GENOVA | Prisma Studio | 12 aprile – 25 maggio 2019
Intervista a FUMATTO di Francesca Di Giorgio
Una volta la parola tape la sentivamo pronunciare spesso. Siamo negli Anni ’80, gli anni dei “nastri” delle audiocassette e della penna a Bic, che permetteva di riavvolgere il nastro magnetico sfuggito al controllo.
Le musicassette hanno reso un po’ tutti dei deejay così come la fotocamera di un cellulare ci ha resi tutti fotografi, o almeno nel senso “pop” del termine. Quelli che sembrano solo accenni nostalgici legati a due icone degli eighties, la musica e l’epoca d’oro della cancelleria, hanno la capacità di trasportare nel mondo creativo di Matteo Fumagalli, in arte Fumatto, che gli ’80 li conosce bene. Nato nel 1976, a Milano, dove vive e lavora, dopo essersi laureato in comunicazione visiva, si specializza in tecniche di animazione presso la scuola di cinema, che gli permette di collaborare nello studio dell’artista Fusako Yusaki, iniziando così a realizzare cartoni animati in plastilina per la RAI, spot pubblicitari ed editoriali.
Le collaborazioni con riviste di moda (come scenografo e illustratore), i progetti di carte da parati di design e la ricerca pittorica per la stampa di tessuti preziosi e ricami non frenano la parallela produzione artistica di cui la mostra Re-Tape – #liberté #égalité #fraternité, a cura di Manuela Oneto, in corso da Prisma Studio a Genova, segna una “rimessa a nuovo”, per citare uno dei significati racchiusi nel titolo…
Prima di tutto chi è Fumatto e come è arrivato da Prisma Studio a Genova?
Fumatto è un creativo visionario nato e cresciuto tra Milano e Genova… Milano è la città dove vivo e lavoro, Genova invece oggi è la città che mi riconosce come artista!
Non è un caso, la mia curatrice, Manuela Oneto è genovese, una delle mie più care amiche d’infanzia che dopo anni a Parigi come curatrice ha deciso di tornare a Genova e portare novità abbracciando come curatrice indipendente il progetto di Prisma Studio… ed eccoci!
Anche il nome con cui hai scelto di firmare le tue opere rivela molto sulla tua visione… Il mondo più raggiungibile sembra quello del fumetto di realtà ma l’ironia e le modalità di comunicazione si avvicinano al Pop e alla Street Art…
Il nome Fumatto nasce dall’esigenza di trovare un alterego, un alias svincolato e libero. Lavorando come creativo e Visual artist per agenzie di spettacolo e moda la necessità per portare avanti la mia ricerca personale era quella di creare un altro me. Nasce così l’acronimo FUMATTO che casualmente suona come fumetto. Ho studiato comunicazione visiva e mi sono specializzato in tecnica del cinema d’animazione, quando ancora si disegnava tutto a mano, è quel gusto del fumetto e dei cartoons che ha preso il sopravvento rispetto alle forme accademiche. Ho sempre disegnato, su carta o sul muro, dalla matita alle tempere a calce passando allo spray. Milano, come tutte le grandi città, offre spazio e opportunità, eccomi quindi passare da studi di animazione a studi di design e decorazione. Poi l’opportunità di lavorare in una agenzia di eventi che ha aperto in me la curiosità che ancora oggi mi tiene vivo, perché l’arte oggi si è trasformata in intrattenimento o meglio la si confonde con la capacità di intrattenere, di stupire. Vedere le cerimonie di apertura delle Olimpiadi, lo show della finale del Super Bowl o la Monna Lisa al Louvre tutto è spettacolo, tutto è arte!? Quindi oggi si fa labile il confine tra esibire per l’esigenza di raccontare o per il semplice gusto di sorprendere?! Io credo che l’arte abbia il compito di fare domande e di non dare risposte, interrogare, per l’urgenza di un artista di esplorare o per il semplice gusto di stupire! No regole, no forma…. È per questo credo che l’arte contemporanea susciti così tanto interesse oggi.
Il nastro adesivo di carta e la penna Bic sono iconici tanto quanto i soggetti dei tuoi lavori. Che siano personaggi tratti dai fumetti, da opere d’arte famose, dalla storia contemporanea o da giochi, tutti passano attraverso una rielaborazione diretta o indiretta, evidente o suggerita. Qual è il tuo concetto di “icona” e soprattutto quale pensi possa essere il suo “ruolo” oggi?
Icone del passato, icone del presente. Icone della musica, dello sport, della cultura, del lusso… Oggi pare che a confermare o a scoprirne di nuove sia la rete, il web. Per facilitare la condivisione tutto si trasforma in un contenuto breve, dalle stories su Instagram agli hashtag per i post, così come per i tweet e per le GIF animate! Tutto si è asciugato da approfondimenti ed analisi, tutto galleggia in superficie e oggi se qualcosa o qualcuno funziona o piace fa il giro del mondo in un click ed è subito “icona”. Altro che il vecchio mondo del divismo! Basta anche pensare ai “meme” e al fenomeno esplosivo che è in rete! Io mi diverto a vedere come tutto si evolve.
Lo scotch non è un materiale neutro e oltre ad essere supporto dei disegni in alcuni tuoi lavori è declinato in versione “tridimensionale”. Puoi raccontarci come hai scelto di esprimerti proprio con questo materiale e quali sono state le tue prime sperimentazioni?
Lo scotch di carta è un materiale che serve molto all’imbianchino a mascherare i profili e a tirare dritte le righe, all’acquarellista per poter proteggere il perimetro del foglio e ad acquerello finito levarlo per ritrovare una bordatura bianca, perfetta (passepartout)… Mi chiedeva dignità! Passare da strumento di un buon lavoro a protagonista! Dai miei acquerelli conservavo i profili di scotch sporchi di colore, ho provato successivamente ad assemblarli in composizioni astratte sino al casuale ritratto fatto con la penna bic su strisce di nastro allineate su un foglio, l’effetto vintage mi colpì così tanto da non mollare tale pratica.
Nascono così dei ritratti da tavolo chiamati the White Rabbit… Da Kurt Cobain a Rita Levi Montalcini a Totò sino a Marcel Bich inventore della fatidica penna bic, opera che venne acquistata dalla famiglia Bic e presente nel 2018 a Parigi nella collezione Bic presso lo spazio 104 CENTQUATRE. Lo scotch, oltre ad essere supporto dei disegni in alcuni lavori, lo utilizzo in maniera “tridimensionale”, impilando bobine di nastro nuove o usate, e disegnandoci sopra come se fossero statue o colonne. Questa modalità ha iniziato a prendermi la mano, dalle madonne ai meme!
Re-Tape, la mostra in corso da Prisma Studio a Genova, riporta un motto inequivocabile #liberté #égalité #fraternité. Dopo la tua recente mostra a Parigi questo è il primo capitolo che prevede ulteriori sviluppi?
Ci sto lavorando… Diciamo che il progetto Re-Tape è un racconto, è uno strappo, una storia sicuramente senza un finale scontato. La mia ricerca e la mia curiosità non si fermano a questo capitolo ma partono sicuramente da qui, da un nastro di scotch srotolato e da un segno a penna bic!
Fumatto. Re-Tape -#liberté #égalité #fraternité
A cura di Manuela Oneto
12 aprile -25 maggio 2019
Prisma Studio
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