Il cuore di Giovanna d’Arco | Arka edizioni
Intervista a MICHELANGELO ROSSATO di Irene Disco
Esiste un ricco patrimonio di immagini che dal passato bussa alla porta della modernità. È il linguaggio sepolto di migliaia di artisti, più o meno noti, che scrolla di dosso la sua polvere ogni qualvolta rinasce in uomini nuovi.
Il nostro uomo nuovo si chiama Michelangelo Rossato e, con la sua ultima novità letteraria Il cuore di Giovanna d’Arco, ripercorre la vita della giovane donna, dall’infanzia al rogo, attraverso magistrali sguardi al patrimonio iconografico del passato.
Rossato ha compiuto un viaggio, è partito sei anni fa alla scoperta della Pulzella d’Orléans, affascinato dalla leggenda che da secoli l’avvolge, per coglierne la natura più umana, gentile e caparbia: imprescindibile punto di partenza è stato lo studio di decine di pubblicazioni, rivisitazioni cinematografiche, canzoni e molto altro su Giovanna, nonché della sua secolare fortuna critica.
Il racconto è attraversato da una profonda spiritualità grazie al Leitmotiv dorato – a partire dai risguardi caldi e luminosi che avvolgono il racconto – ed alle tavole illustrate, così essenzialmente sintetiste, che ci spingono in un mondo irreale, onirico, simbolico. La sua fede non è mai resa esplicita, ma percepita come un’aura di sacralità che pervade l’intera narrazione, in virtù dell’uccellino dorato e delle voci che la giovane donna sente.
Sfogliando il libro, il nostro sguardo compie un volo attraverso la storia dell’arte, con lunghi salti, indietro ed avanti, attraverso i secoli. Numerose le citazioni dei grandi artisti, riferimenti più o meno espliciti e voluti, risultato di una profonda ricerca iconografica e di conoscenza della storia delle arti visive.
Ogni pagina meriterebbe una profonda riflessione, ma per solleticare l’interesse non possiamo che evocare alcune immagini. Il grande albero delle fate, che segna l’infanzia di Giovanna, rimanda all’albero alchemico di una miniatura dell’artista francese Jean Perréal, mentre le giovani bretoni che vi danzano attorno esercitano sulla nostre menti un salto temporale fino alle donne di Paul Gauguin ed Emile Bernard. La visitazione dell’uccello dorato ricorda la cella spoglia ma architettonicamente perfetta dell’Annunciazione di Beato Angelico. Nell’investitura di Giovanna riviviamo la Madonna della Misericordia di Masaccio, mentre il pianto delle donne dinanzi al rogo ci riporta al Compianto ligneo di Niccolò dell’Arca. Così come il linguaggio iconico e lo stile si nutrono di contaminazioni e di riverberi, allo stesso modo la vita di Giovanna riecheggia ancora nei secoli per il coraggio e la coerenza morale.
Raccontaci come è nato il tuo interesse per Giovanna d’Arco ed il lungo lavoro di ricerca che hai compiuto prima di iniziare a scrivere e disegnare il tuo libro.
Circa sei anni fa, per una serie di coincidenze, ho iniziato ad approfondire la vicenda di Giovanna d’Arco, un personaggio conosciutissimo eppure sempre superficialmente, sebbene sia la figura femminile meglio documentata in tutta la storia. È stata considerata un’innocua pastorella, una fredda virago, una mascotte dei soldati: nulla di più falso e storicamente errato. È come se il processo a Giovanna fosse continuato per secoli dopo la sua morte, tanti sono stati i suoi detrattori. Ho studiato opere di studiosi e poeti quali Règine Pernoud, Charles Péguy, Jules Michelet, Colette Beaune. La lettura più toccante è stata quella degli atti del processo di condanna: leggere le vive parole di Giovanna mi ha permesso di comprenderla più profondamente, intuire la personalità di questa adolescente che guidò gli eserciti, cambiò le sorti dell’Europa e tenne testa a cinquanta teologi, senza saper leggere o scrivere. Più procedevo con la ricerca, più cresceva in me la voglia di realizzare un libro che la raccontasse con semplicità e onestà, senza farla diventare un simbolo religioso o politico. Ho deciso di narrare la vicenda in prima persona, utilizzando, dove ho potuto, le sue esatte parole, nella speranza di rendere giustizia a questa creatura eccezionale.
Il cuore di Giovanna d’Arco è ricco di riferimenti all’arte del passato: parlaci del tuo rapporto con la storia delle arti visive.
Per me la conoscenza dell’arte di ieri e di oggi è fondamentale. Da quando ho ricordi, sono stato circondato da libri illustrati, che per un bambino sono il primo museo, i primi assaggi di arte e bellezza. Durante i miei studi classici ed in seguito in Accademia, ho avuto modo di scandagliare la storia dell’arte fino al contemporaneo. Nel mio lavoro convergono le influenze estetiche dei simbolisti, dell’Art Nouveau ma anche dell’arte tribale. Porto con me gli insegnamenti dei grandi maestri illustratori che ho incontrato nel mio cammino, come Octavia Monaco e Mauro Evangelista. Con ll cuore di Giovanna d’Arco è stato inevitabile tuffarmi nell’arte altomedievale, ma vi sono anche influenze gotiche e rinascimentali. Nel libro i richiami alla storia dell’arte sono molteplici e velati: dai visi delle Madonne di Piero della Francesca e l’oro delle icone, a temi iconografici come l’annunciazione, l’estasi mistica e lo scontro fra San Giorgio e il drago. Vi sono rimandi, evidenti o meno, a Giotto, Mantegna, Perugino, Bellini, Van Eyck. Inoltre l’albo illustrato è un’opera totalizzante ed ha molti elementi in comune con il cinema: sceneggiatura, ritmo, costumi, scenografie. Inevitabilmente sono influenzato da altri settori delle arti visive: i costumi di Eiko Ishioka, la regia di Carll Dreyer, la danza di Marta Graham. Recentemente mi sono sentito in sintonia con la riflessione di Zanele Muholi, artista della Biennale di Venezia 2019 ed il suo autodefinirsi attivista visiva: io ripropongo storie del passato, e la decisione di dedicare un libro a una vicenda piuttosto che ad un’altra è una scelta politica. Amo creare libri che abbiano un cuore, storie antiche ma per il futuro, che possano scuotere dall’inverno dello spirito, come lo definiva Marguerite Yourcernar.
Ci racconti dal punto di vista tecnico come hai realizzato le tavole del tuo ultimo libro?
Le illustrazioni sono realizzate con i colori acrilici e matite colorate. L’acrilico è una tecnica che amo particolarmente, perché lo si può utilizzare diluito in acqua o quasi come fosse una pasta modellante. Ne Il cuore di Giovanna d’Arco ho giocato con queste due anime del colore, alternando parti di acrilico “acquerellato” a parti in cui il colore diventa materia, crosta, nell’intento di evocare antiche pale d’altare, affreschi rovinati o icone.
I particolari che nel libro sembrano dorati, in realtà non sono ottenuti da colori metallizzati, poiché essi non possono essere scansionati. Ho cercato di ricreare l’effetto dorato senza invero usare mai l’oro.
Qual è la tavola a cui sei più legato e perché?
Tutte le tavole sono fondamentali, è solo nella loro unione che narrano e diventano qualcosa di potente. Se dovessi fare una scelta direi la prima, quando Giovanna è ancora una bambina, non ancora soldato, non ancora santa ed è immersa nel suo mondo bucolico. Nel disegnarla ho quasi percepito la purezza di un tempo lontano, il tempo dell’infanzia, dove tutto è dorato, la natura è sovrana. In questa illustrazione sono presenti la sua casa natale – è esattamente così, la si può visitare ancora oggi – e il Bosco Vecchio, il luogo da cui, secondo un’antica profezia, sarebbe partita la ragazza che avrebbe salvato il regno di Francia. È un’immagine utopica e luminosa, in cui emerge già la forza della gentilezza nascosta nel cuore di Giovanna: la bambina ha tra le mani un uccellino ferito, che la accompagnerà per tutta la narrazione. Per cambiare il mondo bisogna partire da piccoli gesti.
In passato ti sei dedicato allo studio del legame tra la fiaba e le società matriarcali. Quattro tuoi albi hanno come protagoniste donne: Biancaneve, la Sirenetta, Frida Kahlo ed infine Giovanna d’Arco. In che modo la tua ricerca influenza il tuo essere artista e, nello specifico, Il cuore di Giovanna d’Arco?
Ho studiato le società matriarcali sia del passato che ancora viventi, poiché in esse riconosco una possibile via per un futuro migliore: società ugualitarie e pacifiche, dove il rispetto per la natura è al centro anche della loro spiritualità. I miei libri sono influenzati da questi studi e, forse, influenzano proprio la scelta delle storie che voglio tradurre in albi illustrati. Non sono rare rappresentazioni imponenti di donne con acconciature elaborate che ricordano la Grande Dea studiata da Marija Gimbutas, come in Biancaneve. Giovanna d’Arco è una ragazza tutta anima che lotta contro un patriarcato oscuro, violento, tenebroso, fatto di giochi di potere e guerre, pregiudizio, meschinità ed avidità. Giovanna bambina danzava con le amiche intorno ad alberi fatati, emblemi di antichi riti pagani. Nel libro diventerà essa stessa un “albero” sacro della speranza, un simbolo androgino di forza e spiritualità che oltrepassa i confini del credo, della storia e dei generi maschile/femminile.
Tu incontri spesso i bambini durante le tue attività didattiche: quando leggi i tuoi libri, cosa arriva loro maggiormente? Di cosa rimani stupito? Come ti arricchiscono queste esperienze?
I bambini sono esseri misteriosi che spesso noi adulti non comprendiamo fino in fondo ed ai quali dovremmo portare più rispetto. Quando li incontro a scuola, credo rimangano piacevolmente colpiti dal conoscere un autore, al quale poter rivolgere molte domande. Sono affascinati nel ritrovare personaggi conosciuti come Biancaneve o la Sirenetta, ma immaginati e disegnati in maniera per loro inedita: credo sia importante offrire loro la possibilità di usare la fantasia e l’immaginazione, allontanandosi da stereotipi massmediatici. I bambini amano anche scoprire nuove storie, come quella di Marco Polo, di Frida Kahlo e ora quella di Giovanna d’Arco. Noi adulti tendiamo alla censura, ad una protezione claustrofobica, a una castrazione, a volte, anche della bellezza. I piccoli, invece, spesso sono interessati proprio ai momenti più drammatici ed incisivi della narrazione. Attraverso alcune storie possiamo aiutarli a comprendere cosa significhi essere coraggiosi, sentirsi malinconici, sacrificarsi per l’altro, voler bene in senso assoluto. Gli esseri umani sono fatti di emozioni complesse, credo che rispettare i bambini significhi anche non banalizzarle: come possono comprendere pienamente il concetto di felicità se viene loro censurata la malinconia? Felicità rischia di diventare una bella parola, molto rassicurante per gli adulti, che sono pieni di paure e non sanno più essere spontanei ed autentici.
Titolo: Il cuore di Giovanna d’Arco
Autore: Michelangelo Rossato
Editore: edizioni Arka
Collana: Perle d’avventura
Copertina cartonata, 48 pagine
Prezzo: 16 €
ISBN: 978-8880722632
www.arkaedizioni.it
Michelangelo Rossato nasce in provincia di Venezia nel 1991, dove vive e lavora come illustratore ed autore freelance. Dopo la maturità classica studia fotografia allo IED di Venezia per poi interessarsi all’illustrazione per l’infanzia, frequentando i corsi Ars in Fabula – Scuola di Illustrazione a Macerata. Nel 2014 si diploma in Illustrazione all’Accademia di Belle Arti con una tesi riguardante il legame tra la fiaba e le società matriarcali. Insegna illustrazione presso la scuola Ars in Fabula e l’Università Popolare di Borbiago (Venezia) e conduce incontri di formazione/workshop presso istituti secondari ad indirizzo artistico. Si occupa di attività didattiche incentrate sul libro illustrato presso le scuole primarie e dell’infanzia. Utilizza la lettura ad alta voce e la narrazione per immagini in laboratori espressivo-emotivi rivolti ad adulti con disabilità, all’interno di centri diurni e comunità-alloggio. Le sue illustrazioni sono state esposte in diverse città italiane nell’ambito di rassegne e festival di illustrazione, musei e librerie.