GENOVA | Palazzo Ducale | Fino al 20 febbraio 2022
di FRANCESCA DI GIORGIO
Non è certo la prima mostra che l’Italia dedica ad Escher e, anche per questo, non racconterò esattamente cosa ho visto, o meglio, non del tutto. Vi racconterò cosa resta dopo aver visitato la mostra così come succede quando si riguardano le foto al rientro da un viaggio.
Ed è certamente il viaggio il filo conduttore sotteso di questa mostra che rappresenta la più grande e completa antologica dedicata a Maurits Cornelis Escher, in corso a Palazzo Ducale di Genova, fino al 20 febbraio e a cura di Mark Veldhuysen, CEO della M.C. Escher Company e Federico Giudiceandrea, uno dei più importanti esperti di Escher al mondo.
Anche se da comunicato si segnalano alcuni capolavori assoluti, tra cui ovviamente Sfera con mano riflettente (1935), immagine guida della comunicazione della mostra, a colpire nel percorso espositivo sono spesso le opere che sondano il rapporto di Escher con l’Italia (sì, si fermò anche a Genova, nel 1922) e la sua capacità di fondere reale e immaginario, ordine e disordine mischiando continuamente i piani della visione. Parlo di piani, non a caso, visto che le scale sono forse una delle più grandi ossessioni dell’artista olandese (vedi in mostra Relatività, 1953) a sua volta derivata da una passione smodata per i dedali delle carceri dell’incisore settecentesco veneto Giovanni Battista Piranesi di cui era non solo estimatore ma anche collezionista.
Grande incisore fu anche Escher che prediligeva litografia (incisione di immagini a rovescio sulla pietra) e xilografia (incisione su tavolette di legno) introducendo un concetto che più avanti sarebbe entrato nei più complessi dibattiti sui concetti di unicità e riproducibilità.
Per tornare ai labirinti di scale, un’intera sala racconta come l’arte di Escher abbia influenzato il mondo del cinema (due tra tutti: Una notte al museo III e Labyrinth con David Bowie) o quello della musica: una parete intera è occupata dalle cover degli LP ispirate al suo lavoro. Sua la litografia sulla copertina di “On the run” dei Pink Floyd.
A fare da contrappunto al gran numero di opere esposte spazi interattivi per sperimentare aspetti affascinati della ricerca escheriana: la passione per le geometrie, per gli incastri perfetti, per le metamorfosi dell’immagine ecc… In altre parole per la scienza della percezione.
In Metamorphose II (1939), una delle opere più stupefacenti, Escher ci presenta una sorta di compendio di tutto ciò che è capace di fare e dove l’unico elemento “reale” è, ancora una volta, una architettura italiana, il Duomo di Atrani sulla Costiera Amalfitana.
Ma da quando ha aperto la mostra le opere più instagrammate e condivise sui social sono altre, quelle in cui anche il pubblico prende parte al dispositivo “magico” della visione: tra illusioni ottiche, disegni impossibili, e prospettive stravolte create quando ancora il computer non era nemmeno un’idea.
Escher è una super star, nomade, irrequieta che, in tempi non sospetti, amava firmarsi con M.C.E., con una di quelle sigle che oggi vanno tanto di moda tra le celebrità internazionali.
Escher
a cura di Mark Veldhuysen e Federico Giudiceandrea
Promossa e organizzata dal Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura e Arthemisia, in collaborazione con M. C. Escher Foundation
Fino al 20 febbraio 2022
Palazzo Ducale – Appartamento del Doge
Piazza Giacomo Matteotti, 9, Genova
Info: www.mostraescher.it