PRATO | VILLA ROSPIGLIOSI | 12 maggio – 23 giugno 2024
PISTOIA | GALLERIA VANNUCCI | 12 maggio – 28 luglio 2024
Intervista a MARINA DACCI di Alice Ioffrida
In Toscana l’associazione Chorasis di Villa Rospigliosi a Prato avvia un dialogo con la Galleria Vannucci di Pistoia grazie ad un progetto curato da Marina Dacci, che individua nell’artista Antonio Fiorentino il trait d’union fra le due realtà.
La maestosa villa di Prato, per volere del suo proprietario Claudio Seghi Rospigliosi, ospita progetti di artisti che vivono gli spazi del parco e della sala espositiva come occasione per confrontarsi con chi quei luoghi li conosce e li vive, ovvero con l’obiettivo di coinvolgere gli abitanti del posto in una partecipazione attiva alla vita culturale della città. Qui Antonio Fiorentino installa le sue sculture per la mostra ad naturam. Le sue opere sono presenti anche nella Galleria Vannucci a Pistoia, per la collettiva ri/NASCIMENTO insieme a lavori di Elena Bellantoni, Bertozzi & Casoni, Chiara Bettazzi, Bianco-Valente, Serena Fineschi, Cristina Gozzini, Silvia Listorti, Nazzarena Poli Maramotti, invitati dalla curatrice Marina Dacci che ci racconta il suo progetto.
Le occasioni di dialogo tra due identità forti e diverse in territori vicini non sono sempre sfruttate al meglio e spesso si perdono occasioni uniche per diffidenza o poco interesse ad uscire dalla propria zona di confort. In questo caso com’è nata l’idea di creare un collegamento tra queste due realtà diverse tra loro per scopo sociale, per ambientazione e per attività?
Conosco da tempo la Galleria Vannucci perché seguo il lavoro di alcuni artisti della galleria e ho scoperto qualche anno fa il progetto e le iniziative di Villa Rospigliosi: luoghi diversi ma in contatto per reciproca stima. Considerata la vicinanza tra questi due luoghi ho proposto di valorizzare il territorio toscano con una joint venture tra una realtà privata, ma senza scopo di lucro, ed una galleria che lavora con artisti che fanno sperimentazione. Ho avuto la possibilità e la libertà di proporre una mostra che esulava da artisti della galleria. Coltivavo l’idea di ri-NASCIMENTO da parecchio tempo e pensavo fosse interessante coinvolgere entrambe queste realtà, proponendolo come progetto unitario. Così la personale di Antonio Fiorentino, artista di interesse per Claudio Seghi Rospigliosi, è diventato un ancoraggio e un naturale prolungamento della collettiva di Pistoia.
Dunque, una volta individuato quello che poteva essere l’artista che avrebbe unito i due luoghi, come sei venuta a capo di questa tematica particolare e allo stesso tempo complessa che hai poi riassunto nel titolo ri-NASCIMENTO?
Il progetto a cui lavoro da tempo è un’idea forte legata a una sempre più urgente necessità di cambiamento nel tempo in cui viviamo, proposta con gli occhi e la visione di nove artisti italiani. Si sviluppa su 3 temi: il rapporto con gli oggetti, quello con la natura e il territorio e quello legato alle relazioni. Sono abbastanza stanca di un tipo di arte che, dopo il covid, continua a descrivere e a documentare il ‘disastro’. Sento che l’arte non deve fare questo: l’arte deve aprire spiragli su nuove posture, generare nuove visioni tese al cambiamento. Abbiamo a disposizione molti altri mezzi e linguaggi che si occupano dell’aspetto documentativo, l’arte deve fare altro. L’arte deve aprire spiragli verso il cambiamento e verso un modo differente di leggere l’attualità, in un certo senso, ridare speranza.
La tua idea riassume una necessità collettiva che spesso viene tacciata di superficialità e per questo ignorata da molti. In mostra sono presenti nove protagonisti diversi tra loro per poetica e per linguaggio ma anche per ricerca. Vorrei che mi raccontassi in che modo li hai selezionati, considerato che non avevi nessun vincolo e com’è stata la fase allestitiva, il confronto con il grande open space della Galleria Vannucci.
Rispetto ai tre ambiti che ti ho elencato ho iniziato a riflettere su quali artisti potevano offrire una visione diversa riguardo al futuro ed ho individuato artisti con i quali avevo già lavorato e altri che ho scoperto proprio affrontando la mia ricerca. Nel corso degli studio visit e delle corrispondenze via mail ho potuto parlare a fondo con loro scoprendo molte tangenze tra quello che era il mio obiettivo e il loro lavoro e ho avuto la conferma dell’esistenza di un approccio diverso da quello a cui il mondo dell’arte ci ha abituati a vedere negli ultimi anni.
La tematica già di per sé complessa si è arricchita della presenza di nove artisti diversi per linguaggio e tecnica adoperata, che si dispongono nello spazio in modo dinamico e attraverso un gioco di rimandi.
Gli artisti che ho scelto lavorano con profondità sul mio statement di mostra, indipendentemente dalla loro popolarità, dalle tecniche impiegate e dal loro stato anagrafico. Ho poi circoscritto la scelta ad artisti italiani che credo oggi abbiano molto da dire in un panorama artistico che certo non riesce a valorizzare la loro ricerca. Per selezionare le opere mi è bastato parlare con gli artisti e fare studio visit scegliendo i lavori paradigmatici rispetto ai temi che volevo esplorare, dopodiché in sede di installazione tutto ha assunto un ulteriore valore aggiunto che ha moltiplicato i rimandi e i dialoghi fra le opere rispetto alla mia iniziale idea di tripartizione tematica. Parte tutto dalla saletta in fondo dove, per ragioni di spazio, abbiamo inserito i lavori di Elena Bellantoni Pensate domani è la fine del mondo, 2021, e Bianco Valente Entità Risonante, 2009, in quanto entrambi i lavori affrontano il tema del linguaggio l’uno attraverso il corpo, la gestualità l’altro attraverso la scrittura e quindi mi piaceva aprire una riflessione su come si potrebbe ricominciare, ripartendo dalla lingua e dalla prossemica. Nella sala principale, continuando, un esempio per tutti è il lavoro di Serena Fineschi, che tratta il tema delle geografie e delle mappe che in questo momento sono da riscrivere, proponendo un approccio rigenerativo dello sguardo, o di Silvia Listorti in cui il corpo è in ascolto aprendosi verso un tempo/spazio completamente rinnovati. Anche la ceramica con l’Uomo con la barba di Nazzarena Poli Maramotti in dialogo con le sculture di Fiorentino, che trasforma il ritratto umano in elemento vegetale abbattendo le barriere speciste. E su questo insiste Cristina Gozzini proponendo modelli di organismi semplici in natura che seguono regole aggregative che auspicheremmo fossero impiegate anche nelle relazioni umane. E così di seguito, la forte intesa fra le opere di Chiara Bettazzi e Bertozzi&Casoni che rimettono in ordine oggetti consumati da un quotidiano solamente funzionale aprendo nuovi orizzonti.
Vorrei fermarmi su Antonio Fiorentino che è l’artista cardine tra le due esposizioni e i cui lavori si trovano all’ingresso della Galleria Vannucci come spieghi nel foglio di sala, «naturale prosecuzione e ampliamento» della mostra personale allestita presso Villa Rospigliosi ad naturam.
Antonio Fiorentino, in queste sculture all’ingresso della galleria, tratta questa metamorfosi dall’umano al vegetale ed è molto evidente e molto presente nel progetto di Prato. Tutto questo progetto lavora sull’idea del ritratto: come rielaborare la costruzione identitaria. Fiorentino lo fa non solo con le sue sculture di sapore mitologico come accennavi: lo prosegue con le cianotipie e attraverso il tema della maschera. Le cianotipie, in particolare, sono lavori nuovi mai esposti in precedenza. In questo caso, invece di trasformare la materia come avviene nella scultura, opera sull’intangibilità fatta di luce e ombra, lavori che nel corso della giornata cambiano l’impressione sulla tela della luce.
Due mostre collegate dal comune senso degli artisti di proporre un modo diverso di reagire a ciò che stiamo vivendo, opponendosi agli avvenimenti e al senso di sopraffazione piuttosto che procedere con il mero racconto in cui mettere l’accento su ciò che maggiormente ci colpisce o ciò che maggiormente lo coinvolge in prima persona. Il tuo è un invito a convergere «su un elemento comune: la necessità di un ri-NASCIMENTO». In quali altri progetti ti vedremo impegnata nei prossimi mesi?
Si prospetta un anno bello tosto, attualmente mi sto occupando della curatela di un importante progetto con David Tremlett nella mia città. Si tratta di un’opera permanente in corso di realizzazione nell’area nord della città affiancata a una mostra ai Chiostri di San Pietro che attraversa la sua ricerca artistica dal 1969 al 2023 e dalla pubblicazione di un libro prevista per inizio ottobre. Sempre in autunno, una collaborazione con la galleria G7 di Bologna per una mostra su Giulio Paolini. Inoltre, per la primavera del 2025, un importante progetto di Fabrizio Cotognini da Building a Milano in gestazione da 2 anni di cui sono molto fiera.
ad naturam
a cura di Marina Dacci
12 maggio – 23 giugno 2024
Villa Rospigliosi
via Firenze 83, Prato
Info: chorasis.spaziovisione@gmail.com
+39 348 7814430
ri-NASCIMENTO
a cura di Marina Dacci
12 maggio – 28 luglio 2024
MEVannucci
Via Gorizia 122, Pistoia
Info: info@vannucciartecontemporanea.com | +39 0573 20066 / +39 335 6745185