MILANO | Albergo Diurno Venezia | 29 marzo – 14 maggio 2017
di ROBERTO LACARBONARA
Un tempo algido e cristallizzato ci accoglie negli ambienti di Senso 80, l’installazione ambientale di Flavio Favelli all’Albergo Diurno Venezia di Milano. Quasi un’incrostazione della memoria attorno all’usura delle cose comuni, dei luoghi e degli oggetti di una quotidianità improvvisamente dismessa e chiusa a chiave nei sotterranei della coscienza collettiva.
1925, la data impressa nel mosaico d’ingresso di quello che fu il più grande complesso termale della città, almeno fino a quando l’ultimo resistente barbiere, tal Carmine Aiello, fu costretto a chiudere bottega e abbandonare la struttura nel 2006 in seguito ad contenzioso legale. Per 80 anni quei bagni di piazza Oberdan, dagli arredi art decò disegnati dal Portaluppi ed oggi riaperti al pubblico grazie all’intervento del FAI, erano stati una sorta di non-luogo protomoderno, zona di transizione per i viandanti della vicina stazione centrale e spazio di conforto per l’intero quartiere popolare, specie per chi, in casa propria, un bagno o una doccia non poteva permetterseli.
Favelli restituisce del Diurno un’antica fotografia, una “immagine-tempo” per dirla con Deleuze, facendo della memoria e della durata un montaggio quasi filmico e rendendo i visitatori comparse spettrali immerse nella luce rosa, pallida e diafana, dei neon disseminati tra le vetrine di antiche botteghe. Il tempo s’è improvvisamente fatto denso: la sua collezione di momenti di vita, di passaggi flauneriani, di incontri e ammiccamenti, sembra rigenerare l’immaginario di un tempo perduto.
L’intervento dell’artista toscano agisce per mezzo di una monumentalità minima, recuperando vari materiali come mattonelle di graniglia, lacerti di mobilio e vecchi specchi e riassemblandoli al fine di ricollocare, nella galleria principale, alcune isole-sculture. Un tempo i vecchi mobili erano “custodi di un immaginario che narra incessantemente – scrive Favelli nel catalogo della mostra – mobili che contengono una sorta di principio della conoscenza, fatti di incastri e lavorazioni commoventi”. Se all’epoca gli arredi erano destinati ad accogliere gli avventori durante i momenti di sosta per favorire al massimo l’accoglienza, adesso le installazioni di Favelli costituiscono, nella forma e nella presenza, un atto di assemblaggio sterile, afunzionale, una massiccia presenza di forme e moduli incastrati a partire dal recupero di una preziosa artigianalità. L’esito è quello di “una reinterpretazione che intende essere fedele e insieme artificiale”, evocando luoghi e immagini che ruotano “attorno a un tempo passato personale denso di ricordi” (Anna Bernardini, Direttore artistico Albergo Diurno – FAI).
A marcare poi la storia degli artificiosi dispositivi di comunicazione messi in atto dalla ipertrofica società di massa, vi sono infine i collage-light-box di Favelli, insegne luminose anni ’80 che mostrano grafiche, logotipi e messaggi sovrapposti, ribaltati, confusi come per effetto di una stratificazione di media, significati e supporti. “Il contrasto è forte – ammette Favelli – sono segni di vita vissuta, veloce e moderna verso il nuovo, il tempo libero e la società dei consumi”.
Già, la modernità… Storia di uomini e merci, capitali e ideologie di cui si accusa già una certa nostalgia. Quel luogo, generato dalle esigenze di aderire alle forme di una bellezza o ad uno stile di vita codificato e simbolizzato, aveva accolto persino l’intimità dei suoi utenti più ostinati, facendosi spazio di una relazione, appunto, “vissuta, veloce e moderna”. Ma pur sempre di una relazione: presente, fisica, concreta. Qualità sempre meno rintracciabili nel tempo della virtualizzazione di spazi e connessioni.
L’azione di Favelli – e quella del FAI, congiuntamente e con significativa armonia – racconta dunque una storia di resistenza e di solidità, persino plastica e scultorea, delle nostre produzioni del sapere artificiale (arte, arredo, design, architettura ecc…). Oggetti che definiscono il quotidiano, oggetti come “taciti schiavi” – così Borges definiva “Le cose”. Esse stesse che “senza sguardo, stranamente segrete, dureranno più in là del nostro oblio, non sapranno mai che ce ne siamo andati”.
SENSO 80
Flavio Favelli interpreta l’Albergo Diurno Venezia
29 marzo – 14 maggio 2017
Albergo Diurno Venezia
Piazza Oberdan, Milano
Orari: dal 29 marzo al 9 aprile 2017 – tutti i giorni, dalle 12 alle 19.30
dal 10 aprile al 14 maggio 2017 – dal giovedì alla domenica, dalle 12 alle 19.30. Ingresso libero
Info: www.fondoambiente.it