VENEZIA | Spazio Berlendis | Fino al 29 ottobre 2023
di FRANCESCO FABRIS
Spazio Berlendis, proseguendo l’esperienza di collaborazione tra l’artista e Marignana Arte, ospita a Venezia la suggestiva personale Evanescenze di Aldo Grazzi, scomparso a 69 anni, il 1 giugno scorso a Perugia.
Artista poliedrico, impegnato nei decenni ’70 ed ’80 con media cari all’orbita concettuale (dal video alla fotografia, dalla musica alla pittura) Aldo Grazzi è recentemente scomparso, lasciando dietro di sé la traccia di una mente vivida, tesa alla divulgazione ed alla ricerca multidisciplinare.
Dopo Illusioni, l’omaggio al popolo Masai, realizzato con opere tessute con perline, già ospitata da Emanuela Fadalti e Matilde Cadenti in Galleria Marignana Arte, oggi Spazio Berlendis raccoglie, nel suo alveo riflessivo ed immoto, la serie di reti in fibra lavorate e realizzate dall’artista tra il 1994 ed il 2006.
Su queste, memore del rumore ipnotico delle forbici del padre barbiere, Grazzi incide ritagliando pattern e ripetizioni geometriche, ora iconiche ora stranianti, in una composizione che solo all’apparenza è fine a sé stessa, gesto ripetuto e didascalico. In realtà, nulla di materiale si intravede nelle trame risolte dall’artista.
Per Grazzi evanescente è ciò che può cambiare colore, che muta all’impatto di direzioni luminose diverse, che è per definizione cangiante ed in movimento.
L’esperienza, però, è quanto di più lontano si possa immaginare da un effetto ottico o cinetico, superficiale o profondo.
La ricerca che Grazzi conduce sulle reti di fibra è piuttosto di superamento del supporto, immaginato come un gigantesco foglio a quadretti, che per l’artista ha sempre rappresentato lo “zero” del fare arte, il punto di partenza ideale per i suoi disegni.
Lontano da una ambizione di tridimensionalità, l’artista identifica il gesto ripetuto del tagliare come un personalissimo “mantra” che induce una condizione riflessiva e spirituale che è matrice della sua esperienza artistica.
La “pittura estrema” che secondo le parole dell’artista prende vita dalla manipolazione delle trame di fibra appoggia sulla realizzazione di composizioni di forme, sull’elaborazione ripetuta e quasi ossessiva di un canone radicale di proporzione: la figura umana.
Nelle superfici lavorate la sagoma dell’uomo è compendiata quel tanto che basta per essere riconosciuta, vive nascosta ed attende l’indugiare dell’occhio per disvelarsi completamente.
Essa, però, si pone come punto nodale della composizione, criterio e proporzione attorno al quale prende vita e si dipana l’architettura del disegno fatto con i tagli millimetrici.
Rotazioni, schemi riflessi, tessiture e contro tessiture, sovrapposizioni ed effetti di luce raccontano la figura umana al centro dell’equilibrio generale della composizione, ove anche una piccola imperfezione sbilancerebbe insanabilmente l’ipnotica perfezione del tutto.
In Grazzi il ruolo nodale della figura umana è chiaro e ripetuto.
Il suo canone di proporzione, rigidamente rispettato, è variamente utilizzato sino a disvelare la natura ultima dell’attività “spirituale” di cui si è detto.
Lontano dalla mera resa estetica o dall’abilità artigianale, le opere delle varie serie in esposizione raccontano di un originale ed autobiografico espediente per raccontare l’estasi e le contraddizioni insite nei concetti di ordine e disordine, che dal fisico inducono al trascendente.
Se nella serie Ruota e rifletti la figura portatrice del canone è variamente utilizzata, impressa in maniera ortogonale, capovolta, girata o riflessa in una precisa applicazione geometrica, in Pieni l’ossessione per la ripetitività e l’ordine inducono l’artista a generare una geometrica confusione, dove la moltiplicazione delle figure crea un labirinto di forme che si risolve in un apparente disordine. L’occhio dello spettatore è così lasciato libero di ricercare l’uscita del labirinto ottico, e la sua mente di indagare se non sia proprio la feroce ricerca dell’ordine universale a liberare disordine.
In Zanzi, invece, si torna ad una ricerca di equilibrio tra gli spazi pieni e vuoti, tra quelli lavorati e quelli no, facilmente individuabili anche nell’intreccio di traiettorie geometriche, mentre Contatti giunge alla realizzazione di una sorta di mappa cosmica raggiunta unendo attraverso linee le ripetute figure umane sino a rappresentare una costellazione di immagine e di senso.
Il contatto è piuttosto “smontato” in Pagine, ove le stesse figure sono libere e prive di relazioni, mancano di tratti d’unione visibili ma non di senso mentre in Assiali il risultato straniante e l’ordine da recuperare è raggiunto attraverso una collocazione verticale delle figure attorno ad un unico fulcro.
La sublimazione della forma a vantaggio di una riflessione spirituale viene però raggiunta in Preghiere, dove la figura viene definitivamente abbandonata per lasciare spazio alla mera ripetizione del gesto, al suo potere ipnotico e catartico, al Grazzi artista spirituale e sperimentatore della dimensione altra.
Aldo Grazzi. Evanescenze
a cura di Emanuela Fadalti e Matilde Cadenti
20 maggio – 29 ottobre 2023
Spazio Berlendis
Calle Berlendis, Cannaregio 6301, Venezia
Orari: dal venerdì alla domenica, dalle 14.00 alle 19.00. Per gli altri giorni possibile apertura su appuntamento.
Info: +39 041 5227360
info@spazioberlendis.it
www.spazioberlendis.it