PESCARA | Aurum | 28 novembre 2012 – 30 gennaio 2013
Intervista ad ANTONELLA CINELLI di VIVIANA SIVIERO
Il mondo delle bambole, uno stereotipo legato all’infanzia e alla femminilità? Molto di più: soggetti di un percorso pittorico che si è evoluto, nella complicazione del medium, fino a permettere ad Antonella Cinelli di parlare di crescita, individuale e sociale, delle sue trasformazioni, attraverso una pittura caparbia e capace, a cui si aggiungono, in unica armonia, la dimensione installativa, la forma tridimensionale, la luce, fino a raggiungere l’oggetto, ennesimo feticcio del popolo rosa, che nel mondo ha ancora così tanta strada da fare. Una pittura cosciente che aiuta a non dimenticare quanto tutto questo sia complicato, seppur dolcemente…
Inauguri a Pescara, in un luogo dal nome affascinante – Sala degli Alambicchi – una mostra dal titolo semplice e diretto che, come una freccia, sembra puntare dritto verso il centro di un obiettivo: quale?
Antonella Cinelli: In realtà tutta la struttura dell’Aurum, di cui la Sala degli Alambicchi fa parte, è molto affascinante. È il fiore all’occhiello di Pescara, ricavato dalle antiche officine di distillazione del famoso liquore da cui prende il nome. Più che un museo è un luogo in cui l’arte incontra davvero gli altri aspetti della vita culturale. Nei bellissimi e suggestivi spazi si succedono e si incrociano mostre, concerti e spettacoli teatrali, eventi legati allo sport e alla politica. Per esempio la mia mostra si aprirà in occasione del forum internazionale delle città dell’Adriatico e dello Ionio che raccoglierà delegazioni politiche ed intellettuali provenienti da diverse nazioni. Per un’artista sicuramente un’occasione molto stimolante per progettare una mostra. Per quanto riguarda il titolo ti rispondo citando Victor Hugo: «Come gli uccelli si fanno un nido con tutto quello che trovano, così i bambini si fabbricano una bambola con un nonnulla…»
Qual è il tuo significato del termine “bambola”?
La bambola risponde ai bisogni profondi del bambino che con essa ripete la dualità della relazione umana, per questo ricopre un enorme ruolo sociale, pedagogico e psicologico. Attraverso la bambola proietta l’immagine di se nell’universo che lo circonda. Inoltre il bambino usa la bambola per affrontare i vissuti del mondo magico e reale. La bambola è una creazione spontanea del bambino e della sua individualità in formazione qualcosa che inventa indipendentemente dalla forma convenzionale. Le mie Doll partono da questo presupposto per raccontare il mondo femminile, i suoi riti ed i suoi misteri. La bambola accompagna la vita di una donna trasformandosi con la crescita nel nostro doppio riflesso nello specchio attraverso cui esploriamo, modifichiamo ed esaltiamo il mostro corpo sulle necessità dell’immagine interiore che abbiamo di noi stesse.
Vorremmo vedere la mostra attraverso i tuoi occhi, perché in quella cura che costruisce un corpo a partire dalla sua esteriorità c’è l’essenza della tua persona, non in senso diretto ma più squisitamente espressivo: qual è la tua idea di donna e quale pensi sia invece il suo effettivo “ruolo” sociale, al di là dei discorsi su una parità dei sessi che sembra conquistata dal punto di vista ufficiale, eppure…?!?
La parità tra i sessi ritengo che non ci sia ancora pienamente. In Occidente sicuramente siamo molto vicini allo scopo ma non l’abbiamo ancora raggiunto. Le opportunità per noi paiono essere apparentemente di più ma a mio avviso ancora non si è arrivati al nocciolo della questione, ovvero permettere alla donna di agire liberamente e contribuire sostanzialmente ad un cambiamento positivo attraverso le risorse e le peculiarità di cui è portatrice. La mostra è il racconto di un percorso di conoscenza di se che si snoda attraverso il rito della cura del proprio corpo e della costruzione libera del proprio aspetto.
La donna si prende cura del proprio corpo come fa con la prole, con i famigliari, con la casa, con la piccola comunità che la circonda potenzialmente con il mondo. È un istinto innato che appare in tenerissima età ed è una forza propulsiva enorme, erroneamente ritenuta utile solo in un contesto domestico. Per la sua forza positiva e creatrice, dato che si basa sul rispetto e la conservazione della vita, si pone in antitesi all’istinto distruttivo dello scontro violento tipico della sfera maschile. Basti pensare che due delle grandi rivoluzioni del genere umano che hanno consentito la nascita della civiltà, ovvero l’allevamento e l’agricoltura sono nate da questa vocazione alla cura tipica del mondo femminile. Rivoluzioni avvenute in un mondo lontano nel tempo, in cui la struttura sociale era matriarcale.
Il tuo linguaggio prediletto è quello della pittura che maneggi e pieghi ai tuoi voleri con maestria e capacità: l’ultima produzione affianca al medium più tradizionale la dimensione installativa: quali sono i modi prima e i risultati poi?
Nel mio percorso di studi e poi di ricerca di una forma espressiva a me congeniale sono stata sempre combattuta tra l’amore per il linguaggio della pittura classica e quello dell’installazione. A lungo ho creduto di essere di fronte ad un bivio in cui scegliere una strada mi avrebbe precluso l’altra finché l’idea di far dialogare due mondi apparentante così distanti mi è sembrata l’unica soluzione che mi appartenesse veramente.
Novità che chiamiamo in causa per ultime eppure non meno importanti le scatole della memoria e le Sketchbook bag, legate alla metamorfosi messa in atto dalla crescita, le prime, e all’oggetto-feticcio che – oltre ai tacchi – sono peculiarità femminile. Ci racconti nel dettaglio?
Le scatole della memoria e la Sketchbook bag sono due progetti su cui lavoro da anni. Ho accarezzato a lungo l’idea di poterci lavorare in maniera organica. Questa mostra e la libertà espressiva che mi è sta concessa dalla direttrice dell’Aurum Annarita della Penna, mi hanno finalmente permesso di realizzare. Pittura e linguaggio installativo si alternano in entrambe. Nelle scatole della memoria prevale un gusto ludico. Questo lavoro è stato ideato perché delle installazioni potessero essere racchiuse in piccoli contenitori. Sono più opere che ne formano una grande Funzionano singolarmente e in rapporto l’una all’altra, ognuna nasconde un indizio di un enigma ed insieme appaiono come un enorme rebus che racconta il momento misterioso in cui la bambina diviene donna. Il filo conduttore è la farfalla scelta come simbolo della psiche e della trasformazione. Le Sketchbook bag oltre ad essere un omaggio alla borsa, vera e propria compagna inseparabile di ogni donna che ognuna trascina dietro come una piccola casa, sono state pensate come opere da esporre e da indossare. Sono realizzate con i miei schizzi e gli appunti e in mostra verranno presentare accompagnate da piccole tele che raccontano la gestualità delle mani alle prese con questo oggetto del desiderio del mondo femminile.
Puoi anticiparci i tuoi prossimi impegni?
Una collettiva a Las Vegas con Fu Xin Gallery di Shanghai e sempre con lei una seria di fiere internazionali in Asia, la prima a Nuova Delhi a febbraio 2013. E per la prossima estate è già in cantiere un progetto ambizioso sulla Duse e D’Annunzio per una personale ancora all’Aurum che sarà sede dei festeggiamenti per i 150 anni dalla nascita di D’Annunzio a Pescara. Evento la cui direzione artistica è stata affidata a Giordano Bruno Guerri.
Antonella Cinelli. DOLL
Aurum – Sala degli alambicchi
Largo Gardone di riviera, Pescara
28 novembre 2012 – 30 gennaio 2013
Info: +39 085 4549508
www.aurum.comune.pescara.it