ROMA | GALLERIA z2o SARA ZANIN | FINO AL 30 APRILE 2025
Intervista a MARTA ROBERTI di Leonardo Regano
Creature eleganti e sinuose si susseguono svelte, in un racconto visivo che si dipana lungo le pareti della galleria z2o Sara Zanin: Due mondi – e io vengo dall’altro, seconda personale di Marta Roberti per la galleria romana a cura di Cecilia Canziani, è una mostra da leggere come un viaggio a ritroso verso mondi dimenticati e antichi che compongono l’immaginario dell’artista dove mito e memoria si perdono e si fondono. Roberti usa il disegno come pratica espansa, trasformandolo in installazioni che inglobano l’intero ambiente espositivo e che intrecciano immaginari fluidi, in cui suggestioni arcaiche connettono Oriente e Occidente, umano e non umano, passato e presente. La mostra, che continua fino al prossimo 30 aprile, è stata l’occasione per un dialogo con Roberti sulla sua opera e sul suo immaginario creativo così fortemente evocativo.
Partiamo dal titolo della mostra, Due mondi – e io vengo dall’altro, un omaggio a Cristina Campo. Il rapporto con la scrittura, e la poesia in particolare, sembra costante nel tuo lavoro. Come nasce questo confronto?
Due mondi: e io vengo dall’altro è un verso tratto dal suo Diario bizantino. Mi è risuonata immediatamente; una di quelle frasi che non puoi fare a meno di appuntarti non appena l’hai letta. Ho scelto che diventasse il titolo perché l’ho letta per la prima volta mentre stavo lavorando alla mia mostra personale da Sara Zanin ed esprimeva l’ambiguità che mi interessava evocare. Quella poesia è deliziosa ed enigmatica, una sorta di geroglifico su cui continuare a ritornare, senza poterla comprendere mai fino in fondo. È una sensazione simile che mi piacerebbe evocare con i miei disegni. La continua meraviglia di girare intorno a un senso che non potrà emergere chiaro e distinto.
Credo che sia la vita stessa a essere così: chiara ed evidente e al contempo impensabile e incomprensibile. Sono attratta dalla poesia quando riformula la domanda filosofica degli esordi del pensiero Occidentale, che il mondo, l’essere è e non possa non essere, e io provo a fare lo stesso, nel senso che ciò che disegno sorge da quel senso di stupore.

Marta Roberti, Autoritratto come Serpente (Da Pompei), 2023, disegno con pastello a olio da carta carbone fatta a mano su doppia carta di gelso taiwanese, cm 61,5×90. Ph Roberto Apa.
Alcune opere si concentrano sul doppio ritratto, ibridando figure umane e animali con riferimenti alla pittura parietale antica. Come hai sviluppato questa ricerca e quali fonti iconografiche ti hanno maggiormente ispirata?
Sì, la figura parietale antica è il mio riferimento principale; amo le pinacoteche sotterranee e non conosco il nome degli artisti che preferisco: gli Etruschi che hanno dipinto le tombe di Tarquinia; gli Egizi che hanno decorato le tombe della Valle dei Re e delle Regine, gli sconosciuti che sulla via della Seta hanno dipinto le Grotte di Mogao a Dunhuang nella Cina Occidentale, per favorire la meditazione dei monaci buddisti che lì vivevano.

Marta Roberti, Due mondi – e io vengo dall’altro, 2025, installation view, z2o Sara Zanin, Roma. Courtesy l’artista e z2o Sara Zanin, Ph. Roberto Apa.
Tra i luoghi che hai visitato e che ricorrono nel tuo lavoro, oltre alla Cina e all’Egitto, ci sono l’India e il Messico. Quanto influenza il tuo percorso creativo il viaggio e la scoperta di nuove culture?
I luoghi che hai citato influenzano la mia creatività più di ogni altra forma espressiva della contemporaneità. Viaggiando in India, Messico ed Egitto mi sono interessata in particolare del passato remoto che questi luoghi continuano a custodire. Nei passati di queste civiltà ho trovato la rappresentazione ibrida tra animale umano e non umano, la deificazione degli animali e un’attenzione grande verso quel mondo invisibile che compenetra il mondo che tutti conosciamo. Gli umani di quelle civiltà in cui il divino compenetrava la vita, come oggi invece lo fanno i social media, avevano più dimestichezza con il mondo dell’invisibile, ed è forse questo quello che cerco e che vorrei provare a mostrare traendo ispirazione da là e riportandolo qui oggi.

Marta Roberti, Due mondi – e io vengo dall’altro, 2025, installation view, z2o Sara Zanin, Roma. Courtesy l’artista e z2o Sara Zanin. Ph. Roberto Apa.
Nel tuo lavoro la metamorfosi è un tema ricorrente, specialmente nella serie di disegni delle Asana ispirate a posture animali. In che modo questo processo di trasformazione del corpo si collega alla tua ricerca?
Le posture dei corpi, le forme che possono assumere con l’esercizio costante delle Asana nello Yoga o con la ginnastica artistica mi interessano moltissimo e ne sono attratta come dalla poesia e dalla pittura parietale antica. Come direbbe Deleuze mi affascina ‘cosa può un corpo’. Le Asana sono posture incredibili e ciò che soprattutto mi interessa è il fatto che molte di esse nascono dall’osservazione dei movimenti e delle posture di alcuni animali. I disegni che ho realizzato per il libro Downdog, edito da Les Cerise (un paio dei quali erano esposti in questa mostra) fanno riferimento proprio all’imitazione del corpo di un animale. Lo yoga nella sua forma più originaria ha come scopo l’elevazione spirituale e il suo raggiungimento implicava un’esercitazione del corpo al mantenimento prolungato di posture complesse ispirate al mondo animale. Siamo stati abituati a pensare l’animale e il corpo come gli elementi opposti allo spirito nella nostra cultura occidentale e in India invece l’animale era qualcosa da osservare attentamente, e dal quale imparare ad assumere certe posture. Mi viene in mente a questo proposito, un testo di Gregory Bateson che mi ha profondamente influenzata molti anni fa oramai, ma che continuo a ricordare e che ti cito perché ha a che vedere con l’arte, gli animali e la ricerca della grazia.

Marta Roberti, Autoritratto in posa di fenicottero, 2023, disegno e collage a matita e pastello a olio su carta di bambù taiwanese, cm 140×214. Ph. Roberto Apa
Aldous Huxley era solito dire che il problema fondamentale dell’umanità è la ricerca della “grazia”. Egli usava questa parola nel senso in cui pensava fosse usata nel Nuovo Testamento; tuttavia la spiegava in termini suoi. Egli sosteneva (come Walt Whitman) che gli animali si comportano e comunicano con una naturalezza, una semplicità che l’uomo ha perduto. Il comportamento dell’uomo è corrotto dall’inganno – perfino contro se stesso – dalla finalità e dall’autocoscienza. Secondo l’opinione di Aldous, l’uomo ha perso la ‘grazia’ che gli animali ancora possiedono.
Nei termini di questo contrasto, Aldous sosteneva che Dio somiglia agli animali più che all’uomo: egli è idealmente incapace di inganni e incapace di confusioni interne. Nella scala complessiva degli esseri, quindi, l’uomo è come situato da parte, ed è privo di quella grazia che gli animali possiedono e che Dio possiede. Io sostengo che l’arte è un aspetto della ricerca della grazia da parte dell’uomo: la sua estasi a volte, quando in parte riesce; la sua rabbia e agonia, quando a volte fallisce.

Marta Roberti, Gufo Rosso, 2025, ricamo (cotone seta e fili metallici), cm 80×100. Ph. Roberto Apa
La scelta dei materiali e delle tecniche è fondamentale nel tuo processo creativo. Come contribuiscono queste scelte nella tua poetica?
Non voglio ciò che è fatto, ma ciò che si sta ancora tortuosamente facendo (da “Aqua viva” di Clarice Lispector). Ho dovuto ritrovare questa frase per riuscire a risponderti. Non ho parole migliori per descriverti ciò che la tecnica che mi sono inventata mi permette di tradurre su carta: la sensazione di qualcosa che non è del tutto compiuto ma che si sta attuando. Nel disegno, affinché appaia vivo, occorre infondere un senso di instabilità. La stessa carta che utilizzo, fatta a mano a Taiwan con arbusti di gelso, ha un aspetto fragile pur essendo molto resistente. Negli anni, già ai tempi dell’università e poi dell’Accademia, cercavo un modo che mi distinguesse. Volevo esprimere un ordine apparente che sorgesse da qualcosa come una somma di scarabocchi. Disegnare bene nel modo classico non mi è mai piaciuto, e nemmeno mi era mai davvero riuscito. Volevo qualcos’altro, e ho capito a un certo punto che ciò che cercavo lo avrei ottenuto se non avessi controllato completamente quello che facevo. Quindi ho cominciato a disegnare senza vedere quello che facevo, ovvero tracciando minuscoli segni su uno scuro foglio di carta carbone sotto il quale appoggio la carta, che rimane impregnata degli innumerevoli segni che sono trapassati dalla prima a quest’ultima.

Marta Roberti, Due Sorelle a Confronto Con il Caos, 2025, disegno e collage con grafite e pastello a olio da carta carbone fatta a mano su carta di gelso taiwanese, cm 150×365,5. Ph. Roberto Apa
Dopo aver usato per alcuni anni carte carbone che compravo nel mercato vintage online, sono riuscita a trovare il modo per realizzarle io stessa; stendo del pastello a olio su una carta da lucido e la uso per colorare. La carta carbone, mentre rilascia il colore per donarlo alla carta sottostante, al contempo lo perde, cioè rimane incisa dai miei segni. In mostra ci sono anche delle carte carbone incise, color rame, oro e azzurro argentato.

Marta Roberti, Due mondi – e io vengo dall’altro, 2025, installation view, z2o Sara Zanin, Roma. Courtesy l’artista e z2o Sara Zanin. Ph. Roberto Apa.
Le parole della scrittrice brasialiana concludono il dialogo con Marta Roberti, autrice di narrazioni per immagini in cui mito, memoria e metamorfosi si intrecciano, sfidando il confine tra umano e non umano. Attraverso una tecnica, in continua evoluzione, dove il segno sfugge al pieno controllo, i suoi disegni evocano mondi lontani e interrogativi senza risposta, restituendo la sensazione di qualcosa che non è del tutto compiuto, ma che si sta ancora attuando.
Marta Roberti. Due Mondi – e Io vengo dell’Altro
A cura di Cecilia Canziani
1 marzo – 30 aprile 2025
Galleria z20 Sara Zanin
Via Alessandro Volta, 34, Roma
Orari: martedì – sabato ore 12-19 (Ingresso libero)
Info: +39 06 80073146
info@z2ogalleria.it
www.z2ogalleria.it