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FORLÌ (FC) | FONDAZIONE DINO ZOLI | Fino al 25 giugno 2023

di LIVIA SAVORELLI

Per chi come me ha potuto seguire attentamente, negli ultimi tre anni, il percorso di Elena Bellantoni – a partire dall’opera video I fear (2020) con cui è stata proclamata vincitrice della sezione Fotografia e vincitrice assoluta ad Arteam Cup 2020 – sarà immediato cogliere l’estrema coerenza dell’artista, la sua capacità di essere nel mondo e di registrarne tanto la poesia quanto la criticità.
Proprio la “clausura pandemica”, alimentata dallo slogan #iorestoacasa, con l’idea che qualsiasi azione potesse essere circoscritta all’ambiente privato, è all’origine del video premiato e rappresenta, in forma di autoritratto, la Bellantoni dedita ad azioni di cura personale, come quella di tagliarsi i capelli, originate dalla nuova quotidianità pandemica, e l’incombere di una nuova gestualità, quasi animalesca, alimentata dalla paura delle conseguenze di nuove forme di controllo e, non prevedibili, forme di totalitarismo. Una riflessione che, come nella sua prassi, concepisce il corpo come soggetto politico e il suo “trasformarlo cambiandone i connotati” come “un atto duro e di protesta contro una condizione imposta”.

Elena Bellantoni, I fear, 2020, video full HD, durata 60”

Quest’opera è secondo me fondamentale per capire lo sviluppo successivo della ricerca dell’artista romana, a partire dalla strutturata e dilatata nel tempo residenza d’artista, tenutasi nel 2022, nell’azienda Dino Zoli Textile fino ad arrivare all’intensa personale, “Se ci fosse luce sarebbe bellissimo”, che la Fondazione Dino Zoli le ha dedicato – entrambe originate dal Premio Speciale Fondazione Dino Zoli e Dino Zoli Textile vinto ad Arteam Cup 2020 – con le riflessioni che le hanno accompagnate: un ritorno alle relazioni, negate nel periodo pandemico, con una particolare attenzione a quelle nell’ambiente di lavoro della fabbrica, considerata come “luogo abitato da corpi”, e un riferimento alla luce, quale elemento positivo incarnante l’uscita dall’oscurità pandemica ma, soprattutto, ossimoro per eccellenza di ben precisi fatti storici del nostro Paese, con i richiami alle “lucciole” citate da Pier Paolo Pasolini nel celebre articolo uscito sul “Corriere della Sera” il 1 febbraio 1975 (anno di nascita della Bellantoni) e il riferimento diretto all’ultima lettera scritta da Aldo Moro alla moglie, quattro giorni prima della sua morte, con «quelle parole di “luce” in un momento buio della vita del politico democristiano conclusosi, purtroppo, drammaticamente».

Elena Bellantoni, foto di scena dal video Se ci fosse luce sarebbe bellissimo con 14 abiti-scultura, 2022. Courtesy of the artist

Mentre in un precedente progetto della Bellantoni – penso a On the Breadline – l’immaginario industriale era alla base di uno studio basato sull’analisi del senso collettivo di perdita, a seguito delle trasformazioni economiche e sociali dell’ultimo trentennio, e il gesto artistico cercava di alimentare la percezione dell’assenza di quei lavoratori che, con il proprio lavoro, animavano e rendevano vivo il luogo, nel caso dell’azienda Dino Zoli Textile, attraverso la pratica relazionale, l’artista entra negli spazi produttivi durante gli orari di lavoro e, attivando un processo fortemente orizzontale, innesta un percorso visionario che ha come base di partenza il vissuto del lavoratore e, soprattutto, l’immagine corporea che ciascuno ha di sé in funzione del luogo dove lavora (da qui il nome del laboratorio L’immagine che abito). Nel voler riportare la materialità nelle relazioni tra i corpi, negata durante gli anni della pandemia, Elena Bellantoni porta a riflettere sul concetto di habitus, l’insieme delle azioni spontanee attraverso le quali l’individuo si relaziona con il contesto nel quale vive.

Elena Bellantoni, Se ci fosse luce sarebbe bellissimo, Fondazione Dino Zoli, Forlì, veduta della mostra. Ph. Cristina Patuelli

Il percorso dell’artista all’interno della Dino Zoli Textile, trova un suo completamento nell‘utilizzo dei tessuti prodotti dall’azienda per ricreare delle oniriche divise a forma trapezoidale, usate sia per le donne sia per gli uomini – scegliendo il lino rosa, quale colore del corpo, e il velluto grigio-azzurro come richiamo alle tute da lavoro dei dipendenti – e della fabbrica tessile come scenario per le riprese dell’intenso video “Se ci fosse luce sarebbe bellissimo”, realizzato nel gennaio 2023 e prodotto da Dino Zoli Textile e Fondazione Dino Zoli, godibile nelle sale della fondazione fino al prossimo 25 giugno.

Elena Bellantoni, Se ci fosse luce sarebbe bellissimo, Fondazione Dino Zoli, Forlì, veduta della mostra. Ph. Cristina Patuelli

Il percorso della mostra, curata da Nadia Stefanel, alterna la sala con l’installazione dei quattordici abiti-scultura con un secondo ambiente che, oltre ad ospitare un neon blu riportante la frase che ha dato origine al titolo della mostra “Se ci fosse luce sarebbe bellissimo”, propone la parte più progettuale del lavoro preparatorio dell’artista con sei disegni a china su carta da spolvero con interventi a collage e quattro lightbox, che riassumono alcuni passaggi importanti del video e del rapporto con l’ambiente dell’azienda. Si completa con la sala dedicata al video omonimo e, infine, con l’ultima installazione al neon di colore rosso che recita “c’era una voglia di ballare che faceva luce”, ricordando le parole del cantautore Francesco Guccini con cui egli paragonava il vissuto pandemico e l’allentamento delle restrizioni al ritorno alla normalità dopo la seconda guerra mondiale.

L’Arte di Elena Bellantoni, in particolar modo in questo progetto interamente sviluppato su una realtà aziendale come la Dino Zoli Textile, dà prova di quanto la pratica relazionale e i processi partecipativi possano essere validi strumenti di supporto in termini di empowerment e, conseguentemente, di welfare aziendale e, al contempo, quanto essi possano essere fondamentali, come raccontato dall’artista, per «costruire un percorso condiviso e collettivo per raccontare il sistema mondo».

Elena Bellantoni, Se ci fosse luce sarebbe bellissimo, Fondazione Dino Zoli, Forlì, veduta della mostra. Ph. Cristina Patuelli

Elena Bellantoni. Se ci fosse luce sarebbe bellissimo
A cura di Nadia Stefanel

25 febbraio – 25 giugno 2023

Fondazione Dino Zoli
Viale Bologna 288, Forlì 

Orari: da martedì a venerdì ore 9.30-12.30, sabato e domenica ore 9.30-12.30 e 16.00-19.30, chiuso lunedì e festivi. Ingresso libero 

Info: T. +39 0543 755770
info@fondazionedinozoli.com
www.fondazionedinozoli.com

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