BOLOGNA | ONO ARTE CONTEMPORANEA | 26 gennaio – 26 febbraio 2017
Intervista a DUILIO FORTE e GIORGIA MARRAS di Luisa Castellini
Solo l’arte può rendere così sottile il tempo e lo spazio per intonare nuovi movimenti intorno a se stessa e al suo essere intuita, pensata, riflessa. Così a Bologna, alla galleria Ono Arte, dove tra documenti, tracce e divagazioni, si incontrano Duilio Forte e Giorgia Marras per mettere in scena il proprio pensiero su e intorno a Munch e lasciare che questo, insieme a quelle opere iconiche che ormai appartengono al nostro vocabolario visivo, permetta di ripensare, immaginare e riscrivere a propria volta l’avventura umana e artistica del grande maestro del Nord.
Luisa Castellini: In che modo hai ricostruito poeticamente lo studio di Munch mentre dipingeva L’Urlo?
Duilio Forte: Partendo da Finis Extra, dall’idea di confine tra il fuori e il dentro, quello spazio sottile, permeabile ed elastico, su cui si muove l’opera d’arte, che rende tangibile la separazione tra mondi diversi ma complementari. Il confine incarnato nell’opera d’arte è il luogo in cui l’esperienza umana trova nuovi territori di espansione del significato della nostra cultura. Un luogo difficile, scivoloso che ci porta a cavalcare l’onda sul limite del baratro, del nulla, del non senso. Da qui l’idea di “ricostruire” lo studio di Munch attraverso un esterno, tre finestre dalle quali scrutare paesaggi e quindi spazi interiori prima di scendere ulteriormente in profondità. Questo avviene entrando dentro la scultura URSUS cinematicus che conduce ad un altro passaggio, la visione cinematografica.
Dipinti stretti da cornici-finestre, una scultura che ci accoglie al suo interno mostrandoci un film, sculture: come si articola questo confine nelle opere in mostra?
Dall’ispirazione di Munch ci muoviamo attraverso questa dialettica dentro-fuori guidati dalle opere. Le finestre rivelano i possibili paesaggi, soprattutto interiori, che si potevano ammirare dallo studio di Munch e la visione che lo costrinse a dipingere L’Urlo. E poi ci imbattiamo nell’URSUS cinematicus. Una grande scultura che ci permette di entrare al suo interno e di vedere il corto Ursus in Love di cui ritroviamo indizi nella scacchiera e nelle altre sculture in mostra.
Le diverse esperienze confluiscono nella visione cinematografica?
Ogni interno ha un esterno, ed è a sua volta anche esterno per un interno più profondo. Lo spazio interno e lo spazio esterno convivono come due realtà parallele compresenti, come il mondo interiore delle emozioni popola le opere di Munch. La realtà strutturata come gusci di protezione concentrici. E proprio nel luogo di confine si attua la scoperta e l’amplificazione di senso del reale. Il film riflette sui temi della sfida e della paura attraverso una partita a scacchi. Lo spazio è dominato da questo gioco tra le diverse dimensioni della realtà, un gioco di equilibrio tra dentro e fuori in un rincorrersi continuo tra i due luoghi contrapposti per riuscire a comprendere il significato del confine.
Chi è Munch before Munch?
Giorgia Marras: Munch before Munch è il titolo che ho scelto per rendere evidente sin dal principio la mia intenzione: raccontare la vita e l’opera meno conosciuta di Edvard, cercando di andare al di là della sua opera simbolo. Tutti conoscono L’Urlo di Munch, ma pochissimi conoscono le altre sue opere pittoriche, per non parlare di quelle grafiche. Ancora meno persone conoscono la sua vita, che è stata ricca, emblematica, ed è giunta fino a noi sotto forma di migliaia di pagine di diario. Ed è stato proprio grazie a questi scritti che ho potuto scoprire un uomo fragile e problematico, ma allo stesso tempo determinato, ironico e coraggioso, con una grande capacità di analizzare il suo animo e di fotografare un’epoca, le persone, i luoghi.
Come hai avvicinato il giovane e irrequieto Munch, sfidando il tempo e lo spazio?
Edvard Munch era un pittore norvegese vissuto tra fine ‘800-metà ’900, per cui apparentemente non ci potrebbe essere nulla di più distante tra la mia esperienza e la sua. Ma quando si leggono i diari, ci si rende conto di quanto le sue paure, i suoi desideri e sentimenti siano universali e condivisibili. In fondo non racconto solo la storia di Munch, ma quella del giovane Edvard, che decide di dedicare la sua vita alla pittura pur dovendo fronteggiare le ostilità della famiglia, della società e dello stesso milieu intellettuale e artistico. E tutto questo in un momento dove la società norvegese sta mutando profondamente. Vive con spirito bohémien, ma ha ricevuto un’educazione cattolica. Analizzare tutti questi contrasti è molto interessante.
In che modo il linguaggio della graphic novel ti ha permesso di compiere questo raccordo?
Amo raccontare storie, e il linguaggio del fumetto è l’unica lingua della quale io sia riuscita finora ad appropriarmi. Grazie a esso, sono riuscita a dare delle immagini anche a situazioni delle quali Munch aveva scritto nei diari. È una grande responsabilità e una grande emozione. Mi emoziona sempre dare vita alle scene di una storia!
Il 2 febbraio alle 18.30 sarai in galleria per raccontare come è nato il tuo viaggio alla scoperta di Munch. Come si intrecciano mostra e incontro?
In mostra sono esposte una selezione delle mie tavole originali, alcune stampe e approfondimenti. L’appuntamento del 2 febbraio permetterà di raccontare insieme a Vittoria di Ono Galleria, la storia dietro il libro. Incontrare il pubblico è uno dei miei momenti preferiti: lo scambio di opinioni che si viene a creare è molto arricchente e ti dà un resoconto tangibile di quello che sei riuscita a raccontare con la storia.
L’Urlo prima di Munch
Duilio Forte e Giorgia Marras
26 gennaio – 26 febbraio 2017
Presentazione della graphic novel Munch before Munch, Tuss edizioni
alla presenza di Giorgia Marras
giovedì 2 febbraio, ore 18,30
Ono Arte
Via Santa Margherita 10, Bologna
www.onoarte.com