REGGIO EMILIA | Palazzo da Mosto | Fino al 24 novembre 2024
di IACOPO COTALINI
Dal 21 settembre, Palazzo da Mosto (RE) ospita Frattempo. Le curve di Mandelbrot, una retrospettiva storiografica su Luciano Bertoli, scomparso nel 2021, con quasi cento opere esposte a cura di Martina Corgnati. La mostra prende il titolo dall’ultima serie di dipinti dell’artista fino ad oggi inedita, che a loro volta sono dedicati alla specifica scoperta astrofisica, le curve di Mandelbrot.
Attraverso l’allestimento storiografico articolato nelle varie sale del palazzo, è possibile comprendere come Bertoli sia sempre stato un uomo di scienza, dedito alle nuove scoperte e ai nuovi sviluppi in materia. Sin dagli esordi, infatti, Bertoli dimostra di avere competenze nella meccanica e nell’ingegneria, dando vita a lavori come Vale più di mille parole (1975). L’opera racchiude al suo interno tutte queste conoscenze, ravvivate da un’ironia patafisica alla Jarry e da mostri meccatronici che ricordano per le fattezze quelli di Bosch e per la tecnica quelli di Rambaldi. Ad animare l’esposizione non vi sono solo queste figure, ma anche le “Virtuosine”, ovvero installazioni meccaniche che producono suoni metallici quasi di un disturbo giocoso e leggero.
Proseguendo nella mostra, si è circondati da disegni e progetti di Bertoli, eseguiti con una meticolosa cura dei dettagli, e si percepisce come la poetica dell’artista abbia dei riferimenti non solo nella scienza ma anche nella fantascienza e in tutti i suoi derivati. Ne è un esempio Città alcoolica (1985), un paesaggio di plastiche colorate e plexiglass in cui la lezione di Blade Runner riverbera lungo tutto lo skyline utopico e in miniatura dell’artista reggiano.
La seconda parte della mostra è, invece, dedicata ai dipinti che raccontano gli ultimi trent’anni di produzione dell’artista. A introdurre le sale, è presente il numero della rivista americana Science dell’85 sulla cui copertina è raffigurata la curva di Mandelbrot.
Nello specifico la curva rappresenta un frattale, ovvero un oggetto geometrico che si ripete nella sua forma in scale diverse. Tale teoria diventa cardine della riflessione di Bertoli, che definisce la sua intuizione come un’“auscultazione matematica” composta da immagini che intuiscono l’origine dell’universo quantistico teorizzata da Bohr e Planck. In Frattempo, Le curve di Mandelbrot (1997) la tavola diventa quindi testimone di questa teoria, facendo risplendere le intuizioni dell’artista grazie al suo sapiente uso dei colori a olio. Con ‘fra-tempo’ Bertoli intende dunque una serie di simultaneità, di mentre, che brillantemente vengono portati all’occhio dello spettatore, come avviene in Cinque elementi spazio temporali (2015). Anche in questo caso la teoria scientifica viene interpretata in tutta la sua poesia, proiettando lo sguardo in un universo apparentemente lontano e incomprensibile, in cui la fisica quantistica risplende del suo magnetico mistero.
Con Frattempo. Le curve di Mandelbrot si ha dunque l’occasione di entrare nella mente di un artista eclettico e mosso da intuizioni inaspettate, che non ha mai avuto il timore di confrontarsi e relazionarsi con le scoperte scientifiche più complesse e visionarie del suo tempo, mantenendo intatto il suo desiderio di conoscenza.
Luciano Bertoli. Frattempo. Le curve di Mandelbrot
a cura di Martina Corgnati
21 settembre – 24 novembre 2024
Palazzo da Mosto
Via Giovanni Battista Mari 7, Reggio Emilia
Info: Fondazione Palazzo Magnani
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