VERONA | Cortile della Casa di Giulietta | 29 giugno – 14 ottobre 2013
Intervista a DANIEL GONZALEZ di Elena Girelli
Tanto mistero, molta fantasia e un’overdose di bellezza si celano dietro a Romeo’s Balcony il nuovo Art Project promosso da ARTVERONA e firmato Daniel González.
L’artista argentino stravolge il mito di Romeo & Giulietta, da anni cliché culturale, associato alla città veneta. Il famoso balcone, luogo simbolo della storia d’amore shakespeariana, diventa quello di Romeo, un vicino di casa contemporaneo, giovane, disoccupato, il tipico ragazzo della porta accanto in crisi e insicuro, che mette in discussione ogni convenzione sociale e si mostra in tutte le sue debolezze interiori.
Per la prima volta Romeo si mostra al pubblico, non più ai piedi di Giulietta sospirando amorevolmente dal balcone, ma dal proprio balcone dirimpetto, un po’ annoiato da una tipica Giulietta dei giorni nostri, non più immacolata o angelo del focolare domestico, in fondo una qualunque donna di casa.
Ideata dall’artista, in collaborazione con Paolo Valerio, la performance del 28 giugno ha fatto rivivere un mito in stile commedia all’italiana, colpi di scena inclusi. Due balconi, due miti, due innamorati e tante paillettes!!!
L’inaugurazione di Romeo’s Balcony ha fatto parlare di te da diversi punti di vista. Quali caratteristiche, a tuo parere, hanno scosso maggiormente il panorama culturale della città di Verona: la location, il soggetto scelto, la performance?
Scuotere un panorama culturale non è una mia pretesa. Quando creo un progetto pubblico ho intenzione di parlare, di creare un ponte di comunicazione tra la mia opera e il fruitore finale. Scindere non fa parte dell’idea. Dentro l’idea c’è tutto. Mentre lavoro ad un progetto scelgo semplicemente quale percorso prendere, a priori dal luogo in cui verrà realizzata.
Quando mi è stato richiesto di presentare un progetto per il Cortile di Giulietta, come se fosse una commissione rinascimentale, mi sono confrontato con un luogo associato ad una storia classicissima, con grande potere mistico e luogo di culto. Che fare? L’unica cosa è dialogare con la storia stessa, che parla dell’amore universale con un triste epilogo. Oggi ciò che ci offre la contemporaneità è di creare lieti fini, belle domande che possano dare soluzioni. In questo caso ho creato un balcone, altro non è che una grande domanda.
In realtà si tratta di un finto balcone, senza accesso – non si può raggiungere, anche se all’apparenza, è abitato. Troviamo vasi con piante, paillettes e colori fluorescenti.
È un paradiso che non si può toccare, chiamalo così: l’impossibile a portata di mano.
Com’è il vicino di casa di Giulietta secondo Gonzàlez?
È uno stronzo. È un uomo come tutti noi e ha una crisi. Non è una vera e propria crisi d’identità. Credo sia in discussione il ruolo tradizionale dell’uomo. L’uomo contemporaneo è duro ma anche fragile, non ha paura di mostrare il proprio lato femminile, non ha più la verve travolgente di dire “vieni via con me”, è senza soldi o, se li ha, non li usa più per sedurre e non sa che farsene ad ogni modo di Giulietta. È un uomo che sta in vetrina, più che mostrare la sua sostanza. Convive con nuovi stadi di dubbio e insicurezze da ridefinire. Questo Romeo è uno spartiacque con i passati modelli di uomo.
In molte tue installazioni pubbliche, applichi un violento rovesciamento della prospettiva: ciò che è intimo diventa pubblico come, ad esempio, nell’installazione luminosa Bohemian Street Home che di tanto in tanto fa capolino in via Ventura a Lambrate; ciò che è solitamente limitato a poche persone diventa un’esperienza improvvisamente fruibile da tutti, come nel caso della festa continua Pop-up Museo Disco Club, installata sulla facciata del Museo El Barrio a New York. In questo caso a Verona, stai cambiando la prospettiva della storia di Romeo & Giulietta… Quale esperienza stai offrendo al visitatore del famoso Cortile veronese?
Non sto offrendo qualcosa, dò una possibilità. Il visitatore del Cortile è libero di decidere se usufruire di una possibilità al di là di ciò che ho fatto: farsi fotografare gratis dal balcone di Romeo, può salire su quello di Giulietta e da lì osservare un altro balcone, più delicato, più femminile, può decidere se lasciare i famosi lucchetti dell’amore, senza il pericolo che siano tolti periodicamente e così via.
Questo progetto è una possibilità per condividere un mito o un’idea, delle esperienze, positive o negative, se vuoi, per riflettere o rifiutare un’idea. Ho creato un luogo di esperienza comune, attraverso la celebrazione di un mito, che permette di riflettere sull’opera o le sue caratteristiche.
Hai delle aspettative?
Le aspettative sono circoscritte alla fase progettuale. Una volta finita è l’opera che parla.
Cosa ti ha spinto a rivendicare il ruolo del protagonista maschile dell’amante di Verona nella storia shakespeariana?
Non rivendico Romeo. Rivendico in realtà la possibilità che Romeo possa amarla finalmente.
Il tema del “doppio” è il tuo principale campo d’indagine qui a Verona. È legato in particolare ad un’esperienza personale che ci vuoi raccontare?
Non è un’autobiografia dichiarata, però risale a emozioni vissute. Escluso il contenuto di ogni progetto, il modo di esprimerlo è totalmente autobiografico. Far dialogare Romeo con Giulietta è legato alla mia incomprensione adolescenziale sperimentata sulla mia pelle di fronte alle prime esperienze amorose. Oltre a questo ci sono tutti i processi evolutivi, dove si manifesta l’incapacità di stabilire ruoli di potere, l’espressione della passione o del libero arbitrio.
Ho collegato automaticamente questa installazione a diversi autori del Novecento famosi per il pallino del “doppio”, come Kafka, Musil o Kipling. I tuoi riferimenti sono invece, cinematografici come Truffault, Visconti e Fellini.
Mi sono ispirato inoltre allo specchio boudleriano, che rovescia l’immagine riflessa. Nell’installazione, infatti, tutto è al negativo del balcone di Giulietta: il lampadario è rovesciato, l’accesso al balcone è inaccessibile. Molti sono i riferimenti letterari, ma leggo più poesia. Ad esempio, c’è un’influenza romantica come Keats, ribelle alla Dante Alighieri, soprattutto è una rivoluzione silenziosa come negli scritti del Che, che quando li leggi sembra di leggere Morrison e di Keats per riflesso. È un gioco di specchi. Sono affascinato dagli slittamenti di significato. Oggetti del quotidiano acquisiscono nuovi ruoli e funzioni. Il significato viene attribuito dal fruitore. Qui siamo al confine della creazione di nuovi oggetti. In Romeo’s Balcony non ho creato un nuovo oggetto, ho creato un’idea. D’altronde le rivoluzioni non si fanno più nelle piazze, ma attraverso nuovi stili di vita, costumi e forme mentali. Chiamala così rivoluzione attraverso la bellezza.
La festa non è ancora finita, giusto?! Ci sorprenderai ancora da quel balcone?
Non so se sorprenderò, non so neanche se sarà una sorpresa, ma sarà sicuramente un modo di vivere il mito di Shakespeare attraverso la nostra esperienza quotidiana, i nostri sogni. È la volontà sull’idea dell’amore.
L’installazione ha anche il potere di attivare un confronto architettonico tra i due balconi.
Romeo’s Balcony potrebbe essere tranquillamente una scultura di Sol Lewitt che ha mangiato un sacco di caramelle. All’inizio del progetto mi sono confrontato con questo cortile medievale e ho pensato che potesse essere eccitante, non solo l’aspetto legato alla storia d’amore, ma anche che gli oggetti riflettessero questo amore: due balconi, uno di pietra bello, secondo un’accezione classica del termine, e l’altro contemporaneo. Come se la sera, quando Romeo e Giulietta dormono, i due balconi continuassero a corteggiarsi.
La struttura ricreata è un’idea di stanza e un’idea di balcone, realizzati come se fossero un rendering progettuale in scala. Molti sono i riferimenti al gioco del meccano, dove si armano gli oggetti attraverso linee prospettiche. Il risultato è l’idea di un ambiente. A dare vita a quest’idea, sono intervenuti, poi, i flowerpot, che risalgono a ricordi legati alla mia nonna toscana. Coltivava gli aromi in questi barattoli di latta disegnati, per me raffiguranti dei super eroi. Così ho costruito dei vasi con caratteristiche speciali. Il primo raffigura la scultura d’oro che la famiglia Capuleti doveva regalare alla famiglia Montecchi, secondo il plot shakespeariano. In realtà la statua non è mai stata realizzata ed questo è stato il pretesto per trasformare la statua in una confezione di conserva di pomodoro. Il secondo recita “Pasta, amore e avantgarde” dove ho sintetizzato il rapporto tra i balconi. Il terzo è una confezione di birre che emette l’amara sentenza “niente da fare”. È un balcone che vive grazie alle piante al loro interno. Il complesso è una struttura di sogni con vita propria.
L’ultima domanda è d’obbligo: progetti futuri?
A ottobre ci sarà la chiusura dell’installazione Romeo’s Balcony durante ARTVERONA e a seguire sarò impegnato con la mostra personale nello show room di Patrizia Pepe a Prato. Chiudo il 2013 con un twin solo project con Anna Galtarossa alla galleria Diane Lowenstein di Miami.
Daniel González. Romeo’s Balcony
A cura di Marco Meneguzzo
29 giugno – 14 ottobre 2013
Cortile della Casa di Giulietta
Via Cappello 23, Verona
Evento promosso da ArtVerona
www.danielgonzalez-romeojuliet.com