TORINO | Mastio della Cittadella | 5 ottobre 2024 – 16 febbraio 2025
di MICHELE BRAMANTE
Chi dimentica la creatura splendida e terribile che stermina gli astronauti in missione di soccorso nel film Alien diretto da Ridley Scott? Un essere rintanato nello spazio profondo, in attesa della preda, meraviglioso e puro, come lo descrive affascinato il medico dell’equipaggio mentre i suoi colleghi continuano a essere falcidiati, “non offuscato da coscienza, rimorsi o illusioni di moralità”. L’unica superstite dell’astronave terrestre sarà la combattiva Ellen Ripley, tra i personaggi più iconici della filmografia di fantascienza interpretato da Sigourney Weaver, che riesce a prevalere grazie all’astuzia umana sull’istinto micidiale dell’alieno. Ma il mostro tornerà in altri capitoli della saga, e sarà una minaccia eterna, perché quello che incarna è un terrore nascosto in un passato biologico ancestrale, incancellabile dall’inconscio dell’umanità. L’esposizione Beyond Alien: H.R. Giger al Mastio della Cittadella di Torino ci porta davanti al mostro della nostra coscienza di specie e dentro gl’incubi di Hans Ruedi Giger, che di quella fobia primitiva ha dato una delle più ammalianti e corporee rappresentazioni.
La Svizzera degli anni di guerra fu il contesto necessario per infiammare la fantasia del piccolo Hans. Tra il 1940, anno di nascita dell’artista, e il 1945 intorno ai suoi confini deflagrò il più caotico conflitto umano che la storia abbia fino a oggi conosciuto. La neutralità del Paese non ne garantiva l’inviolabilità, soprattutto per la coscienza comune, perché nessuna guerra è mai stata sicura. La particolare posizione, politicamente distante dalla tumultuosa azione storica, ma al centro di un’Europa che stava esplodendo, teneva la popolazione elvetica sospesa in una minaccia estranea ma pericolosamente vicina. La fervida fantasia di un bambino che cresce in un universo apparentemente calmo, ma attraversato da una vibrazione sinistra, trova in questo modo tutto lo spazio per generare le figure della misteriosa e inspiegabile inquietudine adulta.
È questo stato di paura ambigua, provocata da un’entità incombente e indefinibile, come un brivido notturno, che apre i baratri oscuri dell’immaginazione, da cui la sensibilità cupa di Giger si trova circondata. La sua creatività è un dispositivo estremamente accurato e nitido che popola di corpi spettrali quell’interregno tormentato dall’inquietudine, in realtà non solo suo, poiché appartiene a tutti gli esseri che in ogni tempo percepiscono l’eco della potenza lontana dell’ignoto, della morte, della cecità carnale e inesorabile delle pulsioni, del caos e degli dei.
Le collaborazioni per i film che hanno reso celebre Giger sono momenti episodici nella creazione continua di un mondo che mostra ferocemente tutta la sua estraneità alla ragione umana, ma in realtà radicalmente connesso con lo sviluppo della nostra specie, dai riflessi elementari degli organismi primitivi alla formazione della coscienza evoluta. Giger dà vita a una civiltà aliena dominata da uno spietato istinto animale, sempre presente nell’uomo, ma organizzata in forme sociali di tipo arcaico, ripiegando il futuro a cui la fantascienza appartiene sul nostro passato più antico e misterioso. La civiltà aliena è dotata di miti, di una sofisticata ingegneria che fonde insieme biologico e inorganico, di luoghi di culto e divinità mescolate con i viventi come nell’epica omerica. Tra le opere in mostra non mancano riferimenti iconografici all’arte egizia, corpi deformi di alieni che stilizzano i tratti esotici delle figure giunte fino a noi dalle piramidi, con protuberanze ossee e cartilaginose al posto degli antichi ornamenti.
Eros e Thanatos sono i due demoni che regolano anche la vita degli alieni, Giger fu infatti molto influenzato dalle teorie freudiane incontrate attraverso il Surrealismo. La sua mitologia arcaizzante al futuro è popolata da creature che esercitano sempre un forte fascino mescolato al senso di repulsione. La seduzione sembra essere un’arma essenziale per catturare la preda nelle strategie di sopravvivenza. Una delle divinità aliene ha le fattezze biomeccaniche di Li Tobler, la cui testa isolata dal corpo è decorata da tentacoli irti di teschi e fossili di parassiti, e impreziosita da un serpente con chiari riferimenti alla simbologia egizia, dove l’animale allude alla rinascita, alla trasformazione e all’immortalità. La bellissima attrice e modella si toglie la vita a 27 anni dopo un decennio di combattuto amore con Giger, procurandogli una ferita indelebile, mentre Li assurge a versione fantascientifica della femme fatale vittima di se stessa. Il fascino sensuale della morte serpeggia in molte opere conturbanti della mostra: in alcuni ritratti acidi e turgidi, negli innesti sessuali tra corpo e cibernetica; perfino il modello tridimensionale del Necronom (in posizione di sfinge) possiede carnose labbra femminili che invitano al bacio con la morte.
Freudiana è anche la coazione a ripetere che regola la proliferazione mostruosa. La sua energia occulta è la pulsione di morte che spinge la materia vivente a ripetere in modo automatico i suoi processi per devitalizzarli e infine spegnerli nella quiete inorganica. Un impulso fondamentale dell’inconscio, secondo Freud. La ripetizione è la formula dell’ingegneria biocibernetica degli ambienti inventati da Giger, attraversati da serie infinite di circuiti e congegni fusi con parti biologiche e fossili, fasci interminabili di componenti ossee innestate in modo funzionale nella meccanica dei dispositivi alieni che ricoprono l’intero spazio visibile. Le tetre architetture si riproducono in decorazioni immense, in analogia con le cattedrali medievali del gotico fiorito. Ovunque, tra i simboli magnifici della civiltà aliena, è scritto che la morte è necessaria alla proliferazione della vita. Ed è in queste pieghe che si riflette una delle paure profonde dell’uomo, che teme fin nella memoria più recondita delle sue cellule di perdere il vertice della piramide predatoria, covando egli stesso, nei solchi della propria immaginazione, gli embrioni fantastici delle bestie cacciatrici venute dallo spazio.
Dietro la fusione della vita con la macchina si cela infine un’altra ombra, ancora una volta esplorata profeticamente dall’arte in tutte le sue ipotesi più sottili e raffinate. Il medico dell’astronave che esalta le caratteristiche dell’alieno è al servizio di un sistema economico intergalattico che ha interesse a recuperare l’esemplare extraterrestre per i propri scopi. Per questo, nonostante gli ordini contrari dei suoi superiori, apre il portellone di sicurezza per far entrare il compagno che ospita un ovulo alieno. Solo in conclusione del film il resto dell’equipaggio scopre che il medico è in realtà un robot dotato di intelligenza artificiale.
BEYOND ALIEN: H.R. GIGER
a cura di Marco Witzig
5 ottobre 2024 – 16 febbraio 2025
Mastio della Cittadella, Torino
Corso Galileo Ferraris, 0 – angolo Via Cernaia, Torino
Info: www.mostragiger.com
www.navigaresrl.com
www.glocalproject.com
www.onoarte.com