BOLOGNA | Mast – Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tecnologia | 17 settembre – 31 dicembre 2014
di MASSIMO MARCHETTI
Il Mast-Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tecnologia di Bologna, è una fondazione non profit che da circa un anno ha arricchito il panorama culturale della città – a cominciare dalla notevole architettura che la ospita – e che si occupa di promuovere progetti di innovazione sociale mossa da un’idea di imprenditorialità “illuminata” che in Italia trova le proprie radici in esperienze come quella di Olivetti.
Uno dei progetti culturali sviluppati dal Mast è dedicato alla promozione della fotografia industriale, ed è all’interno di questo percorso che va letta la mostra di un autore d’eccezione come David Lynch (1946). Centoundici fotografie che ritraggono spazi industriali in disuso, scattate da Lynch in un bianco e nero espressionista tra gli anni Ottanta e il Duemila, sono presentate nella mostra The Factory Photographs, a cura di Petra Giloy-Hirtz, un piccolo evento per tutti coloro che nel corso degli anni hanno avuto modo di appassionarsi alla conturbante opera di questo grande e discusso maestro dell’arte cinematografica.
Relitti di fabbriche, ciminiere, vetri polverosi e tutto quanto può appartenere all’immaginario di un’industrializzazione alienante d’altri tempi sono i soggetti ricorrenti di questi caliginosi reperti visivi raccolti in un arco di tempo così disteso all’interno di una geografia altrettanto ampia che unisce Berlino, la Polonia, l’Inghilterra, New York e Los Angeles, generando un’unica periferia implosa, labirintica e abbandonata da chissà quanto tempo.
L’accompagnamento sonoro di colpi di maglio e di altri fragori meccanici (in tutta l’opera di Lynch il suono è oggetto di continua sperimentazione) incornicia tutta la sequenza di immagini in una dimensione più cinematografica e narrativa. Chi abbia presente in particolare la produzione lynchiana degli anni Settanta, quella dei primi cortometraggi e di quel capolavoro che è Eraserhead, ritroverà nella serie degli scatti paesaggi conosciuti: gli stessi muri soffocanti, gli stessi spiazzi fradici di pioggia, lo stesso cielo eternamente plumbeo ma, com’è facilmente prevedibile, con una forza espressiva decisamente minore perché queste, in definitiva, sembrano fotografie realizzate in occasione di sopralluoghi per le riprese.
Questa è la debolezza che emerge dalla mostra: da un maestro come Lynch ci si può sentire appagati da fotografie semplicemente “interessanti”? No, ci si aspetta inevitabilmente un’invenzione insolita che accenda l’inquietudine, uno specchio deformante che enfatizzi qualche dettaglio disturbante della nostra psiche. In questa occasione invece bisogna accontentarsi di un reportage su uno dei soggetti più classici della fotografia, con la sensazione che l’autore stesso, conscio della natura accessoria di questa produzione, ricerchi a posteriori un’esperienza cinematografica ibrida un po’ come era già successo nella mostra dei suoi lavori pittorici realizzata alla Triennale di Milano nel 2007.
Per i visitatori della Mast in realtà un’esperienza di questo genere è fortunatamente disponibile a margine della mostra grazie alla proiezione di quattro corti sperimentali degli ultimi anni, mentre nell’auditorium viene mostrato a ciclo continuo (valorizzando un germe di ossessione presente in tutta la sua opera) il video di un’opera musicale scritta col compositore Angelo Badalamenti e messa in scena da Lynch nel 1990, Industrial Symphony n. 1. Sono tutti strani oggetti che stanno in bilico tra animazione, performance e cinema e pochissimo visti in Italia.
È insomma con qualcosa di insolito negli occhi e nelle orecchie che si può uscire dal Mast, ciò che si esige da questo maestro.
David Lynch: The Factory Photographs
a cura di Petra Giloy-Hirtz
17 settembre – 31 dicembre 2014
Mast – Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tecnologia
Via Speranza 42, Bologna
Orari: da martedì a domenica 10.00-19.00
Info: www.mast.org