VENEZIA | Fondaco Marcello | Fino al 24 novembre 2024
di LUCA BERNARDINI
Mirror Stage è uno degli eventi collaterali ufficiali della 60.Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia ed è ospitato in città nel Fondaco Marcello, ex magazzino di tabacco affacciato sul Canal Grande, integro nei principali elementi strutturali del XVI secolo, tra cui le bellissime capriate lignee del soffitto. Qui, un gruppo di nuove opere di Rebecca Ackroyd (Cheltenham, Regno Unito, 1987) è esposto nella mostra curata da Attilia Fattori Franchini, con il supporto di Peres Projects, galleria che rappresenta l’artista, e la collaborazione del Kestner Gesellschaft di Hannover. Quest’ultima istituzione è stata la sede della precedente personale dell’artista, Period Drama (novembre 2023 – febbraio 2024), di cui l’evento in corso a Venezia rappresenta un secondo atto.
La mostra è concepita come un’unica grande installazione polisemantica, in cui le diverse componenti dialogano tra loro attraverso forme e colori e danno una visione ampia dei linguaggi usati da Rebecca Ackroyd. Un palco sopraelevato, delimitato da pareti realizzate con teli di plastica semitrasparenti, è lo spazio da cui partire per trattare alcuni dei molti significati delle opere, punti di una narrazione che viaggia su binari paralleli e contrapposti, quelli del mondo immateriale del subconscio, spazio di ricordi frammentati posti ai confini labili tra verità e artificio. Questa è anche la dimensione vaga e sfuggente dei sogni che è qui richiamata da alcuni elementi, come la parzialità nella visione di alcune opere dal palco o solo di alcune loro qualità, ad esempio il colore.
Le sculture in resina epossidica unite a elementi ready-made sono le installazioni più seducenti della mostra, alcune delle quali sono il calco di un momento che, reiterato, diventa una sequenza ispirata allo stop-motion cinematografico, e che man mano si sfilaccia, come fanno i ricordi sottoposti allo scorrere del tempo. Altre sculture rappresentano parti del corpo di donne (l’artista stessa, la sorella e la madre) come in Head in the Clouds (2024). In quest’ultima è evidente la continuità con Period Drama, oltre al richiamo alla corporeità; infatti, il colore rosso applicato sulla resina rappresenta simbolicamente il sangue, proprio come l’olio contenuto nelle bottiglie a sostegno di uno dei calchi del Manneken Pis di Bruxelles, Basement Guy (2023), suggerisce l’idea dell’urina.
Infine, l’acqua presente nelle bottiglie di installazioni con calchi di sculture rococò può essere letta anche come l’elemento della realtà esterna, quella del Canal Grande visibile dal terrazzo del Fondaco, che invade questo spazio onirico. Non è infatti nuovo alla pratica dell’artista britannica la ricerca di punti di connessione con il genius loci, ragione che la spinge a interessarsi alle storie locali e che in occasioni passate l’ha vista interrogare medium ed esoteristi. L’acqua è però evocata anche per il potere purificante e unitamente al sangue, all’urina e ai capelli dona alla mostra quel carattere intimo che è stato paragonato dall’artista all’atmosfera raccolta di un bagno domestico.
In linea con la mostra di Hannover, tutto il lavoro di Ackroyd qui presente è decisamente connotato da elementi che possono ricordare i più comuni stereotipi femminili, quelli della delicata moquette rosa, della fragilità della resina, dei colori pastello. Mirror Stage è però tutt’altro che una rappresentazione unidirezionale, non a caso le più intime opere del palco sono poste su elementi metallici, a loro volta ripresi in tre grandi acrilici che coprono una delle pareti di fondo: Empress VII (2024), Empress VIII (2024), The beginning and the end repeated (2024). Allo stesso modo, l’occhio della tela al centro fa eco ai due – uno sul palco e l’altro al di fuori – mentre le forme circolari e optical si ritrovano nei gouache su carta che rappresentano i capelli rossi dell’artista. Se gli occhi sono lo strumento principale con cui conosciamo la realtà e cristallizziamo determinati momenti, i capelli hanno invece la proprietà di conservare alcune informazioni sulla persona, il DNA, ma anche segni sull’abuso di alcol e sostanze stupefacenti.
I lavori di Rebecca Ackroyd presenti al Fondaco Marcello interpretano i temi della Biennale curata da Adriano Pedrosa esplorando un’alterità introspettiva, quella del rapporto tra noi stessi e gli aspetti più intimi dell’inconscio. Inoltre, non si può non vedere una forte connessione tra questi temi e quelli della Biennale curata da Cecilia Alemani o nelle forme di alcune opere lì esposte, ad esempio quelle di Andra Ursuţa. Mirror Stage ci chiede di porre in discussione la conoscenza di noi stessi e dei nostri ricordi e non a caso il titolo richiama il concetto lacaniano di ‘fase dello specchio’, ovvero il momento dello sviluppo umano in cui il bambino riconosce nell’immagine riflessa quella di se stesso.
Rebecca Ackroyd. Mirror stage
a cura di Attilia Fattori Franchini
organizzazione Kestner Gesellschaft, Hannover
con il supporto di Peres Projects, Berlino – Milano – Seoul
Evento Collaterale 60.Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia
20 aprile – 24 novembre 2024
Fondaco Marcello
Calle del Tragheto 3415, Venezia
Orari: da giovedì a domenica 12.00-19.00
Ingresso libero
Info: info@mirrorstagevenice.com
www.kestnergesellschaft.de
www.peresprojects.com