Nel presentare la Mostra Eventi di pittura, in corso dall’11 febbraio alla Leo Galleries di Monza, il curatore Giorgio Bonomi scrive che, ad un primo sguardo, un quadro di Elena Debiasio riporta alla mente il concetto – della fisica contemporanea – di “evento” (da cui origina il titolo della mostra), definito soprattutto da Einstein e da Whitehead, chiarendo, fra le altre cose, che i segni di colore possono considerarsi “eventi piccoli”, che sono eventi nell’attimo in cui si accostano sulla tela e cominciano ad aggregarsi ai precedenti, mentre l’opera finita è l’evento.
Da Appunti sulle Aggregazioni, scritti da Franco Storti, col quale Elena Debiasio approfondisce gli aspetti teorici del lavoro, leggiamo:
Linee portanti, ossature, schemi lungo i quali si raccolgono
frammenti di caos, particelle di materia disorganizzata ma intelligente,
sensibili all’attrazione di un fattore magnetico aggregante,
che le attira a sé, sottraendole al caos e dando ad esse un senso,
un’organizzazione, un ordine.
Particelle di varia natura e vibrazione,
passando dal far parte del caos al far parte dell’ordine, concorrono
al graduale formarsi di una aggregazione.
La rappresentazione di questo processo avviene in una
deputata porzione di spazio, isolata dallo spazio ”infinitamente disponibile”,
circoscritta secondo numeri e proporzioni.
Tutto ciò che è vivibile, percepibile con tutti i sensi e con i livelli di coscienza conosciuti è tenuto insieme (attraverso l’aggregazione dei microelementi costitutivi di ogni realtà) dal magnetismo, la misteriosa ed insuperabile forza che tutto pervade e tutto regola.
Ogni idea, sottostante a qualsiasi forma futura, ha bisogno di un corpo di manifestazione. Per questo attira a sé materia, dalla più sottile e invisibile, come quella di cui possono essere fatti un pensiero o un sentimento, alla più esplicita e pesante materia fisica.
Aggregazioni, installazione, 2009, dittico composito (assemblaggio di tre dittici), pigmenti e resina su tela, cm 200×364
Il nero potenziale
Il preesistente è la dimensione del non ancora manifesto o non ancora percepibile; un universo di infinite sensibilità e consistenze materiali: simbolicamente il nero che, quindi, non è negazione. Al contrario contiene in sé il tutto, inespresso, che non si evidenzia a noi, dotati di strumenti inadatti o poco preparati a percepirlo.
È il non conosciuto, l’infinitamente potenziale, l’inespresso che attende di potersi esplicitare: il “nero potenziale”.
In esso si origina un fattore aggregante, puro magnetismo, prima manifestazione, percepibile, a quello stadio, come pre-corpo o non-corpo di un’idea.
La meticolosa descrizione del caos
La rappresentazione si sposta dal piano dell’ordine a quello del caos e viceversa, ad indicare come l’ordine, ogni ordine, sia o debba essere terreno di indagine e di instancabile approfondimento. E come il caos, ogni caos, sia e resti tale fino al momento in cui qualcosa interviene ad attirarlo nel suo opposto.
Dittici, trittici e polittici
La tela è il luogo della rappresentazione.
La tela grezza, vergine è, simbolicamente, la non-rappresentazione, la chiara scelta di non rappresentare. E’ “il prima di ogni cosa”.
In un dittico, trittico o polittico dipinto su un’unica tela è inequivocabile la scelta di far vincere, nelle zone del quadro stabilite, per mezzo del massimo azzeramento di ogni possibile intervento, una simbolica non-rappresentazione. Lì è il vuoto, sospensione, silenzio, salto coscienziale. Così un’opera unitaria diviene un dittico, trittico o polittico e, nella nostra inazione, ci dichiariamo pronti e ricettivi ogni segno proveniente da quel livello incontaminato.
Nei dittici e trittici più recenti le parti di tela vergine vanno espandendosi come, nell’inazione, può accadere alle facoltà intuitive. E’ uno spazio dalle infinite potenzialità: in un trittico/installazione presente alla Leo Galleries di Monza le due zone che separano i tre elementi del trittico sono state sostituite da due finestre verticali dello spazio espositivo: due grandi fonti di luce, due possibilità di contatto interno/esterno e viceversa.
Alla Galleria LIBA di Pontedera, invece, la parte di tela vergine dei tre dittici sovrapposti cedeva il posto a un semipilastro, aggettante rispetto alla parete e all’opera, un cardine, un asse portante, sostegno, collegamento fra alto e basso.
L’intervento di elementi architettonici è importante: evocano una “Architettura Ideale”, che vede l’uomo come architetto di se stesso, per “progettare – costruire – abitare” la propria ascesa.
(testo a cura di Franco Storti)
La mostra in breve:
Elena Debiasio. Eventi di pittura
a cura di Giorgio Bonomi
Leo Galleries
Via De Gradi 10, Monza
Info: + 39 331 4143303
www.leogalleries.com
12 febbraio – 20 marzo 2010
Inaugurazione giovedì 11 Febbraio 2010 ore 18.30