SONCINO (CR) | ex Filanda Meroni | 17 febbraio – 4 marzo 2018
Elena Monzo presenta presso ex Filanda Meroni di Soncino, 7 grandi opere realizzate su carta di riso giapponese intelata, dedicate alla Via della Seta. L’Artista, ormai giunta ad un punto fondamentale di riflessione sul percorso esperito, ha tracciato un itinerario delle tappe fondamentali che ha attraversato, sia fisicamente sia concettualmente, individuando nell’esperienza degli ultimi anni, che l’ha vista in costante viaggio alla ricerca di humus, persino un iter serico, imprevisto, ma palpabile.
Lo sguardo a ritroso si è aperto all’ultima tappa raggiunta: Soncino, in provincia di Cremona. L’invito del Rotary club ad organizzare un’esposizione personale presso la Filanda Meroni, alla quale è annesso il Museo della seta – una collezione privata di strumenti per la produzione del tessuto, dall’approvvigionamento delle uova dei bachi fino alla sua trattura, tra cui l’esposizione di materiale pubblicitario e filmati d’epoca inerenti le aziende di bachicoltura – ha offerto all’Artista una rinnovata lettura del suo lavoro. Le città da lei toccate sino ad oggi hanno acquisito un nuovo senso ed ha preso così forma la sua personale Via della Seta.
Tra le numerose esperienze di residenze artistiche, le più signi ficative sono quelle vissute in Cina (Shangai, 2014), in Giappone (Tamashima, 2013), in Libano (Beirut, tappa annuale dal 2013) e in Italia a Cosenza (2017). Luoghi che, in vario modo, hanno tangenza con la tematica serica. I Cinesi furono i primi a ricavare la seta dal bozzolo del Bombyx mori: lo addomesticarono dal III millennio a.C., ed è stato per fino ritrovato un bozzolo in una tomba neolitica. Inizialmente, soltanto i membri della famiglia imperiale e della corte erano autorizzati ad indossare abiti di seta, finché dal VII secolo a.C. tale permesso venne esteso a tutti coloro che
avevano le possibilità economiche. In più occasioni la storia e il mito si intrecciano, le origini del filato sono infatti avvolte dal mistero e ci conducono in una serie di leggende dalle plurime versioni, in cui emerge la preziosità del prodotto e il determinante ruolo che la figura femminile ebbe nella varie fasi: scoperta, diffusione, coltivazione e produzione. Una di queste leggende, ad esempio, narra che l’imperatrice cinese Lei-Tsi, o Xi Ling Shi, moglie dell’imperatore Giallo, stava prendendo un tè all’ombra di un gelso, quando un bozzolo le cadde nella tazza e, a causa dell’acqua calda, il filo di seta si scollò e sfilò. La donna intuì così che questo filo era adatto a realizzare tessuti preziosi e iniziò a coltivare bachi e a far tessere la seta. Un altro racconto dice che il segreto di questa stoffa fu custodito gelosamente finché una principessa cinese, che doveva sposare un principe indiano, nascose le uova del bruco e i grani di gelso nel suo cappello per fabbricare la seta in India. Il tessuto varcò quindi i confini. Si racconta anche che l’imperatore Giustiniano affidò a due monaci una missione speciale, ovvero cercare di avere le preziose uova di baco, per fino con l’inganno: a Serinda i monaci le nascosero dentro canne di bambù, usate come bastoni da viaggio, e in questo modo trafugarono il prezioso contenuto trasportandolo sino a Bisanzio.
A partire dal II secolo d.C si sviluppa l’antica Via della Seta, una rotta commerciale che, partendo dalla Cina, legò per secoli Asia, Africa ed Europa, creando non solo connessioni di mercato, ma anche significative contaminazioni culturali e religiose. L’itinerario è una complessa trama dalla quale attingere fervidi stimoli, è un terreno fertile Elena Monzo, il cui lavoro assorbe con voracità input, materiali, fonti iconografiche provenienti da molteplici contesti, in uno straordinario sincretismo culturale. La tappa in Giappone conduce la Monzo in un’ulteriore realtà connessa alla produzione del filato. La seta nipponica ha infatti conosciuto secoli di evoluzione fino a diventare la più pregiata e costosa al mondo. Nell’ambito delle produzione delle uova dei bachi c’è un antico legame che unisce l’Italia e il Giappone, nella seconda metà dell’Ottocento diplomatici e commercianti andarono a procacciarsi il seme bachi, la prima missione italiana nelle regioni sericole interne del Giappone è datata infatti 1869.
Anche il Libano ha primeggiato, sotto il regno degli Emiri, per la produzione della seta, oggi purtroppo non più vitale. A Bsous, a pochi chilometri da Beirut, un opificio è stato trasformato in un ecomuseo della seta. Beirut è luogo fondamentale nella formazione della Monzo, che dal 2013 ad oggi trascorre un mese all’anno presso la residenza del gallerista Fadi Mogabgab ad Aïn Zhalta, dove è presente un torchio con una piccola edizione annessa.
Nel 2017 Monzo ha partecipato alla residenza artistica Bocs Art di Cosenza. Un’ulteriore meta in cui si intreccia la storia del filato; la provincia di Cosenza fino alla prima metà dell’Ottocento fu infatti una delle zone più importanti del Sud Italia per la produzione di seta greggia. Il gelso era diffusissimo nelle campagne e in ogni famiglia le contadine allevavano i bachi. L’arteria principale del centro storico, un tempo detta Strada dei Mercanti, era ricca di botteghe di tessuti preziosi. Nel limitrofo borgo di Mendicino è presente l’antica Filanda Gaudio che oggi ospita il Museo dinamico della seta. La Via della seta di Elena Monzo attraversa paesaggi e storie in cui si intersecano plurime culture, filo conduttore sono le terre dei gelsi, i luoghi di allevamento del baco, le filande, la vita di donne protagoniste in queste vicende, le intersezioni viarie del commercio di bachi, filati e splendide stoffe. Un corso di eventi accompagna l’artista dalla terra natale delle campagne bresciane al Sud d’Italia e all’Oriente, in un viaggio lungo, di partenze e ritorni, in cui le distanze trovano tangenze e in cui la lontananza si annulla nel breve ciclo vitale del Bombyx mori, un minuscolo insetto che crea, a sua insaputa, una storia preziosa.
La genesi della procreazione serica, un ciclo biologico e creativo, è l’idea generatrice dalla quale scaturiscono le sette grandi opere dell’artista, realizzate su carta di riso giapponese intelata. Monzo estrapola un’ispirazione libera in cui emergono suggestioni palesi o altresì evanescenti, tra cui bozzoli, bruchi, riferimenti riproduttivi, danze di corteggiamento, reminiscenze liberty (stile di molte locandine bacologiche), echi delle culture attraversate, simbologie numerologiche, in una composizione raffinata che rivela la capacità di catalizzare flussi eterogenei. Le cromie seriche impiegate sono arricchite da tocchi di colori accesi, quali il verde intenso, raramente impiegato nella produzione dell’artista, memore delle foglie di gelso, il vitale rosso, il mistico blu e il regale oro.
Elena Monzo. SILK La via della seta
a cura di Annalisa Ghirardi
17 febbraio – 4 marzo 2018
Inaugurazione sabato 17 febbraio ore 18.30
ex Filanda Meroni, Soncino (CR)
Orari: martedì-domenica 10.00-12.00 16.00-19.00
Info: +39 339 6532328