L’Infinito | Einaudi Ragazzi
Possiamo leggere L’infinito di Giacomo Leopardi ai giovanissimi lettori? Siamo in grado di avvicinare i più piccoli alla profondità di pensiero del nostro più grande poeta del XIX secolo? Le risposte arrivano ancora una volta dal mondo dell’illustrazione e degli albi illustrati. In occasione del bicentenario della più nota lirica leopardiana, il 12 febbraio è uscito per Einaudi Ragazzi L’Infinito, i cui versi sono accompagnati dalle illustrazioni di Marco Somà e da un pensiero e parafrasi di Daniele Aristarco.
Molti albi illustrati di Marco Somà sono animati dalla natura: egli predilige dare vita alle vicende di animali antropomorfi in ambienti in cui l’elemento naturale predomina, come giardini, paludi, boschi o cortili. Questa attitudine proviene dalla sua infanzia, dal tempo prezioso trascorso in campagna assieme ai suoi nonni a giocare liberamente nella natura delle Langhe cuneesi. L’atmosfera che egli restituisce, grazie all’uso considerevole di colori della terra come l’ocra ed i marroni, ha l’aura delle morte stagioni, come se le sue tavole avessero subìto volutamente lo stesso fenomeno di invecchiamento che accade alle fotografie di molti anni fa.
L’interpretazione di Somà de L’infinito è frutto di un dialogo silente tra il suo animo ed il pensiero del giovane Leopardi: ad ogni verso egli ha dedicato una tavola del libro, guidando così il nostro sguardo a partire dalla siepe verso il volo dell’immaginazione. Per fare ciò, l’artista ha scelto, ancora una volta, un animale quale protagonista della lirica: egli impersona il Poeta con un cervo, la cui simbologia è presente in numerose religioni e mitologie, lontane tra loro nel tempo e nello spazio. Animale mansueto solo in apparenza, esso è in realtà fiero e selvaggio, simbolo della rigenerazione vitale e della forza istintiva del corpo e dello spirito. I palchi, che in questo animale si rinnovano ogni anno in primavera, sono emblema di longevità e di rinascita: essi si innalzano verso il cielo, proprio come i rami degli alberi, ed è grazie a tale analogia che questo animale silvano è stato magnificato da molti popoli, in bilico tra la sfera terrestre e quella spirituale.
Il cervo Giacomo veste il tipico soprabito che siamo soliti vedere indossato dal Poeta nei dipinti e nelle sculture giunti sino a noi: giovane ed elegante, tiene in mano il suo fedele fascicolo di memorie, lo Zibaldone. Partendo dal tronco di un grande albero, nido amato ed odiato di lunghi anni di studio matto e disperatissimo, il cervo si incammina lungo la siepe di dalie, con lo sguardo teso verso l’orizzonte lontano. All’improvviso siede tra i giunchi della siepe, come fosse fisicamente intrappolato nel reale. Egli chiude gli occhi ed inizia il viaggio della sua immaginazione: il cappotto adagiato ordinatamente a terra, le mani che sorreggono lo Zibaldone, ed i palchi ormai cresciuti, carichi di rose e peonie erbacee, a rappresentare la consapevolezza acquisita, la sete di immaginazione.
Poi inizia il volo, il volo della fantasia, del sogno e dell’illusione: lo sguardo del Poeta si riempie di gioia, di piacere. Il carico di fiori che alberga sui suoi palchi ormai maturi si libera e vaga; trascinato dal vento, lo stesso che presenzia nei versi leopardiani, il cervo si innalza, cammina tra le nuvole e viene fagocitato dalle stesse, sino a raggiungere due uccelli che riposano su una nube, anch’essi animati dal medesimo stato di felicità e di pace.
Le tavole appena descritte costituiscono lo snodo centrale della poesia, il momento della svolta, che Marco Somà ha tradotto in modo limpidissimo attraverso le sue illustrazioni. Non resta che seguire il viaggio del cervo, immergendosi nelle immagini successive: si noterà come egli ritorni nella sua casa, di cui questa volta compare innanzitutto la chioma, sulla quale si adagia, custodendo tra le mani una piccola nuvola.
Una delle tavole più rappresentative del libro la si incontra verso la fine della lettura: il cervo Giacomo è in piedi intento a leggere il suo diario di memorie, ed il soprabito si allarga, immenso, infinito sulla natura circostante: l’abito azzurro diviene una notte stellata che sovrasta placidamente le terre marchigiane. Il cielo notturno può essere identificato con le morbide colline che circondano Recanati, o con le onde del mare che poco lontano lambiscono la costa: questo velo blu è l’anima di Giacomo Leopardi che, grazie alle sue parole, da oltre 200 anni permea la nostra memoria e veglia sulle tradizioni delle arti. La sua attitudine giovanile è vicina allo spirito dei bambini, i quali stimolano costantemente la loro immaginazione e vivono nell’illusione dell’impossibile. Essi tendono con innocente convinzione verso ciò che il Poeta avrebbe sperato per se stesso, prima del sopraggiungimento della disillusione e del successivo vuoto dell’anima fanciullesca. Ciò che resta di Leopardi sono le sue parole, i manoscritti che egli ha lasciato e che nel sogno creato dalle illustrazioni del libro sono custoditi dalle farfalle. A fronte di queste considerazioni finali, la speranza è che la lirica illustrata da Somà venga presentata anche ai piccoli lettori, aiutandoli a cogliere ciò che Leopardi non ha ancora finito di raccontare e che uno sguardo adulto non sa più vedere.
La tua carriera vanta numerose collaborazioni con prestigiosi autori. Cosa ci puoi raccontare della “collaborazione” ideale, intellettuale e spirituale con l’immenso Giacomo Leopardi? In che modo hai tentato di sintonizzarti con lui in un contesto storico così lontano dalla nostra realtà?
Da tempo desideravo confrontarmi con un testo poetico e quando l’editore mi ha proposto di interpretare, attraverso la mia visione, l’opera più nota di una delle più importanti figure della letteratura mondiale, non mi pareva vero. Ovviamente, nell’affrontare un’opera di tale importanza, i timori erano tanti. Ho dovuto riflettere molto su quale potesse essere il giusto modo di approcciarmi al testo. Come sempre, quando devo iniziare a lavorare su un nuovo progetto, allo smarrimento iniziale segue una fase di ricerca, di studio, di comprensione, senza tracciare neanche un segno sul foglio. In questo caso, i vecchi libri di scuola, le interpretazioni critiche della poetica di Leopardi e altre fonti sono stati importanti per entrare in sintonia con il suo pensiero.
Devo ammettere però, che è stato necessario, ad un certo punto, fare silenzio intorno per ascoltare unicamente le parole del Poeta e lasciarsi trasportare. La prima immagine che ho tracciato, il cancello semiaperto a rappresentare il passaggio tra la realtà “limitata” e l’immaginazione, è stata fondamentale per capire la direzione del viaggio.
Chi ha già incontrato la tua arte ed i tuoi albi illustrati conosce bene la tua propensione di popolare le tue illustrazioni di innumerevoli animali antropomorfi. Da dove nasce la scelta di un cervo per impersonare Giacomo Leopardi?
Per questo lavoro è stato l’editore a suggerirmi di interpretare i versi leopardiani attraverso “quel mondo animale” fiabesco, bucolico, ma anche piuttosto umano che connota il mio immaginario. Il cervo è uno dei miei animali preferiti, è un essere nobile e ricco di simbologie e mi è sembrato fin da subito perfetto per impersonare il Poeta. I palchi di questo animale, in particolare, sono stati un elemento importante per assecondare, con il loro crescere e fiorire, alcuni passaggi per me particolarmente significativi dell’idillio.
Nelle tue tavole prende vita il magnifico paesaggio marchigiano il quale, un tempo come oggi, abbraccia Recanati. La regione Marche è una terra a te molto cara, perché è lì che ti sei formato ed è iniziata la tua carriera professionale. Parlaci dei tuoi esordi.
Sono particolarmente affezionato alle Marche ed a Macerata in particolare perché qui si trova la Scuola Ars in Fabula nella quale mi sono formato come illustratore e dove ora torno regolarmente, due volte all’anno per tenere i miei corsi come docente. Devo molto agli insegnamenti dell’illustratore Mauro Evangelista e degli altri grandi maestri che ho avuto la fortuna ed il privilegio di incontrare in tutti questi anni.
Nel libro ho voluto fare un omaggio alle colline marchigiane ed a Macerata, dedicando a questo borgo un piccolo dettaglio nelle ultime due tavole del libro.
La tua tecnica è originale e riconoscibile: potresti raccontarci la genesi delle tue immagini?
All’inizio della mia carriera dipingevo le mie tavole ad acrilico, con stesure sovrapposte e dense di colore. Amavo l’effetto di tridimensionalità e la forza cromatica che riuscivo ad ottenere; tuttavia con questa tecnica sentivo la mancanza di qualcosa, per me, molto importante: il segno. Ho trovato nella tecnologia la chiave di svolta, permettendomi di combinare il tratteggio a matita con una colorazione ottenuta dalla sovrapposizione di carte colorate, fondini ad acquerello e texture che mi permettono di non perdere il calore e la profondità delle tecniche tradizionali.
Nei workshop che tieni, lavori principalmente con bambini od anche con adulti? Quale arricchimento ti porti a casa dal confronto con i bambini?
Oltre a tenere workshop per adulti come docente-illustratore, sento la necessità di mantenere, quanto più possibile, un contatto con i bambini, il mio pubblico di riferimento. I laboratori che creo ad hoc sui miei libri, sono per me un’esperienza incredibile, cerco sempre di fare tesoro del punto di vista dei piccoli partecipanti, della loro attenzione per i particolari, anche i più piccoli, del loro modo diretto e sincero di leggere le immagini.
Titolo: L’infinito
Autore: Giacomo Leopardi
Illustrazioni: Marco Somà
Parafrasi: Daniele Aristarco
Editore: Einaudi Ragazzi
Collana: Varia n. 110
Copertina cartonata, 24 x 32,1 cm, 40 pagine
Prezzo: 15 €
ISBN: 978-8866565062
www.edizioniel.com
Marco Somà nasce a Cuneo nel 1983. Dopo aver studiato pittura all’Accademia di Belle Arti, frequenta il Master in Illustrazione per l’Editoria Ars in Fabula a Macerata. Lavora come illustratore di libri per ragazzi, svolge attività laboratoriali con bambini ed adulti ed è docente d’illustrazione presso l’Accademia di Belle Arti di Cuneo e la Scuola d’Illustrazione per l’Editoria Ars in Fabula di Macerata.Le sue illustrazioni sono state selezionate in numerosi concorsi internazionali tra cui la Biennale d’Illustrazione di Bratislava nel 2013, la Mostra illustratori della Fiera del Libro di Bologna (nel 2011, 2013, 2014 e 2016), per The Original Art Exhibit della Society of Illustrators di New York nel 2017 e per il Nami Concours 2019. Nel 2015 ha ricevuto il Premio Emanuele Luzzati- Gigante delle Langhe per le illustrazioni dell’albo La regina delle rane non può bagnarsi i piedi edito da Kite Edizioni e il 1° premio Giovanni Arpino per le illustrazioni del libro Robot: Catalogo raccontato dei principali avatar servo robota per ragazzi e bambini scritto da Bruno Tognolini ed edito da Rizzoli. Nel 2017 le illustrazioni de Il richiamo della palude hanno ricevuto il 2° Premio al Concorso Internazionale Sharjah Children’s Reading Festival.