MARETTI EDITORE | MAURO ULIASSI INCONTRA/MEETS GIOVANNI GAGGIA
di MARIA VITTORIA PINOTTI
Intorno al Cinquecento taluni cultori ed amanti dell’arte ricavarono nelle loro case particolari ambienti chiamati wunderkammer, termine che in italiano significa letteralmente “camera o gabinetto delle meraviglie”, significativo del desiderio di voler confrontare i diversi aspetti del mondo. Infatti, proprio in questi luoghi venivano accumulati, in maniera ecclettica, reperti naturali, cammei, monete, sì da essere considerati come una raccolta di oggetti che rifletteva un particolare interesse verso il mondo dei naturalia ed artificialia [1]. Variegate collezioni tali da unire elementi apparentemente opposti, oltre ad essere una preziosa testimonianza dell’interesse per la natura delle cose. Singolari connessioni che rappresentavano, in altri termini, un’inedita ricostruzione di una realtà magnifica caratterizzata dalla singolare modalità in cui gli oggetti venivano accostati tali da rivelare una segreta corrispondenza tra le cose. Proprio in una poesia intitolata Corrispondenze, Charles Baudelaire racconta come queste raccolte erano accomunate da echi apparentemente lontani, in cui i “profumi, i colori, ed i suoni si rispondono” [2]. Ecco che un simile criterio, basato proprio sul gioco delle corrispondenze, trova spazio nel volume intitolato Mauro Uliassi incontra/meets Giovanni Gaggia, edito da Maretti Editore (240 pagine), con una prefazione di Massimiliano Tonelli, testi critici di Antonio Paolini, Marcella Russo e della curatrice della collana Maria Paola Poponi.
La pubblicazione fa parte di una collana editoriale nata nel 2011, dedicata all’incontro tra arte e cucina, volta ad unire le voci degli chef stellati d’Italia ai grandi artisti dell’arte contemporanea; inoltre, il libro dedicato a Gaggia e Uliassi è presentato con una nuova veste editoriale dalla grafica fresca, impattante e con un appeal stimolante. Il volume di cui si parla è il frutto di tre anni d’incontri e confronti tra l’artista Giovanni Gaggia (Pergola, 1977) e lo Chef stellato Mauro Uliassi (Senigallia, 1958), progetto sviluppato partendo da un caposaldo fondamentale: far dialogare la realtà culinaria di Uliassi, gestore di un ristorante a tre stelle Michelin in Senigallia e l’artista Giovanni Gaggia creatore di un florilegio di opere prodotte nell’arco temporale 2007 – 2020.
Il risultato che ne consegue è una selezione di ventuno realizzazioni creative di Gaggia, che vengono messe a confronto con altrettante ricette culinarie ideate da Uliassi, il tutto quasi ad immaginare una stanza delle wunderkammer d’arte e cucina, percependo, nel contempo, un indicibile e raffinato dialogo dettato da diverse corrispondenze sensoriali. Questo aspetto di inusuale giunzione è sottolineato anche da Massimiliano Tonelli, il quale, nella prefazione al volume, afferma come entrambi i protagonisti abbiano “deciso di andare oltre alla loro professione, hanno puntato ad allargare, a coinvolgere a farsi connettori, a tramutarsi in dispositivi di relazioni”. L’incontro tra arte e cucina avviene proprio sulle note di un dialogo orchestrato intorno ai sapori della terra d’origine dei due protagonisti, a tal proposito, è lo stesso Giovanni Gaggia ad affermare che il progetto si “è sviluppato sul territorio, facendo emergere la creatività di entrambi”. In questa maniera l’incontro tra più voci, solo apparentemente agli antipodi, ruota attorno a due luoghi chiave, ovvero, per Gaggia la realtà di Casa Sponge, un rifugio per artisti e collettore di idee fondato nel 2008 presso Mezzanotte di Pergola (PU), mentre per Uliassi il suo ristorante di Senigallia in riva al mare.
Questo particolare legame con il territorio marchigiano, i suoi frutti e le sue tradizioni è stata la scelta portante che ha guidato l’accurata selezione delle materie prime utilizzate dallo Chef, tutti prodotti freschi derivati dal mare e dalla terra. In questo modo ogni ingrediente viene proposto secondo una logica che appartiene ad un’eredità geografica e topografica, per poi riflettersi con una perfetta simbiosi iconologica, alla selezione delle opere dell’artista Gaggia. Ecco, quindi, che la creatività proveniente da due mondi diversi diventa lo strumento per il confronto volto a stimolare nuove combinazioni inedite di saperi e sapori sviluppate secondo appassionanti schede dialogiche: il racconto dei piatti dedicato alle ricette di Uliassi e la storia delle creatività in cui le opere di Gaggia vengono raccontate secondo uno storytelling inedito che intreccia le voci di un territorio e le sue tradizioni.
Un elemento che cifra, con grande e diffusa enfasi, il volume è l’interessante selezione di opere performative di Gaggia, scelte creative volte a dimostrare come la sua produzione sia una forma di arte intermedia basata sulla cooperazione e l’intervento di media e mezzi espressivi appartenenti a svariati linguaggi artistici, musica, danza, azione teatrale. È proprio lo stesso artista che ci induce a considerare quanto realizzato come l’unione del pensiero e l’azione, laddove lo stesso afferma come questi siano “gli elementi cardine della mia vita. Mi sono spesso ritrovato ad agire senza una struttura solida alle spalle e non mi riferisco soltanto alla performance, ma più in generale al mio cammino di uomo”. [3]
Dovendo selezionare una tra le più convincenti opere tra quelle riportate nel volume, è utile citare Centrum Naturae (2017), andata in scena presso il Gender Bender Cassero della città di Bologna ed eseguita assieme all’artista Mona Lisa Tina. L’azione performativa risulta esemplare per la capacità di Gaggia di considerare il corpo come un medium privilegiato, sfidando l’idea del pudore del corpo nudo, che si carica di un pathos teatrale tale da sollecitare una convinta e conseguente partecipazione del pubblico. Durante l’esecuzione dell’opera due corpi nudi, macchiati a tratti di colore nero, si stringono in un inestricabile abbraccio, generando una forma simile ad un’opera scultorea. Il pubblico, pertanto, è chiamato ad interagire con un attento e attonito sguardo; solo alla fine le due figure vengono coperte con un telo bianco, come a voler far decantare il loro abbraccio e renderlo quietamente eterno. Ciò che lega questa performance al piatto di Uliassi è il dominante colore nero dei corpi dei due performer, al punto tale da diventare il motivo di congiunzione per il piatto proposto dallo Chef stellato. Ed ecco che il Gaggia ci rammenta che “in questa maniera l’opera d’arte non è mai suddita dell’illustrazione del piatto, bensì l’intreccio è basato proprio sulle studiate relazioni tra l’opera e la ricetta culinaria”. Ritornando alla performance di Gaggia, è utile sottolineare la circostanza che vede la fisicità come un territorio visivo, una sorta di riconfigurazione estatica sospesa nell’energia dei gesti e nelle colorazioni dei due performer. È proprio per questa accezione scenica che, per alcuni versi, Centrum Naturae ricorda quella di Marina Abramović e Ulay, intitolata Relation in Space ed eseguita a Venezia nel 1976, in cui dopo un flagrante scontro frontale i due corpi nudi poi rimbalzavano rumorosamente. Se secondo l’Abramović l’energia propulsiva è nello scontro quasi violento, in Gaggia, invece, la forza è nell’incontro; così il punto comune di entrambe le azioni artistiche risiede nell’obbiettivo, a definirlo con le parole della stessa Abramović, di “creare una operazione minimalista, e non c’è nulla di più minimalista possibile del corpo nudo in uno spazio vuoto.” [4]
Da ultimo, è interessante far cenno all’insolito accoppiamento che viene proposto a chiusura del volume, laddove si fa nota del fantastico dialogo tra il disegno di Giovanni Gaggia, intitolato carciofo#3 e Cavalli di Giorgia (2020), e la ricetta di un piatto semplice ed essenziale qual è la pasta in bianco; a tal proposito è lo stesso Gaggia ad affermare come questo piatto sia un percorso sensoriale che ci conduce verso “l’essenza, [e] alla verità. È un sapore che appartiene al tempo di tutti. La memoria, con questo piatto, fa un balzo indietro e ritorna all’infanzia.” L’opera carciofo#3 e Cavalli di Giorgia, eseguita su carta cotone, con la collaborazione della piccola nipote dell’artista di soli tre anni, ruota armoniosamente secondo delle forme esplose, attorno all’elemento naturale del fiore del carciofo, disegnato da Gaggia, raffigurazioni impreziosite da geometriche forme rudimentali eseguite dalla bambina. Singolare ed irripetibile duetto da considerarsi come forma riassuntiva del gioco relazionale delle parti che caratterizza tutto il volume, poiché proprio nella limpidezza dell’accostamento dell’esecuzione a quattro mani risiede il confronto che corre lungo il tracciato della pubblicazione: ovvero una raccolta di voci complementari, con un unico punto di incontro nella creatività dalle forme e dalle scelte realizzate.
A questo punto traspare chiaro come il messaggio subliminale del volume si trovi proprio nelle ultime pagine, laddove le apparenti corrispondenze si sviluppano nella forma dell’ascetismo comportamentale, rintracciabile nelle opere di Giovanni Gaggia, per diventare vivo e tangibile nei sapori semplici e genuini delle ricette di Mauro Uliassi.
Info: www.marettieditore.com
[1] Naturalia e artificialia sono due categorie con cui venivano classificate le meraviglie esposte nelle wunderkammer, alla prima categoria appartenevano gli oggetti del regno della Natura, come fossili d’animali, pietre, alla seconda categoria fanno parte le meraviglie creative prodotte dall’essere umano.
[2] Charles Baudelaire, Corrispondenze, I fiori del male e tutte le poesie, Newton Compton Editori, 1996, p. 51
[3] Intervista di Giovanni Gaggia intitolata Distanze inverse, rilasciata per la rivista Espoarte, versione cartacea numero 110, speciale performance, anno XXI, Trimestre n. 3, 2020, p.67
[4] Marina Abramović, Attraversare i muri: Un’autobiografia, Bompiani, 2018, p. 105