PARIGI | Centre Pompidou | 17 febbraio – 16 maggio 2016
di STEFANO BIANCHI
Nel 1964, a Parigi, viene tracciato il senso di una “nuova figurazione” liberamente ispirata a fumetti, cinema, fotografia, pubblicità. Il critico d’arte Gérald Gassiot-Talabot e i pittori Hervé Télémaque e Bernard Rancillac mettono in scena al Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris con altri 32 artisti (fra cui i nostri Gianni Bertini, Leonardo Cremonini, Antonio Recalcati e Michelangelo Pistoletto) la collettiva Mythologies Quotidiennes. A imporsi è la Figuration Narrative, che mette a nudo le contraddizioni della società contemporanea opponendosi all’egemonica Pop Art americana, indifferente alle problematiche politiche e tutt’altro che critica verso il consumismo.
A questa Pop Art d’Europa da contrapporre al Nouveau Réalisme, si aggiungono pittori dal graffio sovversivo quali l’antifranchista Eduardo Arroyo, l’islandese Erró e in particolare il transalpino Gérard Fromanger, classe 1939, quadri giovanili ispirati ad Alberto Giacometti, studi all’École Nationale Supérieure des Beaux-Arts parigina, protagonista di un dipingere inteso come testimonianza del “qui e ora” più bruciante – sulle orme della Nouvelle Vague cinematografica di Jean-Luc Godard e del pensiero filosofico di Gilles Deleuze e Michel Foucault – e di un’attitudine talentuosa nel registrare ogni profonda mutazione sociale.
Una cinquantina di opere eseguite dal 1957 al 2015, perlopiù donate al Centre Pompidou, raccontano il rosso come colore chiave dell’arte di Fromanger: non solo monocromo che riempie le “silhouettes” di uomini e donne impegnati a passeggiare lungo il Boulevard des Italiens sotto il manifesto del film Le cercle rouge e davanti alle vetrine dei negozi che espongono abiti in saldo, ma simbolo indiscusso della contestazione studentesca del Maggio ’68. Tant’è che ad aprire e a chiudere la retrospettiva ci sono due fra le tante Souffles – semisfere di plastica, trasparenti, su piedistalli metallici, all’epoca in gran parte distrutte dalla polizia – che l’artista posiziona nell’autunno sessantottino in varie zone di Parigi come estemporanee visioni rosse, rivoluzionarie di quel mondo che pochi mesi prima aveva imprigionato dentro Le Rouge facendo sgocciolare il colore, come fosse sangue, su 10 bandiere.
Nella serie Annoncez la couleur (1973-‘74) è invece la Pop Art a soggiogarlo: sottoforma di colori codificati che delineano volti e corpi di un’umanità in perpetuo movimento che divora la strada (e la vita) fra cartelloni pubblicitari e automobili in sosta, fino a stopparsi all’improvviso davanti a un’edicola per metabolizzare la politica sulle prime pagine di Libération e di France-Soir. È su questi oli su tela che l’arte di Gérard Fromanger si tramuta in cronaca. E il pittore, diventato fotorealista, nella serie Questions (1976-77) dialoga paradossalmente coi massmedia ritraendo cameramen e reporter armati di macchine fotografiche e microfoni mentre filmano e intervistano forme astratte contrarie alla logica dei mezzi d’informazione. E infine, utilizzando ogni cromatismo possibile, nel 1991 e ‘92 Fromanger dà vita a De toutes les couleurs, peinture d’Histoire, monumentale capolavoro in esposizione che visualizza aerei da guerra, missili, carrarmati, piramidi egiziane, donne tribali, creature animali… A trent’anni dalla Figuration Narrative e a venti da quei passanti dei grands boulevards che sfioravano le vetrine, c’è la società postmoderna in questi schizzi di colore che invadono i circuiti elettronici.
Gérard Fromanger
a cura di Michel Gauthier
catalogo Éditions du Centre Pompidou con testi di Michel Gauthier e Olivier Zahm
17 febbraio – 16 maggio 2016
Centre Pompidou, Galerie du Musée, Niveau 4
Place Georges Pompidou, Parigi
Orari: tutti i giorni tranne il martedì, 11.00-21.00, la biglietteria chiude alle 20.00
ingresso intero € 14, ridotto € 11
Info: 0033 1 44781233
www.centrepompidou.fr