MILANO | Fondazione Prada | 18 febbraio – 25 giugno 2018
di LUCA BOCHICCHIO
Tappa obbligata dell’anno, bulimica e filologica, Post Zang Tumb Tuuum. Art Life Politics: Italia 1918-1943 sembra davvero lo scavo in sezione dell’Italia fra le due guerre. Ma al contrario di un carotaggio, dal quale si otterrebbe la precisa e limitata successione storica degli strati, questa mostra è impostata piuttosto come una perlustrazione speleologica, battendo cunicoli sotterranei che capillarmente divergono e si riuniscono in laghi o secche sotterranei e improvvisi.
Tappa obbligata, dicevo, in quanto dovrebbe essere obbligatorio vederla (“prima gli italiani”, nel senso di tutti quanti vivono in Italia!) per rendersi conto di ciò che siamo stati (e siamo), di ciò che è accaduto, di quanto si è speso in termini di energie intellettuali, risorse economiche, investimenti personali, politici e sociali nel nostro Paese in una ben delimitata epoca storica: quella compresa tra un tragico e sospirato ultimo anno di guerra mondiale e l’inizio di altre battaglie, vitali, per la liberazione dal nazifascismo. In quel trentennio, a tappe forzate, si compie la metamorfosi: ci si distacca dal XIX secolo per varcare la soglia dell’età contemporanea post-atomica, post-fascista, post-monarchica; un’Italia che, inglobando tutto quello che si credeva appunto posticcio, veleggia verso la tumultuosa fine di millennio.
Mostra bulimica, in quanto negli spazi in cui di solito la Fondazione Prada distribuisce tre o quattro esposizioni, qui si dispiega con forza imperialista l’intera produzione artistica del paese fra le due guerre, periodo che, tendenzialmente, viene affrontato da storici e curatori per “correnti”, “decadi”, “temi”, ecc… Germano Celant questa volta ha optato per “arte, vita, politica”, quindi, molto semplicemente e modestamente: tutto.
Tutto e tanto, a tratti ridondante, ma superbo, da godere come un viaggio nel tempo, passando da una sala all’altra, da un’esposizione storica all’altra, ricordando, collegando, scoprendo, senza fine apparente, per continui passaggi, cambi di zone geografiche e culturali, capolavori miliari e opere meno note (oltre seicento pezzi, circa ottocento documenti).
Stessa esagerazione bulimica anche nel metodo filologico che ne regola il percorso e l’allestimento, volto a restituire le opere nel contesto sociale, culturale e in molti casi espositivo del tempo. Documenti e ricostruzioni ambientali delle mostre storiche servono infatti a contrastare un certo “idealismo espositivo, dove le opere d’arte, nei musei e nelle istituzioni, sono messe in scena in una situazione anonima e monocroma, generalmente su una superficie bianca” (cit.). Riproposte in relazione alle mostre e alle fotografie che le documentano, le opere consentono di essere guardate attraverso un istintivo confronto tra il pubblico di oggi e quello dell’epoca, innescando così una riflessione sul valore, sul gusto, sulle gerarchie estetiche, sugli scarti linguistici ed espressivi. Il “tutto”, di cui sopra, si esprime infatti, soprattutto e positivamente, nelle molteplici testimonianze messe in campo: grafica, pittura, architettura, design, scultura, incisione, letteratura, editoria, fotografia, ambienti.
Su tutto questo, percorrendo un ventennio di storia, i simboli e i riferimenti al fascismo a tratti dominano l’immaginario collettivo; la mostra non rinuncia a riportare la fiera apologia del “fascio”, la fiducia e la fede in quel regime, così come documenta, entrando negli anni Quaranta, i risultati di quella folle esperienza, attraverso lo sguardo delle nuove generazioni di artisti, che denunciano o documentano i campi di sterminio, la guerriglia, lo sterminio di civili. Nascita e morte di un sogno e di un inganno, morte e rinascita di una Nazione, anche questo è Post Zang Tumb Tuuum: Art Politics Life: Italia 1918-1943, Milano, Fondazione Prada, fino al 25 giugno.
Post Zang Tumb Tuuum. Art Life Politics: Italia 1918-1943
a cura di Germano Celant
18 febbraio – 25 giugno 2018
Fondazione Prada
Largo Isarco 2, Milano
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