GENOVA | PALAZZO DUCALE | 3-4-5 GIUGNO 2022
TORINO | POLO DEL ‘900 | 14 GIUGNO 2022
Interviste a cura di FRANCESCA DI GIORGIO
Il progetto cross-disciplinare Dust of Dreams dell’artista Eva Frapiccini, a cura di Giulia Palomba, esplora i linguaggi delle arti visive, della musica, della performance e della video arte in un’installazione multimediale e performativa presentata a Genova il 3, 4 e 5 giugno presso la Sala del Munizioniere di Palazzo Ducale e a Torino il 14 giugno presso il Polo del ‘900, nell’ambito dei festival Electropark e Interplay.
La produzione, a cura di Albumarte, si è sviluppata in maniera corale, coinvolgendo diverse professionalità e includendo molteplici processi partecipativi tra le due città, in collaborazione con Forevergreen, come la presentazione del progetto presso l’Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova, l’evento partecipativo di registrazione dei sogni realizzato presso il Cortile Maggiore di Palazzo Ducale (aprile 2022), il laboratorio di sartoria teatrale in collaborazione con l’Associazione Limone Lunare (aprile 2022), il ciclo di workshop video realizzato ad aprile, in collaborazione con Squeasy Film, destinato a una gruppo di partecipanti selezionato tramite open call, nonché la restituzione pubblica del workshop negli spazi di Sala Dogana in collaborazione con il Comune di Genova (2 maggio). A marzo e a maggio a Torino si sono tenuti due workshop di coreografia diretti da Daniele Ninarello in collaborazione con CodedUomo.
Dust of Dreams si fonda su un archivio audio creato da Eva Frapiccini e composto da 2200 registrazioni raccolte in 13 città nel mondo in 11 anni (Torino, Bogotà, Sharjah, Stoccolma, Riga, Berlino, Dubai, Bergamo, Fittja, Cairo, Rivoli, Manama in Bahrain e Genova). Dal 2011 al 2022, Dreams’ Time Capsule, il progetto partecipativo, caratterizzato dalla raccolta dei sogni in una capsula gonfiabile progettata dall’artista con il designer Michele Tavano, è stato ospitato da molteplici musei nazionali e internazionali come ArkDes Museo di Architettura di Stoccolma, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, YSP – Yorkshire Sculpture Park, spazi culturali come kim? Contemporary Art Space, festival e dipartimenti educativi come Festival Localize Potsdam, il Dipartimento educativo della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e la Facoltà di Design dell’Universidad Jorge Taleo Lozano di Bogotà.
Dalle suggestioni suscitate dall’archivio sonoro, sono state selezionate narrazioni oniriche e immagini-archetipiche che costituiscono lo sfondo della struttura sonora e visiva dell’installazione multimediale.
Le tracce audio si uniscono alle musiche composte da Sara Berts, ispirando le immagini di Eva Frapiccini ei video realizzati nel corso di un workshop. Flussi di immagini-icona scorrono sugli schermi unendosi ai movimenti dei performers Francesca Dibiase, Ilaria Quaglia e Valerie Tameu: essi conferiscono corporeità alle immagini, guidati dalla coreografia di Daniele Ninarello, in una virtuosa sintonia audiovisiva.
Il progetto è realizzato con il sostegno di Fondazione Compagnia di San Paolo nell’ambito del bando “ART~WAVES. Per la creatività, dall’idea alla scena”, in collaborazione con Forevergreen nell’ambito di Electropark 2022, Palazzo Ducale Fondazione per la cultura, Fondazione Luzzati Teatro della Tosse, Comune di Genova – Sala Dogana, Associazione Il Limone Lunare, Polo del ‘900, Festival Interplay, Associazione CodedUomo e Mosaico Danza.
Ora la parola ad alcuni attori del progetto….
Com’è nata l’idea che ha portato al progetto Dust of Dreams?
Eva Frapiccini: Dust of Dreams è un’installazione multimediale a più schermi e una performance dedicata alla vita onirica e al suo rapporto con il presente. Il progetto è frutto di 11 anni di ricerca artistica che ho sviluppato attraverso un’idea folle che mi ha portato ad incontrare più di duemila duecento persone in musei e spazi d’arte d’Europa, Medio Oriente, Africa ed America Latina. È stato definito tappeto volante, cabina di registrazione, ma di fatto la capsula ideata per viaggiare in una valigia, che ho disegnato insieme a Michele Tavano nel 2011, ha ospitato al suo interno moltissime persone e i loro racconti di sogni, ma anche di desideri. Oggi questa è una collezione di registrazioni audio e immagini sorprendenti, fuori dal tempo, frutto della fantasia dell’immaginario umano. Ho cominciato a pensare a come dare forma a questo tessuto di voci, di lingue diverse, ma prima ancora ho portato avanti la mission di DTCproject, ovvero vedere se due o più persone che non si sono mai incontrate, sono cresciute e vissute in geografie opposte del globo, possano vivere la stessa condizione, avere le stesse immagini in sogno. Da qui è seguito un processo di trascrizione, traduzione e analisi dei testi dei racconti onirici raccolti, che ha incluso anche i sogni registrati a Palazzo Ducale lo scorso aprile. Successivamente vi è stato un confronto e infine una rielaborazione creativa attraverso diversi linguaggi: la video arte, la musica e la performance. In qualche modo nei sogni il tempo è diverso dalla realtà, così come la percezione uditiva, visiva, olfattiva, tattile. Inoltre nel sogno non sono rispettate le leggi fisiche. La sperimentazione dei linguaggi citati mi ha permesso di mettere in campo una percezione della realtà differente, anche se familiare al tempo stesso perché vissuta in sogno, dove l’immersività e il coinvolgimento fisico giocano un ruolo determinante. In questo viaggio ho deciso di coinvolgere alcune figure creative con cui non ho mai collaborato, ma di cui stimavo il lavoro. Ed è magico come l’eccellenza delle figure coinvolte nel progetto e la sinergia che si è creata tra i linguaggi abbia funzionato in maniera virtuosa: la musica di Sara Berts ha fatto da tappeto alla produzione dell’installazione multimediale da me pensata, alla costruzione della performance operata da Daniele Ninarello, ai costumi di Daniela Di Blasio e alla struttura dello spazio pensata insieme a Michele Tavano. Ciascuno ha seguito un proprio percorso sulla suggestione delle registrazioni, sul metodo della memoria del corpo, della visione e del suono e poi si è aperto alla contaminazione con gli altri, tenendo fede alla propria poetica. Questo è possibile solo in una produzione di grande respiro, che lascia a ciascuno il tempo di sperimentare e cambiare il passo sulla base dello stato del progetto. Ma sono sicura che non è la fase finale, infatti nelle riproposizioni future di Dust of Dreams credo che questo processo si affinerà e nella prassi si trasformerà ancora. Il risultato è uno spettacolo dal vivo, che per sua natura non è mai uguale a sé stesso, con una tipica dose d’incognito, che rende il tutto ancora più eccitante.
Come ha avuto inizio la collaborazione con Albumarte?
Eva Frapiccini: Conoscevo la programmazione di AlbumArte, avevo visto diverse mostre a Roma. L’occasione di pensare insieme un progetto più grande si è creata con l’uscita del bando “Art~Waves. Per la creatività, dall’idea alla scena” della Fondazione Compagnia San Paolo. AlbumArte lavora da sempre sulla costruzione di un terreno comune tra linguaggi creativi e istanze della società. Senza promuovere troppo l’aspetto sociale, ha comunque ospitato questioni di maggiore inclusività tra i generi, tra culture diverse, sostenuto i diritti dei lavoratori dell’arte al di là dei gate keepers del sistema dell’arte, come deve fare uno spazio no profit. Ho pensato che avremmo potuto lavorare bene su questi presupposti e questo percorso insieme sta portando entrambi su nuovi territori organizzativi e gestionali prima che geografici.
Albumarte si interessa a progetti multidisciplinari e dall’animo nomade e partecipativo. Come Dust of Dreams si inserisce in questa linea d’azione? Qual è stato il processo costitutivo di questa particolare opera d’arte visiva?
Cristina Cobianchi (AlbumArte): AlbumArte ha all’attivo 11 anni di progetti in Italia e all’estero, che hanno coinvolto varie discipline artistiche, ma Dust of Dreams è senz’altro quello che esprime in modo più completo il concetto di interdisciplinarietà ed è per AlbumArte un’esperienza molto importante all’interno della sua storia che penso possa segnare l’inizio di un nuovo stimolante percorso. In questi mesi di preparazione, ci siamo appassionate sempre di più a nuove formule e nuovi linguaggi con i quali siamo arrivate a confrontarci. Non è la prima volta che nella realizzazione di un nostro progetto ci sono professionalità diverse, ma senz’altro in Dust of Dreams, abbiamo avuto modo di approfondire moltissimo tutte le componenti dell’installazione performativa, la musica, la danza, il suono, oltre al video che è un nostro ambito di ricerca da sempre e le immagini, che qui hanno un ruolo complementare e innovativo. Trovare il punto d’incontro tra le parole registrate nei racconti dei sogni, la musica, il video, l’intelligenza artificiale e la performance, sotto la guida di Eva Frapiccini, che è un’artista completa e una seria professionista, che seguivamo da tempo, è stata un’esperienza molto interessante, che ci ha dato una nuova carica e la voglia di continuare a lavorare in questa direzione. Inoltre è la prima volta che AlbumArte viene invitato nella programmazione ufficiale di un Festival di musica elettronica e un Festival di danza. Anche queste sono per noi esperienze molto formative e stimolanti, “linfa vitale” nuova da investire in future progettualità.
Che cosa ti ha più affascinato rispetto alla curatela del progetto?
Giulia Palomba: La prima volta che parlai con Eva di Dust of Dreams sentii da subito un’affinità molto forte con il concept: il sogno e il mondo onirico furono uno dei primissimi temi che affrontai quando ero ancora laureanda. Rimasi poi molto affascinata dall’aspetto corale del progetto, che fin da subito prevedeva un lavoro sinergico molto delicato tra discipline, sempre rispettato con estrema cura. Sara, Daniele, Ylenia, performer e partecipanti del workshop, tutti gli artisti e i professionisti che hanno collaborato a questa progettualità sinfonica si sono dovuti relazionare con materiali e input prodotti dagli altri, alla ricerca di un dialogo armonico tra le parti, in un atto di profondo ascolto reciproco. Il risultato è uno spazio sinfonico, onirico e immersivo, all’interno del quale spettatrici e spettatori possano addentrarsi con le proprie sensibilità. È un’opera costruita sul dialogo e l’ascolto, capace di parlare a tutt*.
In che modo è stato realizzato l’accompagnamento musicale?
Sara Berts: Per le musiche di Dust of Dreams ho usato un Buchla Music Easel, sintetizzatore iconico degli anni ‘70 (il mio è una riedizione del 2012) progettato da Don Buchla, fisico statunitense, pioniere visionario nel campo della sintesi del suono. È uno strumento che ho trovato particolarmente adatto al progetto, in primo luogo per le timbriche, organiche e liquide, ma anche per l’approccio alla lavorazione del suono, molto istintivo ed intuitivo. A questo sintetizzatore ho accostato dei field recordings naturali che riportano alla densità materica del nostro pianeta.
Qual è stata la suggestione che ha guidato la ricerca coreografica e drammaturgica della performance nel progetto?
Daniele Ninarello: Dopo un lungo dialogo e confronto con Eva Frapiccini, e dopo aver riflettuto intorno a Dust of Dreams che raccoglie una moltitudine di sogni, ho pensato a come portare la mia visione all’interno di questo progetto. Personalmente mi affascina immaginare lo spazio onirico come una fitta rete di informazioni, pensieri, significati, che si concatenano e scorrono da sempre.
Credo che il sogno sia uno spazio collettivo, una coscienza sociale che ci nutre e che nutriamo, un luogo dove nascono pensieri, conoscenze, che si esprimono attraverso di noi. In questo senso ho invitato le danzatrici a condividere i propri sogni creando uno spazio di confronto, e di visione comune. Successivamente ho chiesto loro di tradurre in movimento quello che rimaneva dei sogni ascoltati e condivisi. Questo ha portato inevitabilmente a continue risonanze fra le immagini, le parole, gli elementi e le sensazioni. La performance si presenta come uno spazio orizzontale, dove i corpi diventano canali di questioni che appartengono alla collettività, ma che risuonano con il vissuto intimo e privato di ogni singola performer.
Mi interessa assistere ad un’intimità opaca, vaga, che si dimena sotto uno strato appena percettibile, eppure familiare.
Da designer multimediale, in che modo hai contribuito alla realizzazione del progetto?
Michele Tavano: Progettare con Eva è interessante; la partenza è sempre una fitta serie di dialoghi, impressioni, esperienze, luoghi visitati e riferimenti autobiografici, che, immancabilmente, generano spazi concreti, utilizzabili dalle persone. Questo è stato valido quando si è trattato di concepire lo spazio della «capsula», dove le persone raccontavano i loro sogni, sia per l’allestimento di Dust of Dreams. È sempre complicato strutturare uno spazio rimanendo leggeri, tentando di non sovrapporsi a ciò che è mostrato (il vero protagonista), soprattutto quando si ha a che fare con oggetti così delicati ed impalpabili come i sogni.
Qual è per te la parola chiave che potrebbe definire Dust of Dreams?
Eva Frapiccini: Non saprei dire una parola chiave specifica. Credo che non ce ne sia una sola. Io vedo Dust of Dreams “camminare con le proprie gambe” e trasformarsi in base ai tessuti sociali che ne ospitano i workshop di produzione, in base agli spazi espositivi che accolgono il progetto e alle tecnologie impiegate per la sua realizzazione e fruizione. È un progetto “umbrella”, come lo definiscono gli inglesi, che raccoglie diverse fasi di produzione e lettura: per sua natura travalica le culture e assottiglia i confini tra i linguaggi artistici.
Cristina Cobianchi (AlbumArte): Penso a qualcosa come: dialogo e sincronizzazione delle arti e del loro ruolo sociale e psicologico.
Giulia Palomba: Forse proprio sinfonia sinestetica: mi richiama le prime sperimentazioni di Opera d’Arte Totale, come il “Prometeo” di Skrjabin, profondamente simbolica.
Sara Berts: Congiunzione.
Daniele Ninarello: Se penso ad una parola che possa racchiudere o definire ciò che ho attraversato in questo progetto, penso alla soglia, ad uno spazio di penombra, che si ascolta attraverso zone quasi mai narrate, ma che ci scorrono accanto costantemente. Soglia, penombra.
Michele Tavano: Mi troverei in difficoltà nel dover ricercare una definizione per questo progetto, esso nasce con una forma volutamente non classificabile, capace di confrontarsi sempre con spazi e culture anche molto lontane. Forse l’unica associazione che mi viene in mente è quella del “mondo fluttuante” di Hiroshige, dove il tentativo di descrizione della realtà fisica che ci circonda è affidato ad una moltitudine di singoli frammenti di vita (come i sogni), ricomposti solo a posteriori dall’osservatore.
Da venerdì 3 giugno, il progetto verrà ospitato in anteprima a Genova presso la Sala del Munizioniere di Palazzo Ducale. L’installazione multimediale a più schermi realizzata da Eva Frapiccini, con le musiche di Sara Berts, sarà aperta al pubblico dalle ore 15.00 alle 21.00. Mentre la prima della performance, diretta da Daniele Ninarello, inizierà alle ore 18.30 e si ripeterà alle ore 20.00. L’opera sarà fruibile anche nelle giornate del 4 e del 5 giugno, con repliche della performance in orario pomeridiano, alle ore 18.30 e alle 20.00.
Martedì 14 giugno lo spettacolo si trasferirà a Torino presso gli spazi del Polo del ‘900, ospite della programmazione del Festival di teatro danza Interplay 2022. L’installazione sarà accessibile dalle ore 20.00 alle 23.00, con performance alle ore 21.30.
La produzione ritornerà a Genova il 24 settembre al Teatro del Ponente ospite del Teatro della Tosse all’interno di Resistere e Creare Festival ed Electropark 2022.
Dust of Dreams
INSTALLAZIONE MULTIMEDIALE E PERFORMANCE
Un progetto di Eva Frapiccini
PALAZZO DUCALE, GENOVA
Sala del Munizioniere
3-4-5 GIUGNO 2022
Ore 15.00 – 21.00
PERFORMANCE TUTTI I GIORNI ORE 18.30 e 20.00
In collaborazione con Forevergreen
nell’ambito di Electropark 2022
POLO DEL ‘900 TORINO
14 GIUGNO 2022 (unica data)
ORE 20 – 23.00
PERFORMANCE ORE 21.30
In collaborazione con Mosaico Danza
nell’ambito del Festival Interplay 2022
A cura di Giulia Palomba
Testi critici di Anna Daneri e Giulia Palomba
Musiche Sara Berts (Sara Bertazzini)
Coreografie Daniele Ninarello
Performers: Francesca Dibiase, Ilaria Quaglia, Valerie Tameu
Editing Video Ylenia Busolli
Costumi Daniela Di Blasio
Design allestimento Michele Tavano
Produzione AlbumArte
Progetto realizzato con il sostegno di Fondazione Compagnia di San Paolo nell’ambito del
bando “ART~WAVES. Per la creatività, dall’idea alla scena”
in collaborazione con:
Forevergreen nell’ambito di Electropark 2022
Palazzo Ducale Fondazione per la cultura, Fondazione Luzzati Teatro della Tosse, Comune
di Genova – Sala Dogana, Associazione Il Limone Lunare, Polo del ‘900, Festival Interplay,
Associazione CodedUomo, Mosaico Danza
Info: AlbumArte | centro di produzione culturale e artistica indipendente no profit ETS
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