VENEZIA | Palazzo Grassi | 13 aprile 2014 – 6 gennaio 2015
di MILENA BECCI
“Sia fatta la luce, e la luce fu fatta” recita la frase della Genesi che si riferisce al primo atto compiuto da Dio subito dopo la creazione del cielo e della terra, quando erano ancora le tenebre a ricoprire l’abisso. Non per confondere il sacro col profano, ma l’atto è creativo e plasma quella luce originaria che sta alla base di tutte le venti opere presenti in mostra a Palazzo Grassi, dagli anni sessanta ad oggi, concedendole accezioni e sfumature diverse ed esaminandola come elemento fondamentale dell’arte e del vivere.
Illuminare è svelare, rendere visibile, illudere è ingannare, nascondere: è così che inizia il percorso espositivo, equilibrato ed armonioso, ideato dalla curatrice Caroline Bourgeois, che fa “entrare” Venezia a Palazzo Grassi con un’opera site-specific di Doug Wheeler. Un continuum tra interno ed esterno, una ricerca sulla percezione che il pubblico è invitato a vivere nell’atrio trasformato in una conchiglia in cui perdersi attraversando una fitta nebbia, finché l’ombra non appare e le luci si mostrano dall’alto, pronte a svelare il trucco. Anche l’installazione di Philippe Parreno, Marquee, che sovrasta il mezzanino sviluppando un’aura quasi irreale e sperimentando il potere della luce, crea quel collegamento con la città lagunare con una struttura che ricorda Punta della Dogana.
Dopo ombre e luci, ecco l’arcobaleno. Vidya Gastaldon costruisce una porta ideale di fili di lana, minuziosamente lavorati, per realizzare sfumature di colore naturali e poetiche che contrastano con le lampadine artificiali e scioccanti alle nostre spalle per entrare nel femminile e per incontrare, subito dopo, quella luce che rimane accesa nonostante si sia spenta, quel bagliore che Marcel Broodthaers rappresenta attraverso il suo omaggio all’amico scomparso, il poeta M. Lecomte, accostando in maniera surreale gli oggetti come se fossero parole.
La luce è stata quindi simbolicamente diffusa dall’alto, in un percorso che si snoda all’interno di un contenitore imponente e storico come quello di Palazzo Grassi e che raggiunge uno dei suoi apici con l’installazione di Danh Vo, preceduta dai giochi di luce dell’opera di Julio Le Parc, uno dei più importanti esponenti dell’arte optical degli anni Sessanta, e dalle impercettibili variazioni di chiaro-scuro delle due tele di Troy Brauntuch. Danh Vo sventra le pareti di una stanza del palazzo per arrivare allo scheletro della struttura e nasconde le foto, scattate a giovani vietnamiti da un militare americano, dietro tendaggi bianchi e leggeri, chiamandoci a fare entrare la luce senza illusioni.
L’Illusione della Luce
a cura di Caroline Bourgeois
Artisti: Eija-Liisa Ahtila, Troy Brauntuch, Marcel Broodthaers, David Claerbout, Bruce Conner, Latifa Echakhch, Dan Flavin, Vidya Gastaldon, General Idea, Gilbert & George, Robert Irwin, Bertrand Lavier, Julio Le Parc, Antoni Muntadas, Philippe Parreno, Sturtevant, Claire Tabouret, Danh Vo, Doug Wheeler e Robert Whitman.
13 aprile 2014 – 6 gennaio 2015
Palazzo Grassi
Fondazione Fançois Pinault
Campo San Samuele 3231, Venezia
Info: www.palazzograssi.it