Quando la direzione del [e] Design Festival ha chiesto ad Ennio Bianco di presentare le opere che alcuni artisti digitali hanno realizzato per affiancare il branding, il compito non è stato particolarmente complicato, non ha avuto che l’imbarazzo della scelta e quindi è partito dai migliori protagonisti della scena internazionale.
Qui il primo capitolo: https://www.espoarte.net/arte/digital-art-for-branding-chapter-i-appunti-di-arte-digitale-e-comunicazione/
A seguire un nuovo viaggio a partire dallo studio creativo FIELD.io…
di ENNIO BIANCO
FIELD.io è uno studio creativo londinese fondato da Marcus Wendt e Vera-Maria Glahn, ed è specializzato nella creazione di opere d’arte digitali espressive e dinamiche, oltre che di installazioni audiovisive immersive ed esperienze narrative non lineari, in particolare lavora su progetti guidati da tecnologia, arte e natura, spesso all’interno di un contesto di design e branding. Le interazioni tra forma astratta e figurativa, così come la percezione sensuale e sinestetica, i sistemi procedurali e le simulazioni emergenti sono temi ricorrenti nella loro ricerca.
FIELD.io collabora con istituzioni culturali e marchi globali, tra cui: Microsoft, IBM, Nike, Diesel, Deutsche Bank, HP, Nokia, GE e Aol, e altri.
IBM think 2019 Generation from FIELD.IO on Vimeo.
Il loro lavoro creativo è decisamente orientato a definire i nuovi canoni estetici legati al movimento, al design e all’esperienza. Anche quando si occupano di progetti di branding, lo spettatore ha la sensazione di trovarsi di fronte un’opera d’arte digitale di rara bellezza e leggerezza, ancorché sorretta da grande virtuosismo tecnico. Marcus Wendt, in una recente intervista, confessò il suo sconforto per non essere riconosciuti come artisti, dal momento che i video erano commissionati da un brand e destinate alla pubblicità televisiva.
A questo proposito vorrei citare la frase che il grande musicista Giusto Pio mi disse in una delle chiacchierate domenicali davanti ad un caffè: “Alcune delle migliori composizioni musicali del ‘900 accompagnano la pubblicità. Sarebbe ora che certi inveterati pregiudizi siano lasciati cadere”.
IBM think 2019 Community from FIELD.IO on Vimeo.
Recentemente, durante il periodo di lockdown, FIELD.io ha realizzato delle opere che stimolano la creatività dell’individuo in relazione al proprio ambiente abitativo.
La prima che segnalo è la versione interattiva in Realtà Aumentata del famoso gioco Fort Building. Per chi non lo conoscesse, il gioco consiste nella costruzione di un luogo accogliente usando qualunque cosa si possa trovare nell’ambiente casalingo. Si tratta di una esperienza infantile di interior design e, al tempo stesso, di una reinvenzione degli oggetti di uso quotidiano, ignorandone le funzioni di uso quotidiano e reinventandoli come elementi costruttivi di un fantasioso castello. Nel gioco interattivo 3D, creato da FIELD.io, gli oggetti reali della casa vengono scansionati e quindi possono essere disposti in vario modo, sempre con l’obbiettivo di costruire un castello possente e audace, ignorando i limiti della gravità fino all’estremo limite segnato dal crollo della torre.
Fort Maker for Everyday Experiments from FIELD.IO on Vimeo.
Il secondo gioco creativo che segnalo riguarda lo spostamento sensoriale, vale a dire la possibilità di percepire lo spazio attraverso il suono. Una traduzione sensoriale dalla vista al suono che apre una nuova prospettiva, dove gli oggetti nella tua stanza diventano spartito di una composizione sonora in continua evoluzione. Un esperimento per rompere il modo in cui tradizionalmente convalidiamo l’armonia e l’equilibrio nel design degli interni.
Recentemente il laboratorio di ricerca e design di Ikea Space10 ha creato una piattaforma online che suggerisce modi creativi in cui la tecnologia può essere utilizzata per migliorare le nostre case. Dieci studi di design e tecnologia sono stati invitati a produrre App e strumenti per Everyday Experiments, che ha come obbiettivo quello di migliorare la vita quotidiana in casa con l’aiuto di AI, machine learning, AR, Intelligenza Spaziale, Design dell’Interazione, ecc.
Spatial Instrument for Everyday Experiments from FIELD.IO on Vimeo.
Invitato da IKEA Space10, FIELD.io ha proposto tre esperimenti che partono dallo sguardo dei bambini e attraverso le nuove tecnologie portano giocosità e libertà di immaginazione negli ambienti familiari, per esempio attraverso un cambiamento di percezione che sblocca la creatività.
Nell’ambito del [e]Design Festival, Field.io presenterà 7 concept video realizzati nel 2019 per IBM, per esprimere attraverso il linguaggio dell’astrazione i concetti di: Adattamento, Costruzione, Generazione, Protezione, Riflessione, Transizione e Comunità, aree fondamentali per lo sviluppo dei servizi e dei prodotti del grande marchio dell’informatica.
Il ciclo, denominato Think (2019), ha accompagnato la principale conferenza annua di IBM, 30.000 partecipanti nel centro di San Francisco, nella quale erano state invitate alcune figure eminenti del pensiero contemporaneo a discutere di tecnologie emergenti, in grado di alimentare la futura trasformazione industriale del mondo.
La direzione creativa dei video è di Marcus Wendt, il design e l’animazione sono riferibili a Xander Marritt, Dan Hoopert, Rupert Burton, Paul Brenner, Chris Hanson, mentre il suono è di Kuedo.
Art.Lebedev Studio è, invece, la più grande agenzia di design della Russia, un’azienda globale di design multidisciplinare. Nel sito web di presentazione leggiamo la loro mission: “Portiamo un approccio tecnologico profondo al design per pubblicità, applicazioni, architettura, libri, città, ambienti, font, grafica, identità, interfacce, modelli, confezione prodotti, wayfinding e siti web”.
Da più di un anno alla Art.Lebedev Studio lavora proficuamente un nuovo grafico, il suo nome è Nikolay Ironov, e qui occorrerebbe inserire un effetto eco. Nykolay Ironov ha già realizzato più di 20 progetti commerciali, creando di tutto, dalle etichette delle bottiglie di birra ai loghi delle startup. Tuttavia Nikolay Ironov non era la persona che affermava di essere, infatti, non era affatto una persona umana, ma un sistema di Intelligenza Artificiale.
Il mese scorso, Sergey Kulinkovich, art director di Art.Lebedev Studio ha rivelato la verità ai suoi clienti: i loro loghi erano stati creati da un sistema di intelligenza artificiale. Ovviamente c’è stato un immediato fermento mediatico attorno a questa comunicazione, al fatto che questi brand fossero stati elaborati da un AI Designer, e che grazie al clamore suscitato dallo svelamento fossero stati visti in tutto il mondo, ma la cosa più significativa per lo studio Art.Lebedev è stata che i clienti erano contenti del risultato prima ancora di conoscere chi fosse Nikolay Ironov. “È questo l’obbiettivo del progetto. Abbiamo dimostrato che il design sintetico, costruito dalla macchina, può essere utilizzato e apprezzato dal cliente. E non solo dal cliente ma dai consumatori finali del marchio. Ciò significa che questo design funziona.”
L’Arte Digitale realizzata con gli strumenti dell’Intelligenza Artificiale, con i GAN (Generative Adversarial Networks) per esempio, ha subito una forte evoluzione. Viene ormai utilizzata nella produzione di volti realistici, di composizioni musicali, di testi poetici, di scenografie per film e… di proposte di design.
Arte. Lebedev Studio ha colto in pieno le opportunità offerte da questa nuova frontiera ed ha creato Nikolay Ironov, nuovo effetto eco, per coprire ogni fase del processo di progettazione, dalla comprensione del contesto alla creazione di un logo finale e all’esportazione dei file per l’uso multimediale.
L’Intelligenza Artificiale, o più propriamente il Modello è stato addestrato su un set di dati disegnato a mano di icone SVG (Scalable Vector Graphics) che coprono diversi temi. Il sistema quindi analizza il testo di input di un’azienda, come il nome del marchio e una descrizione del suo lavoro, e seleziona le parole da trasformare in immagini. I risultati vengono quindi modificati da una serie di algoritmi che ridimensionano, uniformano e semplificano il design e generano diversi schemi di colori e caratteri. Il risultato finale è una gamma infinita di opzioni di logo per il cliente.
L’intelligenza di Nikolay Ironov è una combinazione di diversi sistemi di automazione della progettazione che servono diverse fasi del processo creativo. Tutti questi sistemi combinati insieme forniscono agli utenti l’esperienza di convertire istantaneamente il brief di un testo di un cliente in un archivio del pacchetto di progettazione dell’identità aziendale, il tutto in pochi secondi.
Una volta che il cliente ha indicato l’opzione preferita e scelto la combinazione di colori, il sistema genera con un pacchetto di design completo di schizzi di loghi. Ovviamente non tutte le creazioni di Nykolay Irinov sono dei capolavori ma, ammettono simpaticamente all’Art.Lebedev Studio, che “sta ancora imparando” come disegnare cose nuove e sviluppare nuovi stili visivi.
L’idea di base è di mantenerlo relativamente libero e di non limitarlo con troppi vincoli. Ecco perché alcune delle opere a prima vista potrebbero sembrare relativamente folli o addirittura brutte. L’obbiettivo non è insegnare a Nikolay Ironov come creare loghi “belli”, la sfida per questo studio è trovare cose nuove nel design grafico e creare opere controtendenza che siano davvero uniche.
Uno dei problemi principali dell’educazione al design infatti è paradossalmente dovuto al fatto che con tutta la conoscenza su come dovrebbe apparire un buon design, ci sono anche dei muri che vengono costruiti all’interno della testa del designer durante il suo processo educativo. Quindi i designer adulti ed esperti sanno come produrre un buon lavoro, ma da qualche parte nel profondo hanno spesso paura di creare qualcosa di estremamente nuovo e audace.
A questo punto sorge d’obbligo una domanda: l’Intelligenza Artificiale può creare progetti significativi per un’azienda dal momento che le decisioni estetiche si basano sulla ricerca e sulle discussioni con il cliente?
La risposta più ragionevole è che l’Intelligenza Artificiale non dovrebbe svolgere il ruolo di unico creatore del design, in particolare del marchio, tuttavia potrebbe svolgere un ruolo utile nel processo creativo, potrebbe essere utilizzata come strumento per stimolare idee e pensare a soluzioni originali, offrendo una grande quantità di opzioni tra cui scegliere e lavorare al perfezionamento.
“Ma non ci fermeremo qui”, ha detto l’art director Sergey Kulinkovich. “Ci sono tonnellate di entusiasmanti sfide di automazione del design in vari campi. Questa è solo una questione di tempo. Il mondo vedrà sempre più applicazioni di automazione nelle industrie creative. Tutto questo processo di sviluppo e lancio di Nikolay Ironov non solo ci ha fornito preziose esperienze e intuizioni, ma ha anche dimostrato che siamo sulla strada giusta”.
Queste frase pronunciata da Sergey Kulinkovich, direttore creativo dell’Art.Lebedev Studio, negli ultimi mesi dello scorso anno era decisamente profetica. Infatti nei primi giorni del 2021, esattamente il 5 gennaio, OpenAI, “un’organizzazione non profit di ricerca sull’intelligenza artificiale con lo scopo di promuovere e sviluppare un’intelligenza artificiale amichevole (Friendly AI) in modo che l’umanità possa trarne beneficio”, ha annunciato di aver addestrato una rete neurale, chiamata DALL·E (https://openai.com/blog/dall-e/), in grado di creare immagini da didascalie di testo per un’ampia gamma di concetti esprimibili attraverso il linguaggio naturale.
Tecnicamente DALL·E si basa su 12 miliardi (!!) di parametri ed è stata addestrata utilizzando un set di dati di coppie testo-immagine.
Ciò che ha sorpreso gli stessi ricercatori e la versatilità di questa rete neurale. Essa infatti offre una ampia serie di funzionalità, inclusa la creazione di versioni antropomorfizzate di animali e oggetti, la combinazione di concetti non correlati in modi plausibili, il rendering del testo e l’applicazione di trasformazioni alle immagini esistenti.
Gli esempi presentati nel sommario di presentazione mi hanno lasciato sbigottito e prospetta un cambiamento radicale nei processi creativi. Questa serie di immagini sono state generate dalla seguente didascalia: “Una poltrona in una forma di un avocado. Una poltrona imitando un avocado”.
oppure: “Un negozio di XXXX la parola ‘Open AI’ scritto su di esso”
Che dire in conclusione? Il cambiamento nei processi creativi è appena iniziato, ci aspettano molte sorprese!