Intervista a Blaž Peršin, direttore del Mgml, di Livia Savorelli
Fondamentale in tempi come quelli attuali essere open-minded e concepire la cultura, nella sua accezione più ampia, come strumento per formare ed aprire le menti, anche e soprattuto di coloro che sono meno avvezzi ai suoi luoghi e linguaggi. Certo è, inoltre, che le emergenze odierne – politiche, sociali ed ambientali – sono molte e che non si possa più ragionare per compartimenti stagni, pensando che la cultura e i Musei – quali suoi luoghi deputati – possano prescindere dal contesto nel quale sono inseriti. Di questo scenario è ben consapevole Blaž Peršin, direttore del MGML (City Museum and Galleries di Lubiana), fautore di un Museo che si apre alla propria città, diventando parte integrante di un processo di rinnovamento, che deve sì partire dal singolo ma soprattutto da un lavorare in sinergia e con degli obiettivi ben precisi. Dalle sue parole, il racconto di cosa sta accadendo a Lubiana…
Lubiana è in questi mesi impegnata in una serie di iniziative che coniugano fotografia ai massimi livelli, problematiche ecologiste e impegno sociale. Il motore dell’iniziativa che elegge Lubiana Capitale Verde d’Europa 2016 muove da un’urgenza di carattere ambientale, ovvero la vorticosa espansione di piante aliene utilizzate a fini alimentari o ornamentali che, diffondendosi nell’ambiente, hanno soppiantato le specie autoctone, alterato l’equilibrio naturale e minacciato la biodiversità.
Può approfondire le finalità del progetto, che vede tra l’altro un testimonial d’eccezione come Sebastião Salgado, la cui fotografia ha una portata ampissima in termini di diffusione di un messaggio ambientalistico e sociale?
Il progetto di Sebastião Salgado a Lubiana vuole sollecitare una consapevolezza universale per noi che, come individui e comunità locali, abbiamo un’enorme responsabilità nei termini di una nostra prospettiva globale, risposte su cosa ci sia da fare per preservare la nostra natura e, al contempo, per risolvere i problemi di sostenibilità ambientale. Tutto inizia da un’azione individuale. La responsabilità sociale del museo e delle gallerie di Lubiana è, in questo senso, oggi ancora più importante. Siamo un’istituzione che, avendo a che fare con un pubblico ampio, deve avere un ruolo didattico e pedagogico; la gente necessita, in termini contemporanei, di essere educata, con risposte pertinenti, sull’attuale nostro modo di vivere. Abbiamo bisogno di essere più presenti, critici e dobbiamo ottemperare a quelle domande imposte dall’attuale sistema neoliberista globale. Lubiana, in quanto piccola città, pur culturalmente vivace, in veste di Capitale verde d’Europa, ha il dovere e la responsabilità di mettere sul tavolo alcuni nuovi argomenti: quale sia la qualità della vita, le modalità di generazione di nuovi sistemi produttivi, cosa sia per noi l’“energia verde”, come ci occupiamo di modelli di riciclaggio, come i cittadini partecipano agli esempi di co-working nella società verde.
La Natura che ci circonda è unica ed eccezionale, non abbiamo altro da scegliere. Dobbiamo viverci in un profondo equilibro.
Il messaggio viene inoltre amplificato da un’iniziativa diffusa viralmente dai social con l’hashtag #lovelettertotheplanet: una lettera d’amore al pianeta per sensibilizzare il grande pubblico alla tutela dell’ambiente e degli ecosistemi naturali.
In questo progetto, si coinvolge davvero tutta la città e si dà nuova vitalità – in chiave sempre ecologista – all’artigianalità locale, vantando la Slovenia una tradizione quattrocentenaria nella produzione manuale di carta… Come sono state messe in piedi queste sinergie e quali finalità auspicate raggiungere? Come il pubblico potrà di fatto intervenire?
Abbiamo preso spunto da un’idea di un piccolo gruppo di studenti di design e architettura, uniti nell’associazione Re-Generacija, che hanno inventato un sistema per produrre carta da una pianta infestante (la Fallopia japonica o Poligono del Giappone). Questa carta è stata introdotta nel nostro progetto My love letter to the Planet (#lovelettertotheplanet). Il nostro obiettivo era, innanzitutto, sollecitare la partecipazione, per ottenere il coinvolgimento del nostro pubblico e dei nostri visitatori. I musei, solitamente, non si occupano di progetti che non rimangano chiusi tra le mura del museo stesso. Abbiamo, invece, bisogno di aprire le finestre e le porte dei musei, di agire nello spazio urbano per attirare l’attenzione di quelle persone che lo vivono, per offrire loro una lezione educativa. Le collaborazioni tra istituzioni pubbliche – in questo caso un museo – e non governative sono cruciali per ottenere risultati sinergici.
Chi approfitterà della vastissima proposta culturale di questi mesi a Lubiana, potrà anche visitare la casa, recentemente ristrutturata dopo due anni di lavori, di un’icona della città: l’architetto Jože Plečnik. La Casa di Plečnik è stata da lei definita «un laboratorio per conoscere la vita, le opere e la missione dell’architetto». Ci descrive brevemente le sue opere principali e come questo monumento che la città gli ha dedicato restituisca le peculiarità della sua figura?
Plečnik è per Lubiana quello che Antoni Gaudí è per Barcellona. È la sua icona. I suoi capolavori sono così profondamente connessi con l’anima della città che, senza di lui, Lubiana sarebbe inimmaginabile.
Nonostante le sue opere principali siano state progettate nella prima metà del XX secolo, Plečnik viene considerato e presentato nella veste di primo architetto postmoderno europeo. Rappresenta anche l’anima mitteleuropea di Lubiana, perché ha attinto da modelli e influenze architettoniche che vanno dal Rinascimento all’impero austriaco. Per tale motivo Plečnik deve essere riscoperto e inserito nel novero dei più importanti architetti del nostro continente.
La ristrutturazione della sua casa a Lubiana è estremamente importante, perché lì abbiamo un luogo in cui seguire il suo lavoro e il laboratorio della sua mente. Il suo ruolo assume un importante significato nella definizione del nostro attuale orientamento architettonico, di quale sia la qualità della vita e il modo in cui guardiamo all’approccio sostenibile dei nuovi materiali utilizzati per la costruzione di nuove case e per attuare ristrutturazioni sostenibili.
Oltre a tutto ciò, Plečnik rappresenta, naturalmente, un’ottima opportunità turistica per la nostra città. Vogliamo creare un’offerta di pacchetti e proposte turistiche che siano allettanti per quei visitatori esigenti che vogliono esplorare la nostra città scoprendola da soli con un preciso itinerario. Il visitatore del futuro ha bisogno di sentirsi esploratore e di comprendere il contesto in cui è “atterrato”.
Info: www.mgml.si
Tratto da Espoarte #93.
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