Capaccio (SA) | Parco Archeologico di Paestum
Intervista a Gabriel Zuchtriegel di Matteo Galbiati*
Dopo oltre vent’anni i Templi di uno dei siti archeologici più belli dell’intero Mediterraneo, fiore all’occhiello del patrimonio culturale italiano e amato e visitato ogni anno da migliaia di visitatori, sono tornati ad accogliere tra le loro possenti colonne il pubblico, che ha potuto ammirarne da vicino la bellezza e l’unicità. Ampliando il normale percorso di visita, i visitatori si sono potuti avvicinare ai grandi monumenti, come da molto tempo non succedeva, garantendo emozioni davvero forti, incomparabili come in pochissimi altri luoghi come questo.
Il nuovo direttore del sito, Gabriel Zuchtriegel, vuole che il Parco Archeologico di Paestum sia fruibile in modo speciale, perché solo con un interessamento condiviso e partecipato – dallo staff al pubblico, dalle istituzioni agli abitanti della zona interessata – si potrà procedere ad una virtuosa valorizzazione di un patrimonio ineguagliabile. Ecco i pensieri, le realizzazioni e i progetti che il direttore ha condiviso con noi:
Lei è uno dei direttori stranieri scelti a dirigere un’importante istituzione museale italiana: come ha reagito alla sua nomina? Cosa rappresenta per lei?
Quando ho ricevuto la telefonata dal Ministero, mi sono dovuto sedere sul marciapiede lì dove stavo… Per me rappresenta una grande responsabilità, ma anche la gioia di poter lavorare in un posto così magico e unico nel mondo.
Rispetto alle (inutili e superflue) polemiche sull’assegnazione a direttori stranieri – e non a italiani – di questi poli culturali, quale è il suo pensiero?
Nessun pensiero, solo la convinzione che chi ama questo Paese può fare del suo meglio indipendentemente dal passaporto che porta in tasca. Inoltre il fatto di non essere nato in Italia non è mai stato un tema a Paestum.
Come è stato accolto a Paestum? Che ambiente di lavoro ha trovato?
Un’accoglienza molto calorosa che mi ha commosso. L’ambiente di lavoro è molto positivo, anche per il contesto più ampio. Prima di insediarmi a Paestum, molti mi dicevano: vedrai che sarà difficile. Non dico che è sempre facile, ma ho trovato una squadra aperta al cambiamento e all’innovazione.
Quali sono i punti vincenti di questa istituzione?
La tutela e la ricerca. Il Parco Archeologico di Paestum è un campione imparagonabile per l’archeologia della Magna Grecia e per l’architettura greca. C’è un grande patrimonio, anche in termini di conoscenza storico-archeologica e in materia di tutela e conservazione. Con i nostri progetti di ricerca, con scavi e mostre vogliamo continuare questa tradizione. Faremo nuovi scavi nell’area archeologica, ma anche nuove ricerche sui materiali in deposito. Attualmente stiamo lavorando su un progetto di ricerca e analisi scientifiche che getteranno nuova luce sulla Tomba del Tuffatore, una tomba dipinta datata al 580-70 a.C., e che vogliamo presentare nel 2018 in una grande mostra in occasione del cinquantesimo anniversario della scoperta.
Quali sono, invece, le sue criticità e le problematiche su cui occorre intervenire immediatamente e con urgenza?
Ci sono problemi strutturali che riguardano soprattutto l’edificio museale, ma anche criticità nella fruizione. Possiamo migliorare la comunicazione e i supporti didattici, per trasmettere più conoscenza ad un pubblico sempre più ampio.
Come va ri-organizzato il Parco Archeologico?
Per raggiungere gli obiettivi non è solo importante che ciascuno sappia di cosa si deve occupare, ma anche che tutti si sentano responsabili e chiamati a sviluppare la loro creatività. È un lavoro di squadra, un fatto di motivazione. Aveva ragione Lao Tzu quando diceva: “Un leader è migliore quando la gente sa a malapena della sua esistenza; quando la sua opera sarà compiuta, il suo obiettivo raggiunto, la gente dirà: siamo stati noi a farlo”.
Quale piano, quali idee, ha in mente per questo luogo? Quale sarà la “rivoluzione” Zuchtriegel?
Siamo già in piena rivoluzione. Quando Enrico Pieranunzi e due altri pianisti jazz suonavano nell’ambito della nostra rassegna estiva davanti alla c.d. “Basilica”, il tempio più antico di Paestum che abbiamo reso accessibile senza barriere architettoniche (primo e unico tempio con questo tipo di accessibilità in tutto il Mediterraneo), c’era molta gente tra le colonne per ascoltare, e molti altri seduti in platea al di fuori del tempio. Il pubblico era entusiasta e incantato. Era una serata magica, sotto il cielo dell’estate mediterranea e ai piedi delle colonne doriche del VI sec. a.C., ma dietro c’è un lavoro pazzesco. Però ce l’abbiamo fatta: abbiamo aperto i templi dopo venti anni che i visitatori non ci potevano entrare, siamo stati aperti tutta l’estate dal giovedì alla domenica fino a mezzanotte e abbiamo portato una rassegna di qualità internazionale nell’area archeologica, per citare solo alcuni progetti… Se questa non è rivoluzione…
Non vuole, quindi, pensare solamente a progetti legati all’antico… Come è possibile inserire la cultura artistica contemporanea in un luogo come questo? Quali scelte farà?
Devono essere scelte di qualità. Per questo è importante la collaborazione con altri enti e figure. Nel caso della rassegna musicale, abbiamo nella figura di Luigi Taglioni un grande conoscitore del settore che ha elaborato insieme a noi un programma eccezionale. Ugualmente nel settore dell’arte contemporanea, un tema a noi molto caro, anche perché c’è una tradizione a Paestum, collaboriamo con figure esperte. Dal punto di vista archeologico, Paestum è una realtà mondiale, non per niente è un sito UNESCO. Anche le altre attività che facciamo devono corrispondere a questo livello
Come intende coinvolgere il territorio e la sua gente nel processo di valorizzazione e di rilancio? Come intende far sentire in modo decisivo il valore di risorsa che il Parco Archeologico rappresenta per la sua regione?
È un tema complesso, stiamo lavorando su molti fronti. Ma faccio un esempio concreto: l’abbonamento annuale che abbiamo introdotto a luglio di quest’anno. Con 15.00 Euro si ha l’ingresso al Parco Archeologico e al Museo per 365 giorni, compreso tutte le iniziative incluse nel biglietto, come per esempio la rassegna musicale. Ad oggi ci sono pochissimi visitatori che ripetono la visita più di una volta all’anno: con l’abbonamento, che fa risparmiare già dalla seconda visita, speriamo di rinforzare il legame con la gente del posto, che può vivere il Parco Archeologico e il museo come una realtà quotidiana, ma anche con tutti i turisti e viaggiatori che vengono per più di un giorno e vogliono approfittare della ricca offerta di eventi e incontri.
I suoi sogni, gli auspici e le attese?
Quando esco di sera dall’ufficio e vedo i templi nella luce del tramonto, sono convinto di vivere già in un sogno. Auspico di poterlo condividere con sempre più persone da tutto il mondo. Paestum è una specie di medicina per l’anima di cui abbiamo bisogno in un mondo sempre più disincantato e mercificato.
*Intervista tratta dallo speciale “BENI CULTURALI: i nuovi direttori della riforma Franceschini” su Espoarte #94.
Parco Archeologico di Paestum
Via Magna Grecia 919, Capaccio (SA)