www.spazionibe.it