MILANO | Cardi Gallery | 28 aprile – 15 settembre 2015
di KEVIN McMANUS
Prosegue il percorso “storico” della Cardi Gallery, e prosegue con un altro nome noto ma tutt’altro che scontato, Giuseppe Uncini (1929-2008). Il taglio scelto, anche in questo caso, è quello dell’antologia estremamente selettiva: poche opere, ciascuna dotata dello spazio che merita per respirare, come si suol dire, scelte in modo da coprire, con almeno un esempio significativo, le principali fasi della lunga carriera dell’artista.
Uncini non è un artista facile: inizia il suo percorso in un momento in cui la direzione scelta, quello della scultura costruttiva minimale ma non minimalista, è solo una delle possibili vie d’uscita dalla galassia informale, e lo conclude, con variazioni molteplici ma senza stravolgimenti, quando lo stesso linguaggio gode di una riscoperta da parte di un’ampia schiera di giovani scultori. In mezzo, una continua riflessione sul tema, quasi a volersi caricare sulle spalle tutta la responsabilità di sottoporre costantemente alla prova del tempo la coerenza di una chiara scelta estetica.
Ma la difficoltà sta soprattutto nella voluta lontananza da qualsiasi compromesso. Anche quando Uncini torna indietro, non lo fa con lo spirito del citazionista che stuzzica – più o meno ironicamente – l’erudizione del suo pubblico; lo fa, piuttosto, con la volontà di guidare il pubblico nella scoperta del filo rosso che lega le diverse fasi della sua ricerca. Lo fa come lo scienziato per il quale “ricerca” vuol dire progresso e aggiornamento, e per il quale il passato può essere recuperato come modello di un modus operandi da riscoprire, e non come un repertorio premasticato da riproporre ciclicamente.
La mostra mette in evidenza la rigorosa e appassionata logica interna di questa ricerca, non solo attraverso i noti lavori con ferro e cemento, esposti nell’ampio spazio al piano terra, ma anche con una notevole serie di disegni e progetti; questi ultimi, oltre a mostrare la qualità del tratto dell’artista, ci consentono di fare piena esperienza del suo concetto di scultura e di architettura. O meglio, di scultura come di una sorta di architettura “celibe”, di esperienza primaria e autonoma dell’architettura e del costruire. Uncini ama l’architettura come la amiamo tutti da bambini, non per le sue virtù strutturali e funzionali, ma per la semplice, ancestrale bellezza tattile-visiva del cemento, del ferro, dei materiali come oggetti polisensoriale di cui godere. Il costruire inteso nel suo farsi, come gioco e metafora della vita.
Giuseppe Uncini. Cemento e cemento disegnato, Opere dal 1958 al 2008
a cura di Annamaria Maggi
testo critico in catalogo di Bruno Corà
in collaborazione con l’Archivio Giuseppe Uncini
28 aprile – 15 settembre 2015
Cardi Gallery
Corso di Porta Nuova 38, Milano
Orari: da lunedì a sabato 10.00-19.00
Ingresso libero
Info: +39 0245478189
mail@cardigallery.com
www.cardigallery.com