MILANO | Galleria Bianca Maria Rizzi & Matthias Ritter | 27 novembre 2014 – 15 gennaio 2015
intervista a ESTER GROSSI di Alberto Mattia Martini
Token è il titolo della mostra personale di Ester Grossi presso la Galleria Bianca Maria Rizzi & Matthias Ritter. Il termine inglese significa “segno”, “simbolo” e sta ad indicare il lavoro di ricerca dell’artista sulla frammentazione in elementi essenziali delle icone di massa, ma anche “pegno”, “gettone”, per sottolineare comunque l’aspetto in qualche modo ludico di questa metodologia dissacrante delle icone della contemporaneità. Ester Grossi riduce la realtà circostante a pure ed essenziali immagini simboliche, ripercorrendo un tracciato che dalle origini dell’antichità classica e occidentale arriva fino ai media, all’invasione delle immagini e dei messaggi nell’età contemporanea, creando così una sua personalissima e assolutamente originale iconografia.
Partiamo dalla tua “ultima fatica”, ed esattamente dal titolo che hai dato alla mostra personale di Milano: Token. In inglese la parola “token” riveste significati molto differenti, letteralmente indica sia gettone, che segno o simbolo; a quali di queste espressioni e concetti vuoi riferirti?
Della parola Token mi interessava sia il rimando materiale e ludico al gettone, sia il significato di segno che rimanda ad altro. In queste ultime tele ho lavorato su alcuni simboli (icone divenute veri e proprio simboli grafici, ed è il caso di alcune architetture razionaliste) che appartengono alla memoria collettiva. Il mio modo di citare non è mai letterale, ma comporta stravolgimenti estetici che amplificano l’aspetto iconico delle immagini. Sia il gettone sia il simbolo, traggono il loro senso dallo scambio e rappresentano entrambi possibilità di accesso ad altri mondi.
Il tuo percorso artistico da sempre analizza ed attinge dall’universo Pop, inteso come analisi della società contemporanea, delle sue icone e, quindi, di tutto ciò che l’uomo produce sia come oggetto materico, tangibile, sia come pensiero: il cinema, la moda e la musica. Sono ancora questi i tuoi riferimenti?
Il mio lavoro rispecchia la mia formazione multidisciplinare e interessi che spaziano tra le varie arti. Credo che essermi laureata in cinema sia stata una fortuna, perché si tratta di un medium talmente complesso e “totale”, che per essere analizzato, necessita di uno sguardo attento su tutte le produzioni artistiche del tempo. Chiaramente alla base c’è una forte curiosità nei confronti della società contemporanea e la necessità di farne parte, non soltanto da spettatrice.
Oltre alle tematiche sopra citate, da qualche tempo è sempre più vivo ed evidente anche un forte rimando al passato, al mondo antico, al mito classico, all’archeologia, e di rimando anche alle tue origini, alla tua terra e di conseguenza a tutto quello che ne concerne dal punto di vista storico-artistico. Un percorso a ritroso per poter comprendere se stessi o per comprendere e vivere il mondo contemporaneo con maggiore consapevolezza e sensibilità?
La “colpa” è sicuramente di un padre archeologo che mi ha sempre ricordato che per comprendere il presente, bisogna inevitabilmente conoscere il passato. Nel tempo mi sono resa conto di quanto siano attuali alcune produzioni artistiche del passato, ed è il caso, ad esempio, del grafismo preistorico o dei disegni incisi sugli scudi ornamentali dell’ VIII sec. a.C. delle donne marse (della Marsica). Al momento sto portando avanti una ricerca su quest’ultimi e ciò che mi sconvolge, è l’attualità grafica di tali disegni, la loro universale e atemporale capacità comunicativa.
Anche l’aspetto tecnico-espressivo, si sta allontanando da una rappresentazione dove la figura era determinante, trasformandosi, per mezzo di una sorta di “sindrome grafica”, in immagine essenziale, geometrica; non un’abrogazione totale della forma narrativa arrivando all'”idea”, ma certamente un’estremizzazione del tratto e della cromia. Cosa ti ha condotto in questo universo espressivo?
Si, non si tratta di un’eliminazione dell’aspetto narrativo delle mie immagini, piuttosto della necessità di esprimerlo attraverso l’uso del simbolo, che è per sua natura “sinteticamente” narrativo. La mia ricerca mi ha portato all’estremizzazione di alcuni aspetti da sempre presenti nel mio lavoro: sintesi, studio del colore e potenziale evocativo del segno.
Stai collaborando con il noto musicista svedese Matti Bye ad un progetto sperimentale ed audace che presenterai, in anteprima, ad Arte Fiera a Bologna nel mese di gennaio. Ci spieghi in sintesi di cosa si tratta?
Io e Matti Bye ci siamo conosciuti grazie alla passione in comune per il cinema, lui è il più noto compositore di colonne sonore di Svezia. Adoro la sua musica e la capacità evocativa del suo stile essenziale. Ad Arte Fiera 2015 presenterò, con la galleria Spazio Testoni, un video realizzato in collaborazione con il video artista Nico Murri e musicato da Matti Bye. Si tratta di un viaggio “spaziale” tra le forme, le luci e i colori dei miei ultimi quadri!
Grazie Ester e che l’arte sia sempre con te!
Grazie Mattia, che sia sempre ovunque!
Ester Grossi. TOKEN
a cura di Silvia Fabbri
27 novembre 2014 – 15 gennaio 2015
Galleria Bianca Maria Rizzi & Matthias Ritter
Via Cadolini 27, Milano