GENOVA | UnimediaModern Contemporary Art | 8 febbraio – 20 marzo 2014
di Luisa Castellini
Del Moretti (bar) ci sono fotografie e, si capisce, risate. Di Vittorio (ristorante a Sottoripa) scontrino, fotografie, appunti. Di tante mini-botteghe scure e disordinate nella casba zeneize, l’odore acre. Dei discorsi confusi di due amanti ascoltati un giorno al Ducale (palazzo) la fedele, possibile, trascrizione. E poi pensieri, appunti, sensazioni.
In tedesco. In italiano. E disegni nei quali il segno va lesto e sicuro a rincorrere assonanze e dissociazioni, giochi e trappole che solo l’orgoglio del linguaggio fa scovare e apprezzare. Sì il linguaggio. Balordo-Babordo. Mancia-Mangia. Affilare-Affiliare. Unguento-Utente.
L’avventura è quella della scoperta di una lingua, l’italiano, imparata passo dopo passo. Così, la lingua, bambina e dispettosa, chiama una parola dopo l’altra. Joeux de mot. Significati che si abbracciano, confermano e contraddicono trovando corrispondenza e viceversa nel segno di cui sopra con puntuale, a volte, feroce, ironia. No, non chiamiamolo cahier de voyages il volume Genova di Pavel Schmidt (edition clandestin – De Ferrari Editore, Genova, 2014). Non circoscriviamolo in una categoria anche se la tentazione è sempre lì a portata di mano. Ma sarebbe un torto perché quest’opera dedicata alla ex-Superba, da cui sì il volume ma ancor prima la mostra ordinata da UnimediaModern costellata di ossimori plastici, nasce più che dal movimento, proprio del viaggio, dalla permanenza, tipica di quell’abitare che però non ha rinunciato né dismesso l’abitudine allo stupore.
Così a cavallo tra il 2007 e il 2008 il nostro è per sei mesi in residenza a Genova, «maestosa, solenne e grigia come la sua ardesia, ma anche vivida e cangiante come il suo mare e i suoi tramonti» come ben scrive Caterina Gualco. Ed è proprio lei a rintracciare due delle anime di Pavel Schmidt, Nouveau Réalisme e Fluxus, che si fondono nel gusto per l’oggetto trovato – vedi l’antinebbia manuale acquistato in via Canneto il corto che dà il la all’opera “In caso di nebbia attivare la Venere”– e risemantizzato sì, ma sempre nel piacere dell’ironia. Così di un’altra Venere è omaggiato il lato B: a corredo fa capolino l’apposita pomata, per non rischiare troppo l’effetto piedistallo o cabinet de curiosités. La sessualità, gioiosa e irriverente, è accennata, simboleggiata o chiamata in ballo esplicitamente insieme al gusto e alla convivialità. Perché di Genova anzi tutto lo hanno stregato i bar e le trattorie e, ancora, le osterie. Con chi da generazioni le gestisce, forse un poco pure pure subendole. Ma non c’è spazio per la nostalgia, qui, nella Genova indagata dall’artista svizzero polacco che nelle sue sculture – di solito di scala monumentale: vedi nel giardino di Daniel Spoerri, di cui è stato assistente – mantiene di quella scala, così come della vita, l’alta tonalità.
Genova. Pavel Schmidt
8 febbraio – 20 marzo 2014
UnimediaModern Contemporary Art
piazza Invrea 5(b), Genova
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