TORINO | Oval Lingotto Fiere | 1 – 3 novembre 2024 | #report
di FRANCESCO LIGGIERI
31 ottobre 2024. Ho passato più giorni a Torino che a Venezia, questa volta. Non nego che, mentre aspetto il tram a Porta Nuova per l’Oval, già sorge in me quella sottile euforia intellettuale, una spinta che si alimenta al pensiero di ciò che mi attende. Ventidue gradi, una temperatura mite per i primi giorni d’autunno, ed è quasi ironico, perché mentre mi avvio verso l’ingresso di Artissima, penso che forse qui non si entra in una fiera d’arte, ma in una sorta di “macchina del tempo”, o, ancora meglio, in uno di quei luoghi immaginari che solo il connubio tra arte e follia riesce a evocare.
Luigi Fassi, direttore di questa trentunesima edizione, ha trasformato l’Oval in una sorta di cuore pulsante, un labirinto contemporaneo in cui si intrecciano le energie di artisti, curatori e collezionisti di tutto il mondo. Siamo in un luogo che vibra di idee, e sono 189 le gallerie, provenienti da 34 Paesi, che fanno di Artissima un microcosmo di tensioni, promesse e sogni che si compenetrano. In una manciata di metri quadrati, l’intero pianeta artistico si compatta in uno spazio che è fisico e simbolico al tempo stesso.
Ma mi viene da chiedermi: cosa rende davvero Artissima unica? È più di una semplice esposizione di opere, è uno spazio di contaminazione, un invito a entrare in risonanza. Non è solo la qualità dell’arte o la selezione delle gallerie, è la multidisciplinarità, la commistione. Ciascuna sezione rappresenta una parte del nostro inconscio collettivo, una tappa del viaggio che percorre l’arte contemporanea.
In “Present Future” si celebra il talento nascente, un omaggio a ciò che è ancora embrionale eppure già pregno di tensione. Mi sposto poi in “Back to the Future”, e qui l’arte diventa tempo condensato: guardiamo il passato per intuire le linee del futuro, con la stessa nostalgia di chi si confronta con i pionieri di un’epoca appena svanita. E “Disegni”, unica sezione italiana dedicata esclusivamente al disegno, è un ritorno alle origini, un riscoprire la linea, il tratto, il segno come linguaggio primordiale che precede la parola. È curioso, e forse emblematico, che Bologna, Milano o Roma non abbiano mai pensato di dare vita a una sezione simile. Pensateci.
Quest’anno, il tema The Era of Daydreaming mi colpisce come una piccola rivelazione. Fassi stesso afferma che il daydreaming, quel “sogno a occhi aperti”, è “una forza spontanea che attiva speranze, emozioni e immaginari, forgiando il mondo che verrà”. Un tema quanto mai attuale in un’epoca iperconnessa che tenta di soffocare ogni spazio di riflessione autentica. Artissima ci riporta, quasi provocatoriamente, al cuore della creatività: il sogno, l’immaginazione, il rifiuto di uno sguardo esclusivamente pragmatico sul futuro.
Lo spettacolo prosegue, e tra le gallerie spiccano nomi come Mor Charpentier di Parigi e Bogotà, Kow di Berlino, e le italiane A+B di Brescia e Biasutti & Biasutti di Torino, ognuna con un proprio discorso, un proprio linguaggio che contribuisce a disegnare questa geografia dell’arte. Ma Artissima non si ferma qui. L’arte invade Torino, si diffonde come un virus di bellezza e provocazione, dai musei alle strade, fino ai luoghi più insoliti, come l’ex zoo di Parco Michelotti. È una specie di museo diffuso, un’interconnessione urbana che espande l’esperienza della fiera fino ai confini della città, rendendola parte integrante del suo stesso tessuto culturale.
Interessante davvero molto, constatare che tra la marea di persone in giro per la fiera, ritrovi non solo galleristi famosi ma anche curatori, critici insomma la crème de la crème del mondo dell’arte internazionale… Non è un caso, credo, significa lavorare bene sul brand Artissima.
Mi prendo una pausa. La VIP Lounge, con le sue sedute disegnate da Paola Lenti, è una piccola oasi dove il visitatore può riorganizzare i pensieri, riprendere fiato dopo ore di immersione visiva e cerebrale. È una sorta di stanza delle meraviglie privata, un invito al riposo che ricorda i salotti letterari d’altri tempi, dove ci si confronta, si discute, ci si perde in pensieri che si intrecciano a quelli degli altri. Bellissimo.
Ma c’è dell’altro. Artissima non è solo esposizione, è anche una piattaforma di riconoscimento e investimento culturale. Il Premio illy Present Future, il Premio VANNI #artistroom e il nuovissimo Premio Orlane per l’Arte non sono premi qualsiasi: sono atti di fiducia, investimenti che celebrano e sostengono l’arte e chi, di quest’arte, è testimone e custode. Sono gesti che sembrano dirci che la cultura non è soltanto un riflesso del passato, ma una costruzione del futuro.
Infine, mi rendo conto che Artissima, come tutte le cose autentiche, non è “solo” una fiera d’arte.
È, piuttosto, una sorta di mandala, un disegno complesso e irripetibile, che vive e respira per pochi giorni, per poi svanire nel nulla. Torino, in questa cornice, appare come il fulcro perfetto per un’esperienza che trascende la semplice estetica e si innalza al rango di filosofia.
Alla fine, se vi state chiedendo: “Era tutto bello?”, risponderei di sì, ma aggiungerei che questa bellezza è complessa, intrisa di significati, sfumature, allusioni. Artissima è bella nel senso più profondo del termine: è un’esperienza visionaria, radicalmente contemporanea, che non si lascia chiudere in una definizione. Forse, in fondo, Artissima ci fa capire che il nostro compito, come spettatori, non è semplicemente contemplare l’arte, ma, proprio come in un diario, annotare, decodificare e tentare di dare un significato all’incessante dialogo tra presente e futuro. Però mi raccomando, guardatela per davvero.
ARTISSIMA – Internazionale d’Arte Contemporanea
31. edizione
OVAL Lingotto Fiere
via Giacomo Mattè Trucco 70, Torino
1 -3 novembre 2024