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GENOVA | Palazzo Ducale | 6 novembre 2013 – 27 aprile 2014

di CHIARA D’AURIZIO

È stata inaugurata più di un mese fa, presso le sale del piano nobile di Palazzo Ducale, la mostra di uno dei più grandi protagonisti dell’arte a cavallo tra il XIX e il XX secolo: Edvard Munch (1863-1944), di origine norvegese, è sicuramente il pittore più angosciato e angosciante di questo periodo. L’esposizione presenta un breve excursus sull’evoluzione stilistica dell’autore, diviso tematicamente e cronologicamente in quattro sezioni. In apertura troviamo i lavori dell’età giovanile, prove pittoriche come Paesaggio del 1882, o Giardino con casa rossa, dello stesso anno, dove si vede chiaramente l’influenza del Naturalismo nordico, che privilegia l’aspetto materico e l’impianto architettonico del dipinto.

Edvard Munch, Giardino con casa rossa, 1882, olio su cartone, 23x30.50 cm, Collezione privata © The Munch Museum / The Munch-Ellingsen Group by SIAE 2013

Si passa poi alla seconda stanza dove troviamo le Incisioni dell’anima, una serie di litografie, punte secche e acque forti, dedicate a uno dei principali temi che Munch ripete e ripropone in maniera ossessiva: la malattia. La Bambina malata, più volte ritratta, è sua sorella, uccisa dalla tubercolosi all’età di 15 anni, evento questo che sconvolge l’artista e che lo porta ad una specie di ipocondria, che tenterà di esorcizzare proprio attraverso la rappresentazione morbosa della morte e della degenerazione del malessere fisico e psichico. Ne è un esempio Gelosia II, dove il volto dell’uomo in primo piano incarna l’inquietudine e il tormento del pittore. Nella stessa stanza  Madonna del 1893, litografata prima con scheletro e poi con una cornice di spermatozoi, così volutamente poco sacrale, al contrario maliziosa e seducente nella sua totale nudità. Segue La natura che non urla, titolo che vuole in breve descrivere un momento legato particolarmente al simbolismo francese, che agli inizi del ’900 influenzerà Munch, pur non interferendo con il suo stile ormai giunto a maturazione. Qui vengono presentati bozzetti e prove per la decorazione di alcune stanze di palazzi prestigiosi e dipinti ad olio, alcuni dei pochi esposti, che preannunciano l’Espressionismo. Si apre poi una sezione della mostra dedicata alla famiglia Linde, molti i ritratti dell’amico Max, medico appassionato di arte contemporanea, della moglie e dei quattro figli, quest’ultimi rappresentati secondo uno schema grafico classico, ma reso più moderno attraverso un uso consapevole e ragionato della litografia. Vengono anche rappresentati gli interni e il giardino della villa con la veranda, favorendo ovviamente l’elemento architettonico. Anche in questo caso si tratta di incisioni, litografie e punte secche che dominano la scena fino alla successiva e penultima parte: Volti che vibrano, ritratti di personaggi di spicco nel mondo politico, letterario e artistico. Tutti i personaggi sono accumunati da un forte senso di introspezione psicologica, reso attraverso la scelta di pose assolutamente statiche e da sfondi spogli e incolori. Tra i soggetti ritratti troviamo Hieronymus Heyerdahl, giurista norvegese e sindaco di Oslo dal 1912 al 1914, che commissionò a Munch la decorazione della sala riunioni del nuovo palazzo del Municipio, progetto mai realizzato.
Edvard Munch, Le ragazze sul ponte, 1918, disegno a colori, 58.20x42.90 cm, Collezione private © The Munch Museum / The Munch-Ellingsen Group by SIAE 2013
L’ultima parte, è forse quella più inaspettata ed anche quella che risveglia lo spettatore, dopo una lunga serie di incisioni “monotono” e ritratti omologati: si cambia artista con Andy Warhol, che ha saputo cogliere l’aspetto iconografico e seriale delle opere di Munch e l’ossessività con cui le riproduce al punto da farle diventare veri e propri oggetti industriali. Ci si trova davanti alle rivisitazioni in chiave moderna, create dal re della Pop Art, de L’urlo  il visitatore, deluso dal non vedere l’originale, può almeno ammirare il soggetto in tre serigrafie dai colori stravolti – di Madonna e di Autoritratto.
Sicuramente Warhol rimane colpito non solo dall’aspetto iconografico, ma anche dallo studio sistematico e preciso sulle tecniche di incisione, percorso che lui stesso affronterà quasi cent’anni dopo.
In un primo momento la mostra sembra essere priva di elementi davvero significativi o rilevanti, le opere esposte possono dare l’idea di una seconda scelta, di una mostra che porta il nome di un artista che poi, a guardar bene, lo spettatore non riconosce, abituato ai colori forti e alla potenza espressiva di quel grido tanto discusso e conosciuto per i fatti di cronaca ad esso legati. In realtà vengono forniti gli strumenti giusti per comprendere il pensiero evolutivo del pittore, divorato dall’ansia, ed è proposta una vasta gamma di tipologie di incisioni e di esperimenti stilistici interessanti che possono effettivamente dare un risvolto pioneristico all’intera mostra. Se poi fosse rivisto anche il costo del biglietto, la scelta curatoriale risulterebbe decisamente più digeribile!

Edvard Munch
a cura di Marc Restellini
promossa da Comune di Genova, Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura
prodotta da Arthemisia Group e 24 Ore Cultura

6 novembre 2013 – 27 aprile 2014 

Appartamento del Doge, Palazzo Ducale
piazza Matteotti 9, Genova

Orario: da martedì a domenica 9.00-19.00; lunedì 14.o0-19.00; la biglietteria chiude un’ora prima
Ingresso intero Euro 13,00; ridotto Euro 11,00; ridotto scuole e bambini Euro 5,00; ridotto gruppi Euro 10,00

Info: +39 010 5574000; +39 010 5574064
www.palazzoducale.genova.it
www.mostramunch.it

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