GORIZIA | studiofaganel | 8-29 luglio 2016
Intervista a EDI CARRER di Matteo Galbiati
La mostra Nero, che lo studiofaganel di Gorizia ha inaugurato in occasione del 35° Premio Internazionale alla miglior sceneggiatura “Sergio Amidei”, ci ha presentato – oltre che nella propria sede un’estensione della mostra era presente anche Palazzo del Cinema/Hiša Filma – Kinemax – il lavoro recente dell’artista Edi Carrer (1974).
Le opere – tridimensionali, suddivise tra “quadri” e “sculture” oltre che ad una serie di disegni – si accomunano dall’uso e dalla presenza del nero come colore dominante, una presenza che si fa narrazione viva ed intensa e, adombrando superstizioni e inutili scaramanzie, sa elevarsi a materia di nobile e poetica solennità.
Abbiamo intervistato l’artista per farci accompagnare addentro all’universo della sua narrazione artistica, per scoprire, più intimamente, la forza di questi suoi intensissimi e coinvolgenti lavori:
Come hai voluto articolare la mostra presso lo studiofaganel e Palazzo del Cinema/Hiša Filma – Kinemax?
La mostra è stata pensata a quattro mani con Marco e Sara dello studiofaganel, loro conoscevano il mio lavoro di scultura e le teche nere, e avevano inoltre potuto vedere la serie di disegni nati durante il mio anno di infermità…
Sei partito dalla pittura per approdare poi anche alla scultura… Ci racconti brevemente il tuo percorso artistico?
Potrebbe sembrare retorico, ma devo dire che fin da piccolo ho dichiarato amore verso l’arte, quando passavo le vacanze estive a riprodurre fumetti. Ho ricominciato poi la pittura a metà degli anni novanta durante il servizio civile, una necessità nata per esprimere la condizione dei pazienti manicomiali, continuando la scultura si è presentata attraverso la conoscenza di altri artisti scultori e ho sentito la terza dimensione come elemento che mi avrebbe completato nella ricerca artistica. Oggi continuo a ricercare anche con altre forme espressive, per non cadere nel manierismo…
Quelli esposti sono lavori recenti, in cosa cambiano e cosa condividono rispetto ai precedenti? Su quali altri contenuti ti muovi?
Questi ultimi lavori condividono solo la tipologia di messaggio, tendenzialmente lavoro a progetto, ciò significa realizzare una serie di opere concentrandomi sulla loro peculiarità compositiva e tematica; nonché si possono vedere a distanza di anni un processo a tappe non ripetitivo, riconoscibile, credo, solo dalla “maniera” dell’elaborato.
“Quadri” e “sculture” – se così possiamo definirli data la loro interdisciplinarietà – portano ad un universo poetico in cui i riferimenti iconici e le simbologie sono molto forti, si avvicendano con una precisa corrispondenza e una logica coerenza: come riesci a mantenere saldo il linguaggio della tua poetica artistica?
La poetica artistica, nel mio caso, rimane tale proprio perché non è un linguaggio ciò che cerco, bensì le potrei definire una serie di visioni.
Sofferenza, caducità della vita e morte sono temi esistenziali che qui emergono in modo diretto. Cosa vuoi dare al pubblico? Come si leggono le opere?
Spero di non dare al pubblico angoscia; dentro a questi lavori, se guardiamo oculatamente, si può scorgere un senso di rivincita rispetto alla sofferenza che ogni uomo è chiamato a vivere nella sua intima esistenza. Un senso di resilienza che proprio la caducità della vita ci insegna.
Il nero prevale nelle opere, è nel titolo della mostra, cosa rappresenta per te? Quali emozioni desta?
Risponderei in maniera molto ermetica: eleganza.
Molti spunti sono suggeriti, ma un elemento rimane centrale: quello della Natura. Come si lega ai lavori, pensando anche al luogo in cui hai scelto di vivere?
La Natura è viva, vita, non riuscirei a pensare al cemento per esprimere il mio sentire l’esistente.
Hai esposto nell’area espositiva del Kinemax, quasi fossero una pellicola cinematografica, una serie di tuoi autoritratti. Che peculiarità hanno? In cosa ti vedono protagonista? In molti si percepisce un senso di dolore e pure di speranzosa rinascita…
I disegni nascono all’interno di un ospedale che mi ha visto protagonista di un’esperienza invalidante. Ogni singolo disegno è una narrazione, ma tutti assieme raccontano il superamento della vissuta sofferenza e di un tempo di guarigione.
Come ti rapporti al senso di “bellezza” che emerge tanto lirico, quanto concreto, da ogni tua creazione?
Potremmo chiamarla solo sensibilità.
Cosa ci dici dei grifoni delle tue montagne?
I gentili grifoni mi hanno fornito le ossa già monde, con le quali ho potuto realizzare una serie di sculture. Ora vado a trovarli quando si levano in volo… è già tempo per nuovi progetti…
Edi Carrer. Nero
a cura di Sara Occhipinti e Marco Faganel
testi in catalogo di Manuela Dago, Cristina Feresin, Saša Quinzi
foto catalogo e video Alessandro Ruzzier
progetto grafico Andrea Occhipinti (Maggot Brain)
in collaborazione con 35° Premio “Sergio Amidei”, Gorizia 14-20 luglio 2016
8-29 luglio 2016
studiofaganel
Viale XXIV Maggio 15-C, Gorizia
Orario: da martedì a venerdì 9.30-13.00 e 16.00-19.30; mercoledì e sabato 10.30-13.00 e 16.00-19.30; domenica e lunedì chiuso
Info: +39 0481 81186
www.studiofaganel.com
Palazzo del Cinema/Hiša Filma – Kinemax
Piazza della Vittoria 41, Gorizia
Info: +39 0481 534604
www.amidei.com