MILANO | HangarBicocca | 24 maggio – 8 settembre 2013
di MATTEO GALBIATI
L’immenso spazio di HangarBicocca si misura con le opere di Mike Kelley (1954-2012), uno dei temperamenti artistici più eterogenei dell’arte contemporanea, la cui ricerca viene proposta in una mostra che, aperta per tutta l’estate, offre un’occasione irripetibile per conoscerne e comprenderne il lavoro. Attivo dagli anni ’70, maturato e affermatosi negli anni ’80, Kelley è esempio di artista poliedrico ed eclettico per cui ogni definizione ed etichetta paiono essere sempre troppo poco adeguate per consegnarci l’inquadramento preciso del suo sguardo. La sua riflessione si è espressa in una pratica che ha abbracciato, nel corso della sua esperienza, indistintamente codici differenti, rivolgendo, senza gerarchie, la propria attenzione ai linguaggi più diversi che hanno portato l’artista a sconfinare tra arte, musica, design, video… Un’impostazione che ha fatto scuola per le nuove generazioni di artisti, di cui Kelley è certamente influente esempio e maestro.
L’artista americano rappresenta un modello importante nell’intrecciare, con il suo lavoro, relazioni inedite tra pensiero estetico, analisi sociale, visione del mondo, aspetti autobiografici e riti popolari che s’inscrivono in un’opera complessa e articolata. Lo sguardo dello spettatore, e il suo coinvolgimento diretto, vengono spinti ad indagare e capire i processi che stanno dietro l’apparenza più diretta e si radicano dentro l’anima complessa della visione lucida e attenta della contemporaneità come quella proposta da Kelley. Chi guarda è spesso intimorito dall’interazione con queste opere perché viene iper-sollecitato da una quantità eccezionale di stimoli sensorali, stratificazioni di significazioni e livelli di suggestioni che, pur spaventando e impressionando, allo stesso modo attraggono e, misteriosamente, affascinano fin da subito.
Secondo questo orientamento, Emi Fontana e Andrea Lissoni (vedi intervista di Viviana Siviero su Espoarte #81) per la costruzione della mostra – che vanta prestiti davvero considerevoli – hanno pensato ad un allestimento che seguisse una logica associativa più che antologica e cronologica, con un’attenzione particolare agli ultimi anni della sua ricerca creativa. Comprese tra il 2000 e il 2006 – eccezion fatta per il primo suo video The Banana Man realizzato nel 1983 al tempo dell’insegnamento al Minneapolis College of Art and Design e considerato espressamente come l’originale manifesto della sua poetica – le grandi installazioni si dispongono in un percorso libero e aperto, non indirizzato e specificato. Il visitatore si muove affrancato da schemi precostituiti che permettono di scoprire Kelley in modo sempre personale, soggettivo ed univoco.
Dell’allestimento apprezziamo inoltre l’aver scelto di occultare, dietro a teli neri che isolano la mostra in corso dalla loro incombenza, seppur straordinaria, gli ormai noti Sette Palazzi Celesti di Kiefer opera in permanenza presso HangarBicocca, questo rende ancora più esclusivo e diretto l’incontro con la straordinaria opera di Mike Kelley.
Ricordiamo inoltre che, in contemporanea con la mostra milanese, è in corso anche un’importante retrospettiva su Kelley che, dopo lo Stedelijk Museum di Amsterdam, è attualmente visitabile al Centre Pompidou di Parigi, prevedendo tappe anche presso il MoMA-PS1 di New York e il MOCA di Los Angeles. Testimonianza ulteriore della profonda influenza e importanza che riveste l’opera dell’artista in seno all’affermazione dei linguaggi contemporanei.
Mike Kelley. Eternity is a long time
a cura di Emi Fontana e Andrea Lissoni
24 maggio – 8 settembre 2013
HangarBicocca
Via Chiese 2, Milano
Orari: giovedì-domenica 11.00-23.00
Ingresso libero
Info: +39 02 66111573
info@hangarbicocca.org
www.hangarbicocca.org