VERONA | Studio La Città | 17 maggio – 15 settembre 2014
Intervista ad ANGELA MADESANI di Simone Rebora
Sabato 17 maggio inaugura da Studio La Città a Verona la mostra De Rerum Natura. Un grande progetto tematico, che coinvolge quindici artisti di diverse generazioni e nazionalità, occupando in via eccezionale gli interi spazi espositivi della galleria. Abbiamo incontrato la curatrice Angela Madesani per farcelo raccontare più nel dettaglio.
De Rerum Natura: da dove nasce l’idea di questa mostra, e in che rapporto si pone con la tematica affine del paesaggio?
Questa mostra nasce dalla riflessione su un tema che non è solo attuale, ma che fa parte della vita e dell’uomo in sé. Basti considerare il titolo, che si rifà a un’opera scritta duemila anni fa: si può dire insomma che il tema è “eterno”. Ma questa è una mostra sul senso della natura nel nostro particolare momento storico. Abbiamo trascurato per millenni il rapporto dell’uomo con la natura, l’abbiamo prevaricata e maltrattata. Lo stesso concetto di paesaggio può divenire qualcosa di coercitivo. Ma questa, occorre dirlo, non è una mostra sul paesaggio! Penso ad esempio alle due grandi fotografie paesaggistiche di Massimo Vitali, che pongono l’apparente controsenso di una natura “usata” dall’uomo, determinata dal suo lavoro, ma poi così sovrastante rispetto alla piccolezza delle figure umane. Ma penso anche al lavoro di Laura Pugno, che gratta la foto di un paesaggio per superarne l’idea stessa.
La mostra è presentata come un’indagine sul “complesso rapporto fra arte contemporanea e natura attraverso alcune possibili declinazioni”. Quali sono i principali approcci degli artisti in mostra?
Restando nell’ambito della natura “lavorata” dall’uomo, ci sono i disegni di Elisabeth Scherffig che rappresentano delle cave (luogo di elezione del rapporto tra uomo, natura e arte). Ma la natura può essere anche rappresentata in modo evidentemente innaturale, attraverso delle simulazioni dichiarate, come nell’albero e nel prato di Jacob Hashimoto. Da qui anche il grande tema dell’ecologia, che credo sia uno dei più importanti (e trascurati…) della contemporaneità. Si pensi al lavoro di Eltjon Valle, che espone dei prelievi di terreno tratti da una regione tra le più inquinate dell’Albania. Oppure il duo Caretto | Spagna, che espongono dei detriti che sembrano naturali, ma non lo sono affatto! E poi ci sono lavori non propriamente ecologici, ma che sono quasi una presa d’atto: Esther Mathis ha “raccolto l’atmosfera” degli ambienti in cui è vissuta, con un approccio quasi scientifico, ma anche molto intimo e personale. Sempre in questa chiave, e con forte attenzione alla componente temporale, ci sono poi i due lavori di Luca Rento, che appaiono come dei dipinti, in un movimento quasi impercettibile che impongono a chi guarda una speciale concentrazione. Penso, quindi, all’opera video di Elisa Sighicelli, dove il movimento del cavalluccio marino è privo di un ordine prevedibile. O alle “micro catastrofi” indagate nel lavoro di Emanuele Becheri…
Video, fotografie e installazioni, tra cui però manca del tutto la pittura!
In realtà la pittura c’è, ma sotto mentite spoglie. Penso al lavoro di Herbert Hamak, che è andato a scavare nella storia della pittura, nel momento in cui la natura ha avuto la sua massima esaltazione. I soggetti sono due paesaggi di Caspar David Friedrich, opere trafugate in periodo di guerra, che lui ha recuperato tramite il sito Lost Art, cercando di riprodurne i colori originali e la vitalità, ma poi bloccando il tutto sotto uno strato di resina. Da qui il salto agli Iceberg fotografati da Lynn Davis non è poi tanto lungo.
Tra le installazioni, poi, si nota l’utilizzo di materiali molto curiosi, in larga parte organici…
Abbiamo voluto indagare la natura sia attraverso la semplice rappresentazione, sia in un dialogo aperto. In mostra, infatti, ci sono delle opere che sono dei pezzi di natura! Si pensi alle piante di Andre Woodward fatte crescere all’interno del cemento (che non significa ucciderle! L’artista ha compiuto per ogni lavoro in mostra un accurato lavoro per proteggere le radici di ogni singola pianta). Oppure all’australiana Mikala Dwyer, che mette delle piante all’interno di contenitori di plastica sospesi: un’apparente contraddizione, che però non nega la vita. Tra tutte queste forme di espressione artistica, un posto particolare è poi riservato al design, con Studio Formafantasma. Il loro è un discorso quasi “archeologico”, che si oppone a quel senso dell’esasperazione diffuso nel design, che guarda indietro, verso l’artigianato. Il loro è un elogio alla lentezza e ai ritmi “altri” del mondo. Che è un po’ anche il senso di questa mostra. Magari le persone potranno interessarsi a una sola opera: ma l’importante è che colgano il grande lavoro di pensiero che c’è dietro ognuna di esse.
Per la mostra è previsto un seguito al Museo di Scienze Naturali di Verona. In quale chiave è stata pensata questa collaborazione?
Quello che ci interessava è l’idea del Museo di Scienze Naturali all’interno della storia. Questi musei nascono infatti in una particolare temperie culturale, e sarebbero oggi impensabili, se realizzati ancora in quel modo. Si pensi alla tassidermia che oggi è uno strumento dell’arte. È così che noi metteremo in dialogo un gruppo di opere contemporanee con la collezione del Museo. Se le farfalle nei musei, un tempo, si bloccavano con gli spilli, oggi le proponiamo appoggiate sui pezzi di terra e petrolio di Eltjon Valle…
Nella presentazione della mostra si sottolinea anche la scelta di lasciare fuori dal discorso la land art e gli artisti “storici”. Una presa di posizione teorica?
La scelta è stata quella di non fare una mostra “storica”. Certo, pensando alla storia di questa galleria avremmo potuto recuperare gli artisti dell’arte povera o della land art, ma non era questo il nostro obiettivo. E poi occorre precisare: Studio La Città è una galleria storica, ma che ha sempre puntato sulle nuove proposte!
Se non si può parlare di “obiettivi”, che tipo di reazione nello spettatore la renderebbe soddisfatta?
Io non penso che ci sia uno “spettatore ideale”, perché ognuno ha la sua peculiarità, il suo modo di vivere una mostra. La cosa più interessante sarebbe che ognuno uscisse con qualche interrogativo in più sul proprio rapporto con la natura.
De Rerum Natura
a cura di Angela Madesani
con la collaborazione di Andrea Lerda
Artisti: Emanuele Becheri, Andrea Caretto, Raffaella Spagna, Lynn Davis, Mikala Dwyer, Studio Formafantasma, Herbert Hamak, Jacob Hashimoto, Esther Mathis, laura Pugno, Luca Rento, Elisabeth Scherffig, Elisa Sighicelli, Eltjon Valle, Massimo Vitali, Andre Woodward
17 maggio – 15 settembre 2014
inaugurazione 17 maggio, ore 11.30
Studio La Città
Lungadige Galtarossa 21, Verona
Orari: dal martedì al sabato 9.00-13.00 / 15.00-19.00
Info: +39 045597549
info@studiolacitta.it
www.studiolacitta.it